6-Ossimoro

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Ancora una volta tutto rallenta. L'ambiente è congelato. Di nuovo. Solo che questa volta anche lo scompartimento "autobus" subisce un brusco arresto. Il brusio di sottofondo scompare. Le azioni dei presenti, così poco importanti in quel momento, sembrano sfumare, letteralmente. È come osservare il paesaggio fuori dal finestrino quando l'auto è in movimento. Osservi, ma in realtà non distingui. Percepisci qualcosa di definito, ma è frutto della tua immaginazione, della tua esperienza. Tutto è confuso attorno alla sua figura. Una lanterna nella nella nebbia più fitta. Un faro in un mare in tempesta. Solo che la luce non ruota, è fissa su di me.

Il tempo scorre di nuovo adesso. La ruota riprende il proprio moto. Non dovrei sorprendermi più delle beffe che mi riserva la vita. La posso quasi sentire deridermi mentre, come una marionetta, sposto lo zaino dal posto vicino al mio. «Certo, è libero» rispondo, ma è come se ci fosse qualcun altro a parlare al posto mio. La mia voce suona incerta e flebile. Che compito arduo spetta alle prime parole della giornata.

È bella? No, non lo è. Non è tanto per la brevità della vita, ma piuttosto per la rarità degli eventi che colpiscono davvero, che dovremmo evitare di minimizzare le cose. Non è bella, decisamente no. È radiosa. Ora che è seduta vicino a me, una cascata di capelli dorati cerca invano di celare il suo viso. Ma lo posso vedere, certo che lo posso vedere. Lineamenti delicati solcano una pelle elegantemente chiara. Non c'è quasi ombra di trucco a deturpare il suo volto. Emblema della giovinezza. Guarda fisso davanti a sé. Impassibile, forse per il sonno. I suoi connotati sono come bagliori, debole luce che preannuncia qualcosa di ancor più luminoso. Un'alba. Il suo sorriso. A contrapporsi a questo splendore, a questa luce, ci sono loro. Straordinariamente scuri, al limite di quanto si possa concepire. Potrei perdermi dentro di loro. Dentro i suoi occhi.

Il suo profumo. Quando l'uomo si trova in difficoltà ad esprimere un concetto, fortunatamente, può ricorrere agli aspetti divergenti. Delineare qualcosa dicendo cosa essa non è. Utile scappatoia. Non è certo un essenza artificiale. Fallimentare imitazione. È sì un esperienza nuova, travolgente, ma è anche rassicurante. Ha un sapore noto. Me ne sto qui. Non ricordo l'ultima volta in cui mi sono sentito bene ad essere perso, anzi, totalmente immerso dentro qualcosa. La sua presenza, il suo aroma.

Manca poco alla mia fermata. Il pulsante per prenotarla è proprio davanti a me. Se le nostre certezze sono così mutevoli non è certo per un'analisi interna alla nostra persona, ma piuttosto per i contatti e le relazioni con gli individui. E lui lo sa. Se ne sta lì, le innumerevoli pressioni delle dita delle persone hanno quasi cancellato la scritta "stop" sopra di esso. Anche lui ride di me, per la situazione che si è venuta a creare. Per la prima volta dopo tanto tempo non sono contento di dover scendere dall'autobus. Si chiede se avrò il coraggio di farlo, di premerlo ancora una volta. Mi sfida. 

Il tempo si sta esaurendo. Non sono mai il solo a scendere a questo punto del tragitto, da un momento all'altro sarà uno dei passeggeri a prenotare la fermata. Ma sento che devo farlo, non posso resistere oltre fermo immobile. Senza preavviso alzo il braccio, allungo la mano. Tutto porta a tutto. Il tempo che ho passato a soppesare cosa fosse giusto fare, la resistenza dei miei vestiti al movimento dell'arto..Esitazione e determinazione si sono scontrate a lungo per portare ad un preciso attimo. Un contatto. È a mezz'aria che incontro la sua mano.


-Eccola dunque. La futura metà della storia si inserisce nel mondo del protagonista. Aggiornerò al più presto il seguito. Commentate e scrivetemi le vostre impressioni  :)






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