Parte 7

18.2K 641 26
                                    

Arriviamo al locale dopo quindici minuti di macchina, ma ce ne mettiamo altri dieci circa per trovare parcheggio. Un'incubo. Una volta usciti ed esserci salutati a dovere, ci avviamo all'entrata. Lasciamo le giacche alle ragazze dell'accoglienza, che dopo averci dato dei numeri corrispondenti ai nostri averi, si avviano a sistemare gli indumenti nell'apposita cabina. Osservo spaesata l'interno, non essendoci mai stata prima. Percorrendo un lungo corridoio, avente lateralmente uno specchio delle stesse dimensioni e al soffitto, tante luci multicolore, arriviamo all'ingresso per la sala grande. La musica inizia già a farsi sentire ed è parecchio alta, tanto che avverto le vibrazioni dei bassi sotto i piedi, alle gambe e probabilmente, tra pochi secondi, anche in testa. Una volta raggiunta una porta a due ante aperte e sorpassato la tendina di strass argentata, eccoci finalmente nel cuore del locale. Lo spazio è molto ampio, con un bar alla mia destra e i posti a sedere sul fondo a sinistra. La pista ha al centro una scalinata suddivisa poi in due laterali, entrambi portanti al piano superiore, ma per il resto è bello sgombro per poter ballare. Le luci variano di continuo colore, l'odore di alcol e profumi tra loro mischiati mi fa storcere un po' il naso, per non parlare dell'odore del fumo. Mi accorgo di essere l'unica stupita e meravigliata da questo posto, probabilmente per loro non è la prima volta. Mike richiama la nostra attenzione, facendo strada per il bar al piano superiore. Dopo varie spinte e gomitate riusciamo a raggiungere la nostra meta. Come immaginavo è meno brulicante di gente, si riesce bene o male a spostarsi senza troppa fatica, ma comunque è inevitabile scontrarsi ogni tanto con qualcuno. Ci mettiamo in fila per ordinare e, nel mentre, chiedo informazioni varie sul tipo di serata. Decidiamo di aspettare ad andare in pista a ballare, volendo concederci uno o due drink e qualche chiacchiera. Riusciamo a ritagliarci un angolino verso la fine della ringhiera, sedendoci su uno dei divanetti sgualciti. Parliamo per una buona mezz'ora, se non anche un'ora, arrivando a fare il terzo giro di cocktail. Non sono un'amante dell'alcol, ma mai come questa sera ho voglia di sbizzarrirmi e lasciarmi andare. Cosa mi ferma? La presenza dei due fratelli. Effettivamente parlando è la prima volta che usciamo insieme e, non avendo condiviso nient'altro a parte la vita scolastica, mi sento leggermente a disagio. Per me ballare è arte, divertimento, sfogo, provocazione. A me non interessa rimorchiare i ragazzi o le ragazze, non importa se attiro l'interesse di qualcuno, voglio solo lasciarmi andare per una notte. Prendo un gran respiro una volta finito il drink e, constatando di essere stata l'ultima, propongo di andare nel centro della mischia. Le folle non mi hanno mai fatta impazzire, così come gli spazi chiusi, ma si sa che la musica riesce a farti sopportare la qualsiasi certe volte. Siamo a qualche metro dalla scala da cui siamo scesi per andare al piano inferiore, a fatica abbiamo occupato un piccolo spazio e riusciamo a formare un cerchio. Cantiamo le canzoni scelte dal dj, ogni tanto saltiamo e ci muoviamo a ritmo. Noto le occhiate reciproche dei miei due amici, intenti a duettare una canzone latino americana di cui non ricordo il nome, Michael è perso nel suo mondo e a osservare la ragazza dietro di me da almeno cinque minuti buoni. Non ho mai dovuto aiutare nessuno a fare il primo passo, soprattutto in una discoteca, quindi opto per qualcosa di semplice. Gli tendo la mano sperando la prenda e, quando esitante cerca di afferrarla, lo strattono piano per il polso spostandolo al mio posto. Come previsto, per la sorpresa e la mancanza di equilibrio momentaneo, si scontra con la bionda che aveva adocchiato. Mi avvicino svelta alla ragazza e le appoggio una mano sulla spalla.
- Ei, ti sei fatta male? Il mio amico è inciampato, scusalo tanto! - cerco di farmi sentire il più possibile. Lei mi sorride e mi fa cenno che non c'è problema, per poi spostare lo sguardo su di lui che si è chinato a dirle qualcosa. Non so il tema della loro conversazione, ma li vedo cominciare a ballare insieme e la cosa mi fa molto piacere. Cerco con lo sguardo Meredith e Mike, trovandoli poco più in la che parlano e ridono. Sono davvero felice vadano così d'accordo, magari è la volta buona che passino al livello successivo.

