CAPITOLO 2

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Non sono andata a scuola per una settimana, ormai le ferite non si vedono quasi più, e lui non mi ha più picchiato da quella sera. Non c'è stato neanche, e continua a non essere in casa fortunatamente.

Nessuno si è interessato a come stavo, nessuno. Ormai è il momento di tornare a scuola.

Scendo le scale velocemente ed entro in cucina per mangiare qualcosa. Prendo una brioche, poso la borsa sulla spalla e mi dirigo verso scuola. Vado a piedi perchè non è lontana ed è facile da raggiungere.

Il vento leggero mi penetra i capelli e mi colpisce il viso. Raggiungo la scuola in poco tempo, ma aspetto a varcare la soglia.

Sono sicura che mi manderanno occhiatacce e mi chiederanno ironicamente cosa mi è successo, come se a loro importasse.

Decido e camminando a testa bassa velocemente, cerco di essere il più invisibile possibile. Sento in lontananza risate, ma tengo la testa bassa cercando di raggiungere il più in fretta possibile la classe di matematica.

Raggiunta essa, tiro un sospiro di sollievo ed entro, fortunatamente non trovandoci nessuno. Mi siedo in fondo alla classe, vicino alla finestra sentendo il bisogno di respirare aria fresca.

Appoggio sul banco i libri che servono e aspetto il suono della campanella, che segnerà l'inizio dell'Inferno.

Purtroppo quell'odioso suono si fa sentire e rumori di persone che entrano, parlano e appoggiano libri e zaini non ritardano ad arrivare.

Io tengo lo sguardo sul mio libro cercando di ignorare la ragazza più odiosa della scuola, che mi chiama.

Fortunatamente il professore arriva in tempo, prima che Rose venga a torturarmi.

Non capendo niente della lezione, prendo un foglio e inizio a disegnare. Amo disegnare, è una delle cose che mi aiuta ad esprimermi. È una delle poche cose belle che possiedo nella vita. Disegno un ragazzo, poi una ragazza. Si stanno abbracciando. Ho bisogno di un abbraccio qualche volta.

-"Signorina Jackson, mi potrebbe dire il risultato di questa espressione?"- alzo lo sguardo sul professore, e qualche risolino proviene da qualcuno nella classe.

-"Ehm, n-n-no, m-m-i s-s-cusi prof."- cercò di sembrare il meno patetica possibile.

-"Dovrebbe stare attenta alla lezione non crede? Il compito non è andato molto bene."- dice.-"Facciamo così, per lei va bene prendere ripetizioni dal signorino Hemmings? È il migliore della classe, e non credo a lui dispiacerebbe, vero Hemmings?"-no, no, no, non può farmi questo. Luke Hemmings darmi ripetizioni? Ho sentito male spero.

-"Sì invece."- risponde a tono Hemmings.

-"Allora Hood? Tu saresti disponibile?"- andiamo già un po meglio.

-"Sì, certo. "- risponde sorridendo.

-" Bene allora, Signorina Jackson, Hood le darà ripetizioni anche se Hemmings sarebbe andato meglio."- lancia un'occhiataccia al biondo che non ne vuole proprio sapere di me.

Calum intanto fa una faccia offesa e lancia un'occhiata al prof. Annuisco, e aspetto la fine dell'ora che fortunatamente non tarda ad arrivare.

Rimetto i libri nella borsa e noto Calum accanto.

-"Hey, per te andrebbe bene incontrarci oggi?"- alzo gli occhi, incastrandolo per la prima volta nei suoi, scuri come la pece.

-"Credo di sì."- riesco a rispondere.

-"Perfetto, allora ti aspetto all'uscita della scuola alla fine delle lezioni."- annuisco appena. Lui sorride e se ne va.

Non è possibile, io non voglio avere niente a che fare con lui o con gli altri suoi amici, non voglio vederlo fuori da scuola. È vero, è meglio di Hemmings ma rimane comunque uno di quei fighi che si credono gli dei del mondo. Io non posso. Potrebbe andare a finire male, e magari non sa neanche insegnarmi matematica.

Sospiro e mi alzo per incamminarmi verso l'aula di arte. Testa bassa, passo dopo passo, riesco a raggiungere viva la classe.

No, mi sono sbagliata, non proprio viva, cerco di fare finta di niente quando Rose e il suo gruppetto di galline mi raggiungono e si posizionano davanti a me, bloccandomi l'ingresso in classe.

-"Oh, chi non muore si rivede."- stronza. Tengo lo sguardo basso, e la presa sulla mia borsa si fa sempre più forte, fino a far diventare le nocche bianche.

Non dico niente, apro la bocca ma la mia voce non esce, non ne vuole sapere. Debole. Ecco cosa sono.

-"Ma che bei capelli che hai, Caitlyn."- dice in modo ironico.
Non rispondo, aspetto il suono Salvatore della campanella, che però non arriva.

Sembrano ore da quando sono qui in piedi a farmi prendere in giro da loro. Le gallinelle di Rose ridono ad ogni pessima battuta fatta su di me. Ma loro non parlano, solo Rose.

Sento una terza voce intromettersi, accanto a noi.

-"Andiamo amore?"- chiede la voce famigliare a me, alla ragazza di fronte.

-"Certo Luke, andiamo."- fa una smorfia, prima sorpassarmi per mano con il suo ragazzo e seguita dalle sue galline.

Entro finalmente in classe, dove c'è solo un ragazzo. Mi vado a mettere davanti ad una tela bianca, aspettando l'inizio dell'ora. Il suono della campanella si fa sentire, insieme a ragazzi che entrano e si posizionano ognuno di fronte ad una tela bianca.

-"Allora ragazzi, oggi dovrete rappresentare meglio che potete la paura."- la paura. La paura.

Inizio a disegnare due occhi, che poi dipingerò di azzurro, e intorno tutto nero.

Questa è la mia paura, non ho paura di mio padre, o di Rose e delle sue galline o di Calum e Luke, no, io ho paura di incontrare quegli occhi di nuovo, quegli occhi che non sono riuscita a salvare, quegli occhi che facevano invidia a qualunque persona che le stava intorno.

Di quegli occhi ho paura, che ho visto l'ultima volta pieni di sofferenza, quegli occhi bellissimi torturati dalle lacrime. Quegli occhi che purtroppo non rivedrò mai più.

Ognuno è impegnato con il proprio disegno, quando la campanella segna la fine dell'ora. Guardo soddisfatta il mio dipinto, lo copro con un telo bianco, prendo la borsa ed esco dalla classe.

Mancano tre ore, poi dovrò vedere Calum. Mancano due ore di geografia e una di inglese.

Fortunatamente nessuna di queste ore è insieme a Rose.

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Ecco il secondo capitolo un po più lungo del precedente.
Baci e abbracci
bianca_Hood

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