la pioggia fa riflettere

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Fortunatamente a queste feste chi arriva tardi è più cool.
Siamo arrivati con quasi un'ora di ritardo. Il luogo della festa, ovvero la casa di un compagno di scuola, era stracolmo di gente.
Se fossero arrivate altre persone, probabilmente non sarei più riuscito a respirare.
Percorrendo il vialetto dovevamo farci spazio tra la massa di gente per arrivare alla porta. Anche da fuori si sentiva la musica e le voci indefinite dei ragazzi che si divertivano.
Non appena entrammo il rumore ci circondò in modo fastidioso. La casa era di Riccardo Savieri, che  quel giorno faceva 19 anni.
Sentivo i polmoni pesanti a causa dell'odore di alcool e nicotina che invadeva l'aria. Mi allontanati da Lorenzo e ritornai direttamente nel cortile della casa. Tutto ciò in realtà non mi aiutava a distrarmi dalla mia situazione famigliare.
Ma forse anche io centravo qualcosa, forse era davvero colpa mia per ciò che succedeva.
Dovevo ritrovare Lorenzo, da solo non ero buono a far niente, i miei avevano ragione.
Ritornai dentro casa stando attento a non urtare nessuno, ma con scarso risultato. Nemmeno mi ero chiuso la porta alle spalle che già avevo fatto cadere un bicchiere di birra.
- Scusa. - Dissi alzando lo sguardo sulla ragazza che avevo urtato.
Un sorriso spuntò sul volto della sconosciuta.
- Fa niente, non c'è problema. Me ne porteresti un altro? Ti aspetto fuori. - Senza nemmeno lasciarmi il tempo di aprire bocca se ne andò. Ciò che mi aveva chiesto suonava un po come una sfida, ma sarei stato felice di accettarla. Mi serviva qualcuno con cui distrarmi e lei era una ragazza carina in fondo.
Era un po' bassa, sul metro e cinquantacinque, ma con i tacchi arrivava anche al metro e settanta. Aveva dei lunghi capelli ramati che si accordavano perfettamente con gli occhi scuri leggermente a mandorla. Le labbra piene, ora velate da un filo di rossetto, erano armonizzate dalla pelle pallida. In complesso era carina.
Presi un altro bicchiere di birra e andai fuori a cercarla. Era appoggiata al muretto che circondava la casa.
Mi avvicinai e le diedi la birra.
- Come ti chiami? -
- Agnese. Tu? -
- Matteo. -
- Come ci sei finito qua? -
- In che senso? -
- Non sembri un tipo da feste. - Sembrava incredibile che non mi aveva mai visto prima d'ora.
- Infatti. Sono venuto per distrarmi. -
- Da cosa? -
- Da tutto. - Credevo che la ragione principale per cui mi trovavo li fossero i miei genitori, ma cominciavo a dubitarne.
- E tu perché sei qui? -
- Perché è il compleanno di mio fratello. - Aveva finito la birra e poggiò il bicchiere sul pezzo di muretto accanto a lei. Ma nel farlo si lasciò sfuggire un sorriso.
- Lo conosci? A mio fratello intendo? -
- No. Solo di sfuggita. - In quel momento, illuminata dal lampione che la sovrastava, sembrava terribilmente vecchia.
- Quanti anni hai? - Non riuscii a trattenermi del chiederglielo.
- Venticinque. - Non era titubante riguardo l'argomento anche se sembrava infastidirla.
- Tu? -
- Diciotto tra quattro giorni.-
- Sei scorpione? - Quella domanda abbastanza strana era dovuta all'alcool, ne ero certo.
- No. Sono bilancia. Sono nato il 16. -
- Mh okay. - si riavviò verso l'entrata e la vidi scomparire tra il mucchio di gente.

Perfetto, ero di nuovo solo. Non mi andava di passare altro tempo in quel luogo. Presi le mie cose e senza neanche avvertire Lorenzo me ne andai.

La pioggia aveva iniziato a cadere fitta sulle case. Illuminata dai lampioni assumeva un fascino stravagante che modificava il suo colore trasparente e la faceva diventare giallognola.
Un grande senso di odio si faceva spazio in me, mi stava spingendo tanto lontano. Ed era ciò che volevo. Andare lontano, via da tutti ciò che mi era familiare. Ricominciare. Dare una svolta a qualcosa. Fare nuove esperienze. Belle o brutte che siano. Rimettermi in sesto. Affrontare la vita. Superare le mie paure. Avere fiducia in nuove conoscenze. Viaggiare. Impazzire. Sentire. Sperare.
Io volevo una nuova vita, che mi comprendesse.
Ma non si può sempre avere ciò che si vuole.

Ero a Via del Corso e nonostante la tarda ora, era ancora piena di gente. Continuai a camminare fino a Piazza del Popolo per poi salire al Pincio.
Devo ammettere che anche se è da tanto che sto a Roma, sul Pincio ci sarò andato massimo tre volte in tutta la mia vita. Un po' mi fa sentire uno sfigato. So che la maggior parte dei miei compagni di scuola ci va quasi quotidianamente.
Sul Pincio invece c'era pochissima gente rispetto a Via del Corso.
Arrivai fino alla terrazza dal bel vedere e mi sedetti. C'era davvero un bel paesaggio. La pioggia si stava facendo più fitta e scendeva impetuosa. Mi stavo bagnando tantissimo. In realtà non mi importava gran che, ma l'indomani avrei ricominciato la scuola. E non avevo per niente voglia di ricominciare con un'assenza. Quest'anno finisco il liceo, ma in realtà gli studi in se. Un amico di mio zio ha notato il mio talento e mi ha offerto un posto di lavoro nella sua azienda. Io ho accettato immediatamente e da allora ci teniamo sempre in contatto. Alzandomi dal terreno decisi che magri se fossi andato da lui mi avrebbe ospitato per un po'. Ormai non potevo più andare a casa di Lorenzo, l'avevo lasciato solo e per tornare a casa sua ci avrei messo un eternità dal momento che stava dall'altra parte della città. Avevo pensato di andare da mio zio ma era fuori città e quando mi aveva offerto le chiavi di casa sua per andarci quando volevo, io avevo rifiutato, anche se adesso me ne pento. Quindi presi il cellulare dalla tasca dei jeans e lo chiamai. Dopo il decimo squillo pensai di attaccare ma subito una voce familiare prese forma dal telefono.
-Ciao Matteo-
-Ciao-
-Ti serve qualcosa?-
-In realtà si. Non ho un posto dove dormire. Mi potresti ospitare per un po'?- Ero abbastanza titubante sul fatto che mi avrebbe ospitato. Era un tipo molto severo ma anche simpatico in fondo.
-Certamente. Così mi aiuti anche con un progetto per il murales. Quando arrivi ti spiego meglio, al telefono è complicato. Ci vediamo tra poco.- Con lui mi veniva facile parlare, quando gli chiedevo qualcosa non dovevo per forza spiegargli a cosa mi serviva.
Quindi mi avviai verso il suo condominio.
Anche se aveva una sua azienda non abitava in un bellissimo posto.

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