CAPITOLO 4

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Oggi è il quindici Novembre.

Come ogni anno in questo giorno, rimango casa, essendo il giorno più triste dell'anno.

Ogni anno mia mamma mi chiama per dirmi che lei sta bene, cosa non vera. Lei non sta bene, così come io non sto bene. Mio padre invece va a bere più del solito, per poi tornare a casa e farmi passare un'inferno.

È l'unico giorno in cui piango. L'unico giorno in cui do via libera alle mie lacrime di uscire, di scivolare lungo le mie guance e bagnare i vestiti e il cuscino.

Non se n'è mai accorto nessuno, non ho mai raccontato la mia storia, Perchè non interessa a nessuno, ma a me sta bene così.

I ricordi mi invadono la mente, e le lacrime iniziano a scivolare lungo le mie guance.

Sono le sette e mezza di mattina, mi sono svegliata quando è suonata la sveglia, mentre mio padre è uscito sbattendo la porta, qualche minuto fa. Il mio corpo e il mio viso sono pieni di botte, ho ferite in qualsiasi parte del mio corpo a causa dell'assalto di ieri sera.

Esco della mia camera e mi dirigo alla camera di fronte. Apro la porta e un mare di lacrime esce dai miei occhi, faccio qualche passo tremante, per poi cadere a terra in ginocchio, priva di forze.

Raggiungo lentamente l'armadio e rovisto tra i suoi vestiti e le sue cose. Trovo una maglietta e la prendo tra le mie mani abbracciandola e annusando il suo profumo, e bagnandola con le mie lacrime. Guardo tutte le sue foto, con le lacrime che continuano a scorrere.

Distrutta dal dolore, mi appoggio con la schiena al muro e mi lascio travolgere, scivolando lungo di esso, fino a raggiungere il pavimento. Mi porto le gambe al petto e le circondo con le mie braccia. Continuo a piangere credo per tutto il giorno.

Calum's pov.

Aspetto che Caitlyn esca.

Aspetto finché non se ne sono andati quasi tutti. Ma lei non c'è.
Non avendo avuto nessuna lezione insieme a lei oggi, non so se c'era oppure no.

Le uniche persone rimaste siamo io, Rose e Luke. Mi avvicino a loro e appena Luke mi vede, mi saluta. Ricambio il saluto.

-"Hey, Rose oggi hai visto Caitlyn in giro?"- questa è la ragione per cui sono venuto a parlare con lei.

Rose non mi sta molto simpatica, ma se Luke è felice con lei, lo sono anche io. Non le parlo quasi mai, ma in questo momento ho bisogno di sapere se Caitlyn è venuta a scuola oggi.

-"No, oggi non l'ho vista a scuola. Perchè? Stai uscendo con quella sfigata?"- si da arie, manco fosse un ventilatore.

-"No, ma ricordi? Devo darle ripetizioni."- sottolineo.

-"Ah, Sì."- risponde con disinvoltura.-"Comunque ti ripeto che no, non l'ho vista."-

-"Va bene, ciao ragazzi."- perchè non c'era oggi? Le è successo qualcosa? Magari ha il raffreddore o la febbre.

Salgo in macchina e guido fino a casa di Caitlyn. Arrivato a destinazione, scendo dalla macchina, e la fresca aria Londinese mi invade le narici.

Suono il campanello. Nessuna risposta. Suono ancora. Nessuna risposta. Magari non è in casa. Abbasso la maniglia per vedere se la porta si apre, e per mia fortuna è così.

-"Caitlyn?"- la chiamo. Nessuna risposta. Non c'è nessuno. Vado in cucina, in salotto, poi busso alla porta del bagno, ma nessuna risposta. Magari non è in casa.

Salgo le scale, arrivando al primo piano, e una serie di sussulti mi invadono le orecchie. Cammino lungo il corridoio, dove ci sono varie stanze. Noto una porta di una camera a terra, penso la sua. Entro, ma non c'è. La porta della stanza di fronte è aperta. Ci sbircio dentro, e finalmente la vedo.

Mi si spezza il cuore a quella visuale. Cammino verso di lei, per poi inginocchiarmi e avvolgerla con le mie braccia. Essendo piccolina, riesco a stringerla tutta a me. Alza la testa di scatto, e vedendola in lacrime, il mio cuore si frantuma in pezzi più piccoli.

Il suo viso è pieno di ferite e non posso credere a quello che vedo. Mi avvolge le braccia intorno al collo e io la lascio sfogare.

Chi le ha fatto questo? Mi guardo intorno notando piccoli vestiti per terra, e l'unico armadio della stanza, spalancato. Ci sono varie foto sul muro, e anche sul comodino vicino al letto.

Io non capisco cosa le è successo, ma non sono certo che lei me lo voglia spiegare.

La prendo tra le mie braccia e la porto in camera sua, appoggiandola sul suo letto. Mi metto accanto a lei. Lei non mi molla un istante, e neanche io voglio farlo.

Il suo profumo mi invade le narici. La faccio stendere, con me accanto e non dico una parola.

Ha bisogno di una spalla su cui piangere e io adesso sono qua. Non la lascio, non la abbandono. Vorrei tanto sapere cosa è successo di così grave da piangere in questo modo.

Continua a piangere e sento la mia maglietta bagnata ormai, ma non m'importa. Piano piano sento i singhiozzi diminuire e il respiro diventare regolare.

Si è addormentata con un braccio avvolto intorno a me e la testa sul mio petto. È stanca, si è visto dai suoi occhi. Mi è bastato guardarla cinque secondi negli occhi per capire che dietro c'è solo sofferenza e dolore.

Io le accarezzo i capelli con una mano, cercando di non svegliarla.

La sua camera non è come mi aspettavo, ha i muri bianchi, uno è completamente ricoperto da disegni che credo abbia fatto lei, è brava.

Ci sono scaffali pieni di libri, e un grande armadio bianco e nero vicino al letto. C'è una grande finestra affacciata sulla strada, e delle grandi tende bianche con disegni di farfalle nere, sopra.

Mi piace la sua camera. È pulita e ordinata. Noto delle foto posizionate su una scrivania accanto agli scaffali, e uno specchio, abbastanza piccolo sopra di essa.

Cerco di rimanere sveglio, ma in poco tempo la stanchezza si fa sentire, chiudo gli occhi, per poi lasciarmi cullare tra le braccia di Morfeo o meglio, di Caitlyn.

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