Capitolo 8

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*Questa parte è erotica... io avverto!*

Lupin mantenne la sua promessa. Decidemmo di passare la settimana di meritato riposo nel nostro rifugio al mare. Ero convinto che l'aria colma di salsedine e la tranquillità avrebbero velocizzato la sua guarigione. Il secondo giorno lo trovai, al tramonto, dietro casa. Aveva la pistola in pugno e il cappello calcato in testa... puntò l'arma verso un tronco lì vicino, ma il braccio gli tremava, incapace di sostenere quel peso. Cadde in ginocchio premendosi la benda bagnata di nuovo sangue. Lo portai dentro di peso, cucii i lembi della ferita riaperta e lo medicai di nuovo. Non disse nulla per tutta la sera, si chiuse in un profondo mutismo impossibile da infrangere. Gli cinsi le spalle con un braccio e mi unii al suo silenzio scandito solo dal ticchettio di un orribile orologio a cucù. Il giorno successivo gli proposi di uscire a prendere un po' d'aria, acconsentì solo quando ormai era notte fonda. Passeggiammo lentamente sulla battigia sassosa, sotto i morbidi raggi della Luna, con i piedi nudi lambiti dalle leggere e fresche acque del mare. Si fermò spesso a guardare quell'immensa distesa scura in continuo movimento, lasciando che il venticello notturno gli smuovesse il cappello e gli scompigliasse i lunghi capelli e la barba nerissima. Respirò a pieni polmoni per un lungo istante, poi cercò con le dita la mia mano. Quando la trovarono, Jigen si voltò verso di me. I suoi occhi luminosi mi sembravano colmi di lacrime, ma le sue labbra erano increspate in un sorriso. Gli sorrisi anch'io, passando le dita sulla sua pelle olivastra e fra i suoi capelli scomposti. Tornammo indietro lentamente, tanto eravamo solo noi e non avevamo alcuna fretta, alcuna intenzione di far finire in un istante quella splendida nottata. All'alba del quarto giorno, fui svegliato da un leggero bacio posatosi sulla mia spalla nuda. Quando aprii gli occhi, il corpo nudo del tiratore si stagliava davanti a me, coperto solo da un costume da bagno nero. Mi sorrise, -Andiamo a fare il bagno?- Non potei fare a meno di accontentarlo, sorpreso di trovarlo già sveglio e così felice di prima mattina. I pallidi raggi del sole nascente ci trovarono stesi a terra su delle semplici stile di spugna adagiate alla meno peggio sui sassi spigolosi. Eravamo stesi l'uno accanto all'altro, le nostre dita intrecciate che giocherellavano con i sassolini. Mi drizzai per osservare il suo volto sereno, le labbra stese in un sorriso pacato, le sue palpebre che coprivano gli occhi neri al posto del cappello scuro... e poi lasciai scorrere lo sguardo sul suo corpo agile, sulla nuova cicatrice, una collinetta di pelle solcata da striscioline più chiare. Scesi a saggiarla con le labbra, a solcarla dolcemente con la lingua. -Ti piace?- Mi raddrizzai, trovandomi davanti i suoi penetranti occhi scuri. Sorrisi, -Ti dona molto.- Sogghignò, attirandomi sul suo corpo disteso, -Contento che ti piaccia...- Posò leggera la bocca sulla mia, -In effetti mi sento anche molto meglio...- Le sue labbra vagarono sul mio collo, raggiunsero il mio orecchio, -Sei un bravo medico, Goemon.- Troneggiai sul suo corpo con un sorriso malizioso, -Allora dovrei accertarmi che tu stia effettivamente meglio...- Mi fiondai sulle labbra, invasi la sua bocca con la lingua, assaporando appieno quel misto di nicotina e caffè. Sentii le sue mani scorrere sulla mia schiena, stringere le mie natiche e affondare nella mia carne. Gli morsi il labbro inferiore per sopprimere un gemito, il sapore ferroso del suo sangue mi fece impazzire. Mossi i fianchi facendo cozzare le nostre erezioni e strappando un gemito ad entrambi. Mossi le dita in una carezza leggera sul suo collo, sulla sottile pelle dietro l'orecchio e sentii il suo corpo arcuarsi sotto il mio, protendersi verso il cielo terso. Abbandonai la sua bocca per raggiungere il suo petto e lasciarvi vagare la lingua vogliosa per assaporare quella pelle olivastra e martoriata. I suoi ansiti scivolavano su di me come la leggera brezza mattutina. Attorcigliò le mani nei miei capelli e tirò il mio viso contro il suo, si impossessò di nuovo delle mie labbra tumide. Con la mano oltrepassai il bordo del suo costume, cinsi la sua possente erezione e l'accarezzai con dolcezza. Ingoiai il suo gemito soffocato e poi discesi a mordicchiargli il collo. Mi strinse i capelli con foga, spingendosi verso di me con urgenza, -Ti voglio...