Parte 1

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Questo primo mese è passato abbastanza tranquillo, nonostante alcuni episodi che mi hanno lasciata sia sorpresa che infastidita. Non tanto incontrare quella ragazza dagli occhi verdi spesso per i corridoi, essendo il suo armadietto poco più in la del mio, quanto ai suoi numerosi flirt con ragazze diverse in giorni o settimane diversi. Non è per il fatto che lo faccia a scuola o con disinvoltura, quanto il notare che a volte mi fissa per brevi periodi mentre pomicia con qualcuna, altre mi sfiora una mano o il sedere se mi passa affianco, senza mai parlarmi però. Il suo amico non mi rivolge parola se mi incrocia con lei, con il loro gruppo o da solo, mi evita quasi come la peste. Stessa cosa la ragazza che era con loro. Togliendo questa questione, l'incontro con le persone delle classi che frequento è andato piuttosto bene. Mi sono abbastanza ambientata con i miei compagni, ma soprattutto con Meredith, la mia vicina di banco in quasi tutti i miei corsi. O dovrei dire solo con lei. La maggior parte di loro già si conoscono e, di conseguenza, sono presenti varie comitive. È una ragazza vivace e solare, molto estroversa. Ha i capelli rossi e ricci che arrivano poco sotto le spalle mentre gli occhi sono color nocciola. È poco più alta di me, snella e le forme accentuate. Ci siamo trovate in sintonia molto presto, contando anche il fatto che abbiamo in comune molte cose, tra cui lo sport, la passione per i libri e le serie tv. Passata la prima settimana si è accorta che ci fosse qualcosa che mi tormentasse quindi, dopo varie richieste, le ho raccontato del mio primo giorno qui e dei vari incontri con ''la ragazza senza nome'', così da me soprannominata. Del ragazzo che ho aiutato ancora nessuna traccia, il che mi dispiace in realtà, speravo di poter trovare un amico o, per lo meno, un conoscente. In tutto questo, trovo buffo il fatto che lei abbia preso a cuore la situazione conoscendomi da poco, ma lo apprezzo. In questo istituto sembrano quasi tutte brave persone e non ho notato nessun atteggiamento preoccupante, discriminatorio o preferenziale da parte di alunni e professori. Purtroppo delle eccezioni ci sono, ma cerco sempre di evitarle per non avere problemi. Non ho idea di che ore siano, ma suppongo manchi poco alla fine dell'ora di spagnolo dato che, qualche minuto prima del cambio classe, inizia a spiegare alcuni degli esercizi su cui dovremmo concentrarci per affrontare il primo compito. Da quanto ho capito, verremo valutati con quattro test per materia all'anno, quindi uno ogni tre mesi. Sono verifiche generali per controllare ovviamente se teniamo il passo e studiamo, oppure abbiamo bisogno di lezioni extra. Non mi dispiace in realtà, contando che ho scelto di frequentare il corso di ballo latino-americano e caraibico per quanto riguarda la danza, successivamente anche musica pratica, musica moderna, oltre le materie base di spagnolo, inglese e letteratura di entrambe queste ultime. Ovviamente, per quanto riguarda le materie soggettive il test sarà solo pratico, poichè bisogna mettere a frutto la teoria.Se penso a come affrontavo la scuola tempo fa, devo ammettere che qui è davvero tutto diverso da come l'avevo immaginato e mi chiedo, se fossi rimasta a Milano, se avessi scelto l'università piuttosto che un istituto o un collage. Vengo risvegliata dal suono della campana, che segna la fine della lezione e il momento del pranzo. Il fatto di possedere anche una mensa è davvero comodo, sia perchè abbiamo un posto interno dove passare la pausa, senza per forza portarci tutto da casa, sia perchè facilita la conoscenza tra di noi. Dovrei leggere gli annunci informativi per intero e non fare sempre tardi alle visite turistiche, dato che ne ho scoperto l'esistenza il primo giorno da Meredith
Mi stiracchio sul banco, prendo le mie cose e mi dirigo all'armadietto per mettere tutto a posto e andare a pranzo.