Non so quanto tempo sia passato ma inizia a girarmi la testa e i sensi li sento attutiti. Il rimbombo delle casse mi scuote fino alle ossa, il mio corpo ormai si muove da solo, tanto che non mi trattengo quasi più. Non vedo i miei amici, non ho idea delle persone accanto a me, ma so che mi sento libera. È una sensazione che mi mancava davvero tanto, troppo tempo. Sarebbe tutto perfetto se non fosse che, ovviamente, sento una presenza alle mie spalle farsi sempre più vicino. Sbuffo spazientita, non volendo discutere o litigare nel bel mezzo della festa. Mi chiedo anche che cosa io abbia fatto, di così diretto nei confronti di questo ragazzo, per fargli credere che possa un minimo interessarmi. Mi fermo e sollevo momentaneamente i capelli avendo caldo, lasciandoli pori ricadere e sistemandoli da un lato. Mi sento toccare una spalla e mi volto di scatto, notando con dispiacere che è proprio il tizio di poco fa. Non so che espressione io abbia, ma scocciata probabilmente è quella giusta.
<< Ciao! Sei da sola? >> urla per farsi sentire, anche se è più il labiale che leggo che la voce che sento, è davvero assurdo. A parte giorni fa, non ricordo quand'è stata l'ultima volta che qualcuno ci abbia effettivamente provato con me.
- No! Hai bisogno? - risulto più aggressiva di quel che volessi, ma a lui non sembra importare. Si avvicina di qualche passo, ignorando il fatto che io mi sia allontanata.
<< Sicura? Non vedo nessuno con te >> sorride beffardo, mentre le goccioline di sudore percorrono la sua fronte fino a cadere .
- Sicurissima - sorrido falsamente, volendomelo soltanto scollare di dosso. In questo momento vorrei che uno dei ragazzi fosse nei dintorni, ma non riesco a vedere niente a causa delle luci esageratamente soffuse e i flash continui. Mi afferra il polso, iniziandomi a dare brutte sensazioni, senza però stringere ulteriormente la presa.
<< Balla con me, non te ne pentirai >> e l'occhiolino che mi riserba mi sa di viscidume.
- No, grazie. Sono già in compagnia e non sono interessata - ribatto, provando a sovrastare il caos che ci circonda. Due mani sui miei fianchi mi riscuotono e mettono in allarme, finché non sento il suo profumo e la sua voce.
" C'è qualche problema? " il tono sembra nervoso, ma forse mi sbaglio. Il ragazzo indietreggia e molla la presa. Ringrazio non so quale entità, non potevo incontrarla in momento migliore.
<< Sei una sua amica? Convincila a ballare con me! >> sta leggermente biascicando, ma l'intento che ha nei miei confronti è ben visibile.
" Sono la sua ragazza, quindi trovatene un'altra " mi racchiude tra le sue braccia, le sue mani sono sulla mia pancia, le braccia mi circondano la vita, il suo viso è appoggiato sull'incavo del mio collo. Ho i brividi dalla punta dei capelli fino alle unghie dei piedi. La sua ragazza. Il mio cuore perde un battito ed io ho un picco di felicità improvvisa.
<< Non sono geloso >> ride da solo, riprovando a toccarmi per trascinarmi via da lei. Intercetta la mano di lui per poi stringerla, sempre di più, finché non si dimena per il dolore.
" Sono molto gelosa, sai com'è " molla la presa come se niente fosse, mentre sento il suo respiro farsi più pesante.
<< È meglio che io vada >> il ragazzo alza in alto le mani in segno di resa, per poi dileguarsi subito dopo. Mi rilasso contro il suo corpo, sentendola irrigidirsi momentaneamente. Mi volta, così da essere faccia a faccia e mi accarezza una guancia. Rilascio un sospiro, il suo tocco delicato non ha nulla a che vedere con il comportamento da attacca brighe di poco fa.
" Stai bene?" la sua bocca è vicino al mio orecchio per sovrastare la musica ed, io ancora una volta, sento le gambe cedere. Mi sostiene quanto basta per farmi riprendere dal mio stato confusionale, l'alcol non mi sta per nulla aiutando.
