Urlai talmente forte che la gola mi andò in fiamme. Stavo precipitando nel vuoto, attorno a me c'era solo buio. Il mio corpo era leggerissimo, mi sentivo privo di un'anima, vuoto come un barattolo. Poi il buio scomparve e volteggiai in una mandria di colori psichedelici. Sorrisi, -Non ricordo di aver fumato qualche canna...- Mi accesi una sigaretta e cercai di capire cosa mi stesse succedendo. Ma poi i colori sparirono e caddi su dell'erba dura e secca. Mi rialzai, massaggiandomi le chiappe doloranti e guardandomi attorno con curiosità. Feci qualche passo, con la speranza che sbucasse qualcosa o qualcuno di familiare. Buttai la sigaretta e sbuffai, -Che postaccio! Chissà perché sono finito qui!- Mi voltai richiamato dal suono di una risata infantile. E poi vidi un bambinetto con dei lunghi capelli neri seguire una cavalletta in mezzo a quell'erba secca, -Vieni qui, signora cavalletta, non ti voglio fare del male! Forza, vieni!- E poi rise di nuovo, con quella gioia di vivere che hanno solo i bambini. Gli andai vicino, -Ciao, nanerott... bimbo! Penso di essermi perso, puoi aiutar...- Non mi ascoltò, continuò a correre dietro a quella povera cavalletta che saltellava pacificamente di fuscello in fuscello. Persi la pazienza, -Senti, nanerottolo pulcioso, io dev...- Mi passò attraverso, continuando a seguire la cavalletta come se niente fosse, -Vieni qui!- Il respiro mi si mozzò in gola. Cosa diamine significava?! Dove diamine mi trovavo?! E perché mi aveva attraversato come se fossi un fantasma?! Mi voltai e vidi che il bambino era caduto a terra e che ora piangeva, stringendosi il ginocchio sbucciato. Lo raggiunse un uomo alto e magro coi capelli grigi coperti da un cappello nero. Si inginocchiò accanto al bambino e fissò il ginocchio con sguardo critico. La visione di quegli occhi nerissimi e profondi come un pozzo mi spaccò in due. Erano così familiari... tirò una sberla al bambino, rabbioso, -Non piangere! È solo una sbucciatura!--Ma fa male, nonno!-
-E allora?! La vita fa male, ma non si può certo vivere piangendo! Solo i deboli piangono, ragazzo! Tu sei un debole?!-
-No... non credo...- L'uomo sorrise e si alzò con lentezza, porgendogli una mano, -Alzati.- Il bambino si alzò da solo, con un sorriso altezzoso, -Ce la faccio da solo.- L'uomo annuì con sguardo fiero, -Bravo! E ora prendiamo quella cavalletta!- Li vidi allontanarsi di corsa, in mezzo all'erba secca e poi tutto scomparve. Il buio mi circondò, invadendomi l'animo. Mi massaggiai la barba, cercando di capire... ma poi apparve qualcosa. Era un salottino decrepito e buio. Davanti al caminetto acceso, seduto su un tappeto puzzolente e marcio, c'era il nanerottolo che inseguiva la cavalletta, ma stavolta era più grande e i suoi capelli erano più corti e arruffati. Aveva l'aria imbronciata, teneva la testa china. Davanti a lui c'era l'uomo di prima, più vecchio e con una lunga barba a circondargli le labbra sottili, il cappello calato a coprirgli gli occhi. Scosse la testa, -Perché lo hai fatto?- Il bambino non rispose, strinse le labbra e i pugni con frustrazione. L'uomo sospirò, serio, -Perché lo hai fatto? Rispondimi, ragazzo, non farmi perdere la pazienza.- Quel tono di voce, seppur calmo e pacifico, non lasciava molte scelte. Il bambino lo fissò con rabbia e urlò:-Se lo meritava! Mi ha insultato e rubato i soldi del pranzo, come ogni santo giorno, quasi! Non ce la facevo più, se lo meritava, almeno adesso mi lascerà in pace!- L'uomo rimase in silenzio per un po', poi sospirò, -Spaccargli il naso non era la soluzione più...-
-Mi sono solo difeso! Solo i deboli non si difendono, me lo hai detto tu!- Mi sfuggì un sorriso e annuii, -E' così che si fa, bravo ragazzo!- Non mi sentirono, era come se non esistessi. L'uomo sorrise, -Hai fatto tesoro di quel che ti ho detto...- Si tolse il cappello e lo posò sui capelli neri dell'altro, -Perciò questo, un giorno, sarà tuo.- Il bambino rimase a bocca aperta, confuso, ma dopo qualche secondo si tolse il cappello e glielo porse, -E' tuo, nonno.- L'uomo lo prese e lo indossò, in silenzio. Nessuno dei due parlò per qualche minuto, poi il vecchio carezzò i capelli del nanerottolo con un sorrisetto sghembo, -Non sarà mio per sempre, ragazzo... prima o poi morirò. E allora il cappello sarà tuo.- Il bambino scosse la testa, risoluto, -No! Tu non morirai, nonno! Solo i deboli muoiono!- Gli lanciò le braccia al collo, -Solo i deboli muoiono!- Lo ripeté con convinzione, ma l'uomo scosse la testa, gli occhi tristi, -Tutti muoiono... anche tuo padre...- Il bambino si staccò da lui, gli occhi pieni di rabbia, -Io non ho un padre! E nemmeno una madre!- Sospirai. Quel bambino era come me, senza genitori, solo al mondo, cresciuto da un uomo quasi sconosciuto... il vecchio gli posò una mano sulla spalla, -D'accordo, figliolo...-
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Fantasma...
FanfictionSalve a tutti!!!! Nuova fanfiction su Lupin III... Un colpo andato male... una ferita spingerà il sicario a ripercorrere alcuni anni della sua vita... mentre il samurai farà di tutto per salvarlo... *storia a tema yaoi, se non apprezzate il genere...