- Quelle poche parole incendiarono i miei sensi, mandarono in fumo la mia calma, spensero la mia mente. Gli sfilai il costume con un colpo secco e mi liberai in fretta anche del mio. Mi sistemai fra le sue gambe e lo penetrai con un unico colpo secco. Il suo corpo si irrigidì sotto al mio, i suoi denti si strinsero sul labbro già martoriato mentre le palpebre celavano il dolore nei suoi occhi. Sigillai le sue labbra con le mie in un tenero bacio di scuse, mentre lasciavo che il mio membro pulsasse lentamente in lui beandosi di quel suo particolarissimo calore. Dopo qualche istante, cinse le gambe attorno alla mia schiena e sorrise contro le mie labbra, -Ora...- Cominciai a muovermi facendomi pian piano strada in lui, cercando di arrivare fino in fondo, di raggiungere il punto del massimo piacere. Quando finalmente lo toccai, gemette e si protese ancor più verso di me, aderendo completamente al mio corpo. Aumentai il ritmo delle mie spinte, stringendo i suoi fianchi sottili e guardando i suoi occhi offuscati dal piacere... quando la sua mano si strinse attorno al suo membro pompando a ritmo con le mie spinte persi completamente il controllo. Mi trasformai in una bestia in calore, andai sempre più veloce e più a fondo, i miei denti tornarono a dilaniare il suo collo teso, le mie labbra ad assaporare la sua pelle sudata. Congiungemmo le labbra appena in tempo per inghiottire i nostri acuti gemiti nel raggiungimento dell'estasi, quando io mi riversai caldo in lui e lui schizzò bollente sui nostri petti. Uscii allora lentamente da lui, lasciando le nostre labbra congiunte fin quando non mi accasciai stanco ed appagato accanto a lui. Mi passò una mano fra i capelli, in una carezza gentile che mi spinse a voltarmi verso di lui. Mi ritrovai davanti il suo volto sorridente ed ansante, -Come fai?- Sorrisi, perplesso, -A far cosa?- Scosse la testa e spostò lo sguardo sul cielo che cominciava a tingersi di azzurro, -A farmi sentire così...- Chiuse gli occhi mentre il suo sorriso si faceva malinconico, -Sai... quando mi hanno sparato io ho visto... non so nemmeno io cos'era, ma... era triste. Attorno a me non c'era nulla... poi ho incontrato un bambino che non ho saputo riconoscere... e un vecchio barbuto che indossava un cappello simile al mio... e... il bimbo era così testardo e... orgoglioso... mi ricordava qualcuno, ecco...- Si interruppe. Trovai la sua mano e la strinsi,
-Jigen...-
-Ero io. Quel nanerottolo insopportabile ero io. Il vecchio, invece, era mio nonno... e lui... lui è morto quando avevo... non saprei... ero così giovane... ero un ragazzino... è morto tra le mie braccia, ucciso per una donna... lui... è stato lui a darmi la pistola e il cappello... erano suoi... e lui mi ha detto di non fidarmi delle donne...- Sospirò, -Gli davo sempre ragione, era così saggio... "Solo i deboli mollano", diceva... ma poi lui ha mollato... e voleva che mollassi anch'io.- Tornò a guardarmi e nei suoi occhi vidi una tristezza mai vista. Gli carezzai una guancia, -Jigen...- Coprì la mia mano con la sua,
-Stavo per ascoltarlo, stavo per mollare, per seguire quel vecchiaccio nell'aldilà... però...- Sorrise, -Tu mi hai salvato, Goemon... ti ho visto, ho visto il tuo volto, ho visto la tua determinazione a salvarmi, ho visto il tuo amore... e ho capito che non avrei mai potuto lasciarti... non così presto... non ora... insomma... ho capito che tu sei l'unica persona che mi abbia mai amato davvero e... ti sono grato per questo...- Mi baciò dolcemente le labbra, -E spero di riuscire a farti capire quanto ti amo... spero di riuscire a farti sentire come mi sento io quando sono con te...- Appoggiò la fronte contro la mia, -Mi fai sentire vivo, Goemon...- Sorrisi, commosso da quelle parole, -Ho cominciato a vivere con te, Jigen.- Rise, balzando in piedi. Corse verso il mare e si lanciò in acqua come un bambino. Alzò un braccio,
-Che fai? Non vieni?- Risi anch'io e lo raggiunsi in pochi passi. Mi abbracciò e di nuove le nostre labbra si congiunsero in quello che era un bacio pieno di amore, salsedine e vita.

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