" Vieni, andiamo a prendere un po' di aria " cerca con gli occhi un mio consenso. Annuisco senza sapere dove voglia andare, non vedendo nemmeno i miei amici una volta che iniziamo a camminare. Mi guardo intorno spaesata, mi gira la testa, percepisco l'adrenalina e la paura mischiarsi, non mi sono mai sentita così. Rifacciamo la scalinata e, invece di svoltare verso il bar, andiamo dalla parte opposta, raggiungendo una sala all'aperto con una console attiva e una ventina di persone, chi balla e chi chiacchiera. Fa un po' freddo, sicuramente mi verrà un raffreddore, ma finalmente respiro.
" Va meglio? " la sua voce, i suoi modi fare, mi affascinano come mai è successo in vita mia. Ora che la vedo sotto un'altra luce, è davvero bellissima. Il trucco è leggero, ma risalta i suoi occhi, mentre le guance sono leggermente rosee e le labbra rosso scuro. Il suo outfit è molto semplice, a voler dimostrare ancora di più che non sia venuta qui per rimorchiare. Anche se, vederla in jeans scuri e camicia bianca, non sminuisce il fatto che sia davvero attraente.
- Mh sì, grazie davvero. I-io non sapevo più come dirgli di no - sbuffo irritata. Sento le mani tremare dal nervoso, soprattutto al pensiero che potesse succedere qualcosa di spiacevole o che possa in futuro accadere a qualcun'altra.
" Sicura sia tutto okay? " alzo lo sguardo dal suolo, incrociando la sua espressione preoccupata e dubbiosa. Mi viene spontaneo sorridere, trovando assurda la situazione e il fatto che, da quando la conosco, è la terza volta che mi aiuta.
- Sono solo frastornata e amareggiata - inizio a gesticolare per scaricare le emozioni negative.
- Se una persona non vuole fare qualcosa, che senso ha obbligarla? Le sue intenzioni erano sporche e la sua insistenza malata, non immagino cosa sarebbe successo se non fossi arrivata
tu - il panico si sta impossessando di me. Sto cercando di non dare di matto, ma il nodo in gola che mi si è formato non mi aiuta, così come il respiro accelerato. Mi afferra le mani ed io smetto di parlare, sentendo il suo calore a contatto con la mia pelle fredda.
" È tutto okay adesso, nessuno può farti del male " ed io ci credo. La sicurezza con cui dice queste parole, il modo in cui il suo sguardo non si sposta dal mio, controllando ogni mia reazione, la sua presa non troppo aggressiva ma gentile, decisa, non mi fanno dubitare di lei.
" Stai gelando... vogliamo tornare dentro? " una fitta al centro dello stomaco mi fa sussultare, non aspettandomi tanta premura e di avere così paura, da non volermi muovere da lei. Non riesco a parlare, non riuscendo a capacitarmi di essere qui con lei e non lì dentro. Davanti a tutte queste premure, a distanza di una buona mezz'ora suppongo, mi accorgo di non averla nemmeno ringraziata come si deve.
" Ashley? " mi riscuoto dalla mia assenza mentale di colpo, il mio nome pronunciato da lei è tutt'altra cosa.
- È la terza volta che mi aiuti, forse la quarta, ma io non ti ho mai ringraziata a dovere... - ho brividi di freddo lungo le braccia e mi trema persino la voce, mentre sento i battiti del mio cuore accelerare.
" Un semplice grazie sarà sufficiente " la fa sempre così semplice, non si approfitta mai delle occasioni che ha, come se aspettasse. Ma cosa?
- No, voglio ringraziarti come si deve. Cosa posso fare per sdebitarmi? - la musica di sottofondo mi aiuta a non sentirmi troppo in imbarazzo, così come il brusio proveniente dalle persone alle nostre spalle, vicine alla console.
" Non voglio approfittarmi di te, quindi non chiedermelo più, per favore. Ti ho aiutata perché volevo, ho scelto di farlo, non- "
- E io ti ringrazio di aver scelto me - d'istinto aumento la stretta sulle sue mani, non mi spiego il suo tirarsi indietro, la sua esitazione.
- Quindi, per favore, lascia che io ti ringrazi - e stavolta non risponde. Per la prima volta è lei distogliere lo sguardo da me, fissando un punto indistinto della stanza dietro di me. Suppongo stia pensando e non le metto fretta.
" Fammi rimanere con te fino a che non andrai a casa, ti chiedo solo questo " e per quanto trovi assurda questa richiesta, non posso sentirmi più che felice. Non riesco a trattenere la mia reazione, quindi inizio a sorridere come un ebete e annuisco con un'entusiasmo che non so dove fosse sepolto.
