Capitolo 4

142 16 2
                                    

Mi svegliai, quel giorno, ma non mi alzai dal letto subito dopo.
Avevo un mal di testa atroce ed ero stanca; passai il giorno precedente in giro, passeggiando, ed ero tornata a casa solamente verso la sera, verso le 23 e qualcosa, anche se la testa continuava a farmi male... Non avevo sicuramente voglia di passarlo a scuola, e quel qualcosa che mi avevano lanciato alla testa aveva portato la parte colpita a sanguinare. Non tanto, nulla di grave, ma faceva male.
Dovetti però alzarmi, quel giorno. E lo feci. E poi iniziai con la mia solita routine mattutina che comprende doccia, l'indosso degli abiti e il preparare lo zaino, potendo poi uscire di casa senza mangiare nulla - come ogni mattina della colazione non se ne parlava proprio - e senza fretta, non avevo intenzione di entrarci a scuola.. Ed infatti, quando arrivai a scuola non vi entrai. Avevo terribilmente paura, quindi andai a nascondermi, in un certo senso, sotto il mio albero. «Il mio albero» perché avevo passato dal mio primo giorno di scuola del primo anno a passare la pausa merenda sotto quell'albero e avrei continuato a farlo anche quell'anno, il mio ultimo anno in quella scuola, fino all'ultimo giorno di scuola.
Portai alle orecchie gli auricolari, precisamente solo uno di essi, collegati al cellulare e feci partire la playlist, mentre dallo zaino presi il mio libro preferito; l'avevo letto più di dieci volte, conoscevo parola per parola a memoria, ma non mi stancavo mai di leggerlo. Così aprii la pagina che era segnata dal segnalibro e cominciai a leggere quel che doveva essere il decimo capitolo di diciassette.

"Un petalo come segnalibro?"

Riuscii a sentire dopo pochi minuti.. Per caso qualcuno - qualcuno che si trovava dietro di me - mi stava parlando? Sussultai, lievemente, spaventata ma riconobbi subito quella voce: era la voce della persona, del ragazzo che mi aveva aiutata il giorno prima. Bensì stessi ascoltando la musica, riuscivo a sentire quel che succedeva nel limite di spazio, anche perché all'orecchio portavo un solo auricolare...
Mi girai verso di lui e schiusi le labbra, sorpresa..
Dopo sei giorni di scuola il mio compagno di banco aveva deciso di parlarmi? E di aiutarmi..

"Un petalo di rosa bianca, precisamente," e gli sorrisi. Quel sorriso significava molto più di quel che poteva sembrare. Forse un sorriso che lo ringraziava anche per quel che aveva fatto il giorno precedente nei corridoi della scuola.

Lui si avvicinò e si sedette accanto a me, sorridendomi per dei secondi impercettibili e spostando poi lo sguardo in avanti...
Non disse più nulla ed io ricominciai a leggere tranquillamente il mio libro, sentendomi già più sicura.

Spazio autrice
Vi ringrazio! Siete sempre di più e ne sono felicissima!
Ringrazio, soprattutto, Im_Hurricane_ per aver menzionato la mia storia nella sua di storia e per aver detto delle parole che io attribuisco assolutamente alla sua storia (anch'essa parla degli/è sugli Zariana e oddio, la amo, vi consiglio assolutamente di andare a leggerla). Ma, come ho già scritto, i ringraziamenti vanno a tutti voi che leggete questa mia storia. Grazie grazie grazie.

Baci! 🙈💕

White Roses. ~ ZarianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora