Alzai lo sguardo verso il professore a quelle parole, poi voltai lo sguardo verso la porta dell'aula.
Conoscevo quel ragazzo. O forse era meglio dire che avevo visto quel ragazzo.
Pelle ambrata simile al color caramello. Moro. Occhi castani. Pieno di tatuaggi.
Ricordai persino che il primo anno in quella scuola, quando lo vidi, me ne presi una cotta.Da quanto persa ero tra i miei pensieri, non mi resi conto che lo stesso ragazzo era ormai seduto accanto a me.
"Sposto subito le mie cose, scusami."
Furono le prime cose che dissi, appena, spostando poi dal suo lato al mio le mie cose.
Lui non disse nulla, non rispose neanche al professore. Continuò a stare in silenzio fino alla fine della seconda ora di latino. E, il suo silenzio, mi incuriosiva e non poco.Scossi la testa e posai quel che avevo sul banco nello zaino, portando poi una sola manica sulla spalla sinistra. Aspettai che uscissero tutti dalla classe per uscire io. Ho sofferto di bullismo per più anni e continuavano a prendermi in giro, e la cosa mi ha sempre spaventata.
Quel giorno, a scuola, finì molto velocemente, per mia fortuna. E tornata a casa, pranzai, andai in camera e stetti al computer, feci i compiti, poi cenai e quando andai a letto, iniziai a pensare che forse, quell'anno, le cose potevano cambiare. Andare avanti da sola mi aveva fatta maturare già all'età di 14 anni. Però era passato tanto tempo ed io dovevo smetterla di restare chiusa in me stessa. Cinque anni che i miei..che i miei erano morti, e sono sempre riuscita ad andare avanti, ma sopravvivendo. La mia non era vita, la mia era sopravvivenza. Non avevo mai chiesto aiuto, e forse avrei dovuto farlo. È che io non ho mai saputo quanto fosse grande la mia stessa volontà di essere salvata. Io non volevo essere salvata, non l'ho mai voluto. Mi era sempre piaciuto vivere nei ricordi. Nei ricordi di quando ancora i miei erano in vita, di quando mio padre ancora mi chiamava "piccola", di quando mia madre faceva di tutto per comprarmi quello che volevo. Anche se io non le avevo mai chiesto nulla di particolare o di così tanto costoso, sapevo quanto lavorassero lei e mio padre per me.
In quel momento, qualche lacrima cadde lentamente sul mio viso, il ricordo dei miei genitori faceva male ogni volta.. Ma le asciugai velocemente e chiusi gli occhi, smisi di guardare il soffitto. E dopo qualche minuto, mi addormentai.
Spazio autrice
Volevo ringraziare i pochi - tanti per me - lettori di questa mia fan fiction. Ringraziare una di voi lettrici che di sua volontà ha modificato una copertina per la storia e le ho promesso di usarla in questo capitolo. E scusarmi per aver aggiornato solamente adesso, in grande ritardo.
Spero comunque che vi piaccia! xx
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White Roses. ~ Zariana
Фанфик"Le rose bianche sono i miei fiori preferiti." Dicemmo, insieme. Ed entrambi sorridemmo. Poi lui spostò l'auricolare dal suo orecchio, si alzò ed andò via, ma io non gli dissi nulla. Strinsi il libro che avevo tra le manine a me e restai con quel so...