2-Ruota

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Per quanto si possano cercare novità e originalità, nella maggior parte della nostra vita siamo intrappolati in una ruota di ripetizione a più scomparti. Trovo la forza di scendere dal letto e sono in piedi, nello scomparto contrassegnato come "mattina". L'abitudine mi guida fuori dalla camera e mi accompagna in cucina, dove metto sul fuoco il caffè. Mentre la fiamma comincia a scaldare sono appoggiato al tavolo. inizialmente mi perdo a fissare il fuoco, arrivandone a distinguere le diverse sfumature. Quanto silenzio in casa, comincio a percepire il battito del mio cuore, ritmico e pulsante sotto la maglietta. Mia madre sta ancora dormendo, so che continuerà a farlo ancora per una mezzora circa: la prevedibilità della ruota.

Avverto il freddo marmo attraverso lo strato del pigiama, abitiamo abbastanza lontano dalle strade principali da non sentire quasi mai il rumore del traffico, così attivo anche a quest'ora. Sono solo. Ancora una volta posso permettermi di pensare, di riflettere. Fino a qualche anno fa era mio padre quello che aspettava che il caffè fosse pronto, probabilmente come sto facendo io ora, perso nei suoi pensieri. Era molto equilibrato come persona, sapeva dare il giusto peso alle cose , era conscio di quanto effimera fosse l'esistenza dell'uomo e di quanto fosse importante godersi i momenti felici, ma il cofano di un'auto gli ha voluto ribadire il concetto un venerdì sera, mentre tornava dal lavoro.

Più di ogni altra cosa, di quel giorno, ricordo la stretta di mia madre. Mentre ci facevano vedere mio padre su quel letto di ospedale, dove la forza di un uomo era stata vinta dopo una lunga lotta, sentivo le sue mani che mi tenevano saldamente. Quasi come se improvvisamente potesse perdere anche me. Ricordo anche di quanto fosse immobile, freddo, come il tavolo su cui sto appoggiato ora. Quella sera la ruota si era momentaneamente fermata, aveva bruscamente smesso di muoversi. Mio padre non era rincasato come faceva sempre, non era venuto a salutarmi in camera mia , non si era messo a rivedere i documenti di lavoro, com'era solito fare prima di cena. Era morto. Mentre noi continuavamo a fare le nostre solite azioni, dentro lo scomparto "sera", mio padre moriva in quell'ospedale.

Il caffè è pronto. Fletto i muscoli e mi distacco dal tavolo. So che non tutte le persone reagiscono alla caffeina, ma per quanto mi riguarda posso affermare che a me fa effetto, e anche molto. Mentre deglutisco a piccoli sorsi la seconda sveglia della giornata, cullato dal dolce movimento della ruota, il pensiero di mio padre svanisce poco a poco. Così passeggero..Così effimero.


-Eccoci dunque al secondo capitolo della nostra storia, si comincia a scavare nel passato del nostro protagonista-

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