Mentre aspetto la rossa che si trova in segreteria, decido di andare in bagno a lavarmi le mani e a darmi una rinfrescata, dato che sto letteralmente per addormentarmi in piedi. Riscontro però un problema una volta varcata la soglia. Non solo non sono sola, ma mi ritrovo davanti una scena abbastanza imbarazzante, che nello stesso tempo però mi infastidisce un po'. Davanti a me trovo la ragazza senza nome che sta, come al solito, pomiciando con una biondina, più grande di me credo o così mi sembra. Da consuetudine, mentre l'altra mi da le spalle, la mora apre gli occhi e inizia a fissarmi. Inizialmente rimango un attimo sorpresa della cosa, non avendo mai incontrato qualcuno che si comportasse così con me, poi però il nervosismo si fa largo dentro di me. Chiudo la porta cercando di fare il minor rumore possibile, fallendo miseramente quando la sento sbattere spaventando per un attimo la biondina. Faccio finta di nulla, come se non avessi visto niente e, passandole di fianco, vado in una delle quattro cabine vuote. Mettersi in una di queste non le piaceva? Manno, perché mai. Sembra sempre si debba mettere in mostra, come se volesse dimostrare qualcosa. Ma a chi? E in questo modo? Pecca di strafottenza a parer mio e me ne convinco sempre di più. Non so nemmeno perché io ci stia pensando. In fondo non siamo niente, nemmeno abbiamo avuto una vera e propria conversazione. Vengo riscossa dai miei pensieri da dei passi che si allontanano e un piccolo tonfo. Tiro lo sciacquone, sospiro frustrata ed esco dalla cabina, ringraziando mentalmente che se ne siano andate. Mi avvicino al lavandino a sguardo basso, mi lavo le mani e le asciugo con della carta. Quando mi volto per raggiungere l'entrata del bagno e uscire, noto gli stessi occhi di prima fissarmi dall'angolo del muro di fronte a dove mi trovo. Sobbalzo per lo spavento, ma non mi muovo da dove sono. Sento le gambe incapaci di reagire quando i miei occhi grigi incontrano i suoi, color bosco, con qualche sfumatura di un colore che da qui non riesco a mettere a fuoco. Mi scruta in silenzio, le braccia incrociate mentre noto che si mordicchia l'interno guancia. Deglutisco, il suo guardarmi mi mette in soggezione, mi taglia i pensieri e mi ritrovo a guardare il suolo con interesse, aspettando che lei dica qualcosa. Anche se a pensarci bene non sembra intenzionata a spiccare parola. Facciamo il gioco del silenzio? Vincerebbe lei molto probabilmente.
- Vuoi continuare a fissarmi ancora per molto? - la frase esce più scocciata di quel che doveva essere.
" Pensavo ti piacesse essere guardata " ha un lieve sorriso divertito sul volto. Dovrebbe?
- Mi metti a disagio - mi scappa.
" Davvero? E perché mai? " si allontana dalla parete su cui è appoggiata e viene verso di me.
- Perché non ne capisco il motivo. Potrebbe quasi essere inquietante - trattengo una risata. A quale persona sana di mente, mi chiedo, piacerebbe essere guardata in un modo quasi predatorio ogni volta che è nella stessa stanza con un qualcuno? Nessuna. È a poco meno di un metro da me, con una mano si regge al lavandino alla sua destra per appoggiarsi, le gambe incrociate con il peso sulla destra.
" Touché, non hai tutti i torti. Ti trovo una bella ragazza per questo ti guardo e mi chiedo, poiché è evidente che sei attratta da me, per quale motivo non fai che evitarmi " è seria e diretta, senza usare giri di parole.
La sua voce roca e bassa mi rilassa, per un istanze, finché il mio telefono non vibra. Faccio un passo indietro e leggo di sfuggita il nome sul blocco schermo. Meredith! Me ne sono completamente scordata!
- Io mi chiedo, al contrario, che bisogno hai di sfoggiare ogni tua conquista momentanea - rimane perplessa dalla mia risposta, ma taglio corto dovendomene andare.
- Scusami, ma devo andare in mensa, mi stanno aspettando - mi viene spontaneo trovare una via di fuga, non riuscendo a capacitarmi della conversazione appena avvenuta. Sto sognando. Pensa che io sia una bella ragazza! O, forse, lo dice a tutte per attaccare bottone. Non posso escludere niente.

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