- Però prima ci fermiamo al bar! - urlo per sovrappormi al casino, essendoci avviate verso l'interno del posto. La sua mano destra non ha mai lasciato la mia durante il percorso, l'attesa e la discesa delle scale per tornare al piano di sotto.

Per il resto della serata non faccio altro che ballare, bere e ridere, come se niente fosse successo. Le è rimasta con me tutto il tempo, non mi perde mai di vista e, se provo a mettere distanza, ecco che trova il modo di starmi vicino. Dopo aver girato mezza discoteca, ho ritrovato i miei amici che mi stavano cercando e, dopo esserci riuniti, non ci siamo più allontanati. Nessuno mi ha chiesto perché Jade fosse con me, né hanno fatto allusioni, cosa che apprezzo tanto. Michael non sa chi sia e mi auguro non faccia domande, anche perché non siamo così in confidenza da raccontargli i miei fatti personali. Di rimando, mi auguro che Mike tenga la bocca chiusa. Se non sarò troppo stordita domani, gliene parlerò. Decidiamo di andare a prendere da bere per l'ultima volta, nonostante le proteste della mora al mio fianco che è contraria. La fila è un po' lunga, tanto che nell'attesa mi avverte che sarebbe uscita a fumare e a incontrare le amiche con cui era venuta. Non mi oppongo, anche se la sensazione di disagio che sento quando se ne va, mi lascia stranita. Non mi sono mai sentita così fuori posto per l'assenza di qualcuno in vita mia.
<< Beh allora? Non ci racconti niente? >> inizia Meredith palesemente brilla.
<< È il tuo segugio ora? Sembra la tua ombra >> incalza ridendo il mio amico.
<< O la tua ragazza >> continua la rossa ridacchiando.
- Non mi aiutate così! - mi copro il viso con le mani per l'imbarazzo.
<< E come potremmo farlo? >> si gratta giocosamente il mento il moro, dando una gomitata al fratello per cercare supporto. Di rimando, palesemente ubriaco, inizia a recitare Amleto.
<< Provarci o non provarci, questo è il dilemma. Sono abbastanza ubriaca per buttarmi tra le sue braccia o, per mia sfortuna, troppo sobria per snobbarla? >> e ammetto che, Michael da ubriaco, è davvero divertente.
- Ne riparleremo quando saremo tutti sobri! - ribatto ridendo, guardandomi poi intorno. Finalmente raggiungiamo il bancone e aspettiamo prendano i nostri scontrini. Dopo qualche minuto, un ragazzo prende le nostre ordinazioni e inizia a preparare i cocktail. Avverto tre cose ad un certo punto: il suo corpo sul mio, il suo profumo e odore di erba. Quindi con " fumare " intende questo. Le sue braccia mi circondano la vita, mentre sento le dita lasciare delle carezze leggere e le sue labbra lasciarmi un bacio su una tempia.
" So che forse non ti piacerà, ma io preferisco questo all'alcol " ha la voce più bassa del solito e fatico quasi a sentirla.
" Ti chiedo di fare la brava per un'ora almeno, puoi? " sono così confusa, che nemmeno mi rendo conto che la sangria sia posta proprio davanti a me. Gli altri si sono avviati, mentre io mi muovo a rallentatore a raggiungerli, tenendo per mano lei e reggendo il bicchiere con l'altra. È davvero assurdo come, per scacciare l'ansia da prestazione, io beva il tutto abbastanza velocemente, tanto da sentire la gola bruciare. Jade prende dal bicchiere ormai vuoto un cubetto di ghiaccio dei tre presenti, mettendolo in bocca e facendomi voltare, così da darle le spalle. Il freddo e bagnato sulla spalla mi coglie impreparata, ma le sue labbra fanno da contrasto con il tutto perché sono calde. La sento vagare prima dal lato destro fino ad arrivare al sinistro, per poi scendere lungo la schiena. Penso si debba trovare quasi in ginocchio, quando la presenza di quel cubetto sparisce. Mi volto di riflesso, trovandomela davanti, le sue mani che mi afferrano i fianchi e mi incitano a muovermi a ritmo della canzone. D'istinto intreccio le mani dietro il suo collo, seguendo la danza provocante che mi propone. Al cambio canzone parte una baciata e lei,
ovviamente peccando di presunzione, mi invita a seguirla. Non so se sia l'alcol, l'atmosfera, la sua presenza, ma non resisto quanto avrei voluto. Esattamente dopo la fine del brano, ormai una di fronte all'altra, unisco le mie labbra alle sue.

PossessiveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora