Parte 11

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Il tragitto in auto è silenzioso e tranquillo, lo stereo di sottofondo aiuta a distrarmi dai miei pensieri, anche se per poco. So che ci sono persone insistenti, che per ottenere ciò che vogliono fanno davvero di tutto, però chiedere in giro di una sconosciuta per poi trovarla e domandare un consiglio in amore, non mi è mai capitato fino ad oggi. Soprattutto se la ragazza in questione mi piace e fa parte, anche se non attivamente, delle mie giornate. A volte ammiro questa sfrontatezza e audacia, data la mia scarsa autostima e l'avere spesso il coraggio sotto ai piedi. Vorrei potermi svegliare una mattina senza tutta questa paura che mi preme dentro, ostacolando la mia crescita sociale e sentimentale. L'ansia di non dire le cose giuste, di sbagliare, di essere fraintesa o presa di mira. Sono stata così tanto tempo in questo loop, da non rendermi conto di quanto fosse tossico per me e sbagliato. Non posso sempre frenarmi, vietarmi le uscite, conoscenze, opportunità, per la mia scarsa attitudine alle persone.
Ma mi terrorizza l'idea di fare qualsiasi cosa fuori dal mio ordinario. Decidere di darle un'opportunità è fuori dai miei schemi e sento di star vagando nel vuoto, alla ricerca di una luce. Allo stesso tempo, ci sono momenti dove è una boccata di aria freca, sento di tornare a respirare come dovrei. Spero davvero non sia un passatempo, perché non so come la prenderei se fosse il contrario.
" Tutto bene? " la sua voce mi arriva ovattata alle orecchie, facendomi svegliare dallo stato pensieroso in cui sono caduta. Sbatto le palpebre e la guardo negli occhi, siamo ferme ad un semaforo rosso.
- Come? - mi sento colta in fragrante come dopo una marachella.
" Volevo sapere se stessi bene, stai fissando il vuoto da un po' " sembra realmente preoccupata. Mi sorge spontaneo un sorriso, che non so se nota poiché ha ripreso a guidare.
- Sì, sono solo un po' stanca, non farci caso - mi sento davvero stupida a logorarmi il fegato per qualcosa che non so e, purtroppo, non mi riguarda. Oltretutto, dato il suo passato, mi è davvero difficile crederle fino in fondo al momento. Vorrei andarci con molta calma.
" Sei sicura? Qualcuno ti ha dato fastidio? " non pensavo fosse un tipo apprensivo.
- Sono sicura, non preoccuparti. Tu come stai? - sono davvero interessata e vorrei anche spostare il centro del discorso su di lei. Si ferma ad un altro semaforo, mettendo a folle e guardandomi un attimo.
" Bene, ho solo un gran sonno " eppure i suoi occhi non sembrano stanchi, nonostante le leggere occhiaie.
" Comunque, non ti ho chiesto se posso fumare "
- In che senso? -
" Beh, sono solita a fumare quando guido, mi rilassa, ma non sapendo se ti desse fastidio ho evitato " e lo apprezzo molto. Non ho mai conosciuto qualcuno che mi trattasse con così tanta cura, attenzione e riguardo.
- No, non ho problemi, al massimo apro un po' il finestrino per non avere l'odore addosso, mia madre penserebbe subito male - e così faccio. Lei prende con una mano la sigaretta e l'accendino, posando quest'ultimo poco dopo. Mi incanto a vederla aspirare ed espirare, con lo sguardo attento alla strada e le dita che reggono saldamente il volante. Il palmo è appoggiato comodamente sul lato basso, mentre mi soffermo per la terza volta ad osservarle le dita lunghe, le unghie corte ma curate, le nocche e le vene in rilievo sulle mani.
- Come sono andate le ultime due ore? - provo ad aprire un discorso, volendo approfittarmi di questo momento da sole. Ci pensa un attimo, mentre mette la freccia per girare nel vicolo che porta a casa nostra.
" Abbastanza bene direi, avevo teoria della musica e spagnolo, quindi molto tranquille. A te come sono andate? "
- Sono passate molto velocemente, ma meglio così - e sorrido, mentre noto inizia a rallentare.
" Perdonami ma ... Dove mi devo fermare? " trattiene una risata, mentre io la guardo confusa.
- Dove mi hai trovata stamattina, c'è la decappottabile parcheggiata fuori - forse non si ricorda il punto esatto.
" Giusto " e pochi metri dopo intravedo la mia auto, ma non quella dei miei genitori.
- Ti scoccia se faccio al volo una chiamata? -
" No no, fai pure " e cerco il contatto di mia madre. Squilla quattro volte prima che lei mi risponda.
<< Ashley, tesoro, tutto bene? >> il brusio di sottofondo mi fa intuire che non sia in casa.
- Sì, mamma, tutto bene. Tu e papà non siete ancora tornati? - Jade nel mentre si ferma davanti al giardino all'ingresso.
<< Siamo dal dottore, poi andiamo a trovare degli amici per un aperitivo, torniamo stasera >> questa mi è nuova, ma per un attimo sono contenta.
- D'accordo, stasera mi racconterete allora, passate un buon pomeriggio -
<< Anche tu cara, a stasera >> e riattacca.
" Tutto bene? " mi guarda attentamente.
- Sì, certo - che faccio? Scendo e me ne vado?
- Hai da fare? Ti andrebbe di studiare insieme o fare una passeggiata? - che imbarazzo, non fa per me prendere l'iniziativa. Sento nel petto una fitta, con la paura di un rifiuto.
" Fino alle 19.00 dovrei essere libera " il mio cuore, seppur continui a battere rimanendo al suo posto, è come se facesse capriole. Tachicardia forse? Ma per così poco?
- Ti va di fermarti per un po'? Sono sola a casa - e mi rendo conto troppo tardi della possibilità di un doppio senso nella mia frase. Annuisce senza esitare, parcheggiando poco più in la.

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