<<non so chi ti ha fatto arrabbiare così, però penso che per oggi possa bastare>>
Sussultai, mi girai e come al suo solito mi trovai Vincent dietro.
<<scusa, che ore sono?>> ero così concentrata a distruggere il sacco, che traparentesi è ancora come nuovo, che non avevo fatto caso all'orario.
<<mezzanotte passata>> mi disse guardandomi serio.
<<oh>>
Ok, Forse era molto più tardi di quanto sospettavo.
Mi levai i guanti e lo seguiì lungo il corridoi deserto.
Arrivata all'ingresso non vidi Tessa e quasi tutte le luci erano spente.
<<scusami, di solito a che ora chiudete?>>
Mi fissò dritto negli occhi e mi sentiì a disagio così distolsi lo sguardo.
<< a dirti la verità quando sei arrivata stavamo per chiudere>>
<<e perchè non me l'avete detto?>>
Si avvicinò a me e si chinò per guardarmi da vicino, i nostri nasi quasi si toccavano e ancora una volta restai sbalordita dai suoi occhi.
Diventai rossa e mi allontai dal suo sguardo indagatore.
<<e tu perchè eri così arrabbiata?>> Disse senza rispondere alla mia domanda.
<<era soltanto una giornata no>> risposi stringendomi nel cappotto e andando verso la porta.
<<puoi parlarmene mentre beviamo qualcosa>>
Mi bloccai restando a bocca aperta. Non mi aveva fatto una domanda, ma lo disse come un dato di fatto. Come se io ora andrei al bar con lui.
Mi girai e gli rivolsi un'occhiataccia.
<<io e te non beviamo qualcosa. E sicuramente non andremo da nessuna parte>>
Usciì senza aspettare risposta e andai nel mio locale preferito, vicino casa mia.
Mi sedetti sullo sgabello e ordinai un drink forte.
Pochi minuti dopo il barista me lo mise davanti dicendomi che era stato offerto. Lo guardai confusa e mi indicò un signore a due sgabelli da me.
Mi voltai per guardare chi era, ma me ne pentiì subito.
Il ragazzo in questione era Adam, ci ero uscita due volte ma quando mi chiese un terzo appuntamento rifiutai.
Ci restò male dicendomi che era innamorato di me e mi pregò di provare e vedere come andava.
Risposi di no, a quanto pare non si arrendeva facilmente.
Lo ringraziai con un gesto della mano e iniziai a bere guardando il bancone per fargli capire che non ero interessata.
<<ehy dana, come va?>>
Sbuffai, dovevo immaginarlo che sarebbe venuto lui.
<<ascolta Adam, non mi va di fare conversazione. Voglio stare da sola>>
<<potresti ringraziarmi almeno per il drink>> disse con voce seducente.
Sospirai, in fondo era carino e so che non era davvero innamorato di me, il problema dei ragazzi è quello che più li rifiuti più si eccitano e devono essere loro a lasciare per primi.
<<grazie. Ora lasciami in pace>>
<<ma...>>
<<ciao amore, scusa il ritardo>> disse una voce dietro di me che riconoscerei tra mille.
Mi abbracciò e io rimasi immobile volendomelo scrollare di dosso. Ma sapevo che lo stava facendo per mandare via Adam, perciò cercai di restare calma e non far vedere il disagio che provavo quando qualcuno mi toccava.
<< non fa niente>> risposi cercando di mettere un pò di spazio tra noi.
Come sospettavo Adam se ne andò senza aggiungere altro.
<<ora lasciami andare. Subito.>>
Non se lo fece ripetere due volte, ma mi si sedette vicino. Gli rivolsi uno sguardo irritato. Ma era rivolto più verso di me perchè sentivo dei brividi dove poco fa c'erano le sue braccia.
<<scusa, non voglio svegliare il can che dorme>> disse con un sorriso arrogante. Ok, come non detto. Ora ero irritata più con lui.
<< per tua fortuna non sono un cane perchè a quest'ora ti avrei già morso>> dissi glaciale.
Si mise a ridacchiare e a me venne voglia di rompere qualcosa.
<<bè a me sembri un pitbull in questo momento, pronto ad'azzannare fino a far morire dissanguato chi ti ha disturbato>>
Mi scolai tutto il cocktail per potermene andare.
<<ora devo andare. Direi che è stato un piacere..ma mentirei. E io non mento.>>
Mi alzai dallo sgabello e il suo sorriso sparì.
<<ti accompagno>>
<<grazie ma no. Odio le persone che insistono>>
Detto questo girai sui tacchi e me ne andai.
Arrivata a casa mi feci un bagno caldo,e andai a dormire.
Stavo piangendo. Io non volevo, ma lui non lo capiva. Volevo chiamare qualcuno ma sapevo che in casa non c'era nessuno oltre a noi due così mi feci forza e aspettai che se ne andasse. Stupida è colpa tua, quindi ora subisci e zitta, mi diceva una voce nella testa.
Piansi ancora in silenzio sperando che finisse in fretta per potermi rannicchiare su me stessa e cercando un modo per farlo stare lontano da me anche se sapevo che era impossibile a meno che non lo avessi detto a qualcuno. Il punto è che avevo paura delle conseguenze, se lo avrei raccontato non so come avrebbe reagito e questo mi spaventava.
Mi svegliai sudata, mi mancava l'aria e stavo sudando, un'altro incubo.Mi accorsi che avevo le guance bagnate, e fuori era ancora buio.
Mi alzai e andai alla finestra.
Restai lì per ore in attesa di un nuovo giorno.
Non sapevo come fermare gli incubi e il dolore. Il sacco mi aiutava a sfogarlo per un pò ma poi ritornava prepotente.
Sono passati undici anni e ancora soffrivo, alcune volte pensavo al suicidio ma per fortuna non sono abbastanza coraggiosa per quello e poi è da vigliacchi.
Devo conviverci e sperare che un giorno passi ma so che non sarà tanto facile.
Guardai l'ora erano le quattro di notte alle sei dovevo essere a lavoro per il mio turno di mattina così decisi di iniziare a prepararmi e per una volta fare con calma.
Mentre mi voltavo gli occhi mi andarono di nuovo dall'altra parte della strada, era di nuovo quell'uomo. Abbassai velocemente le tendine. Avevo brividi di paura lungo tutta la schiena. Era già la seconda volta che lo sorprendevo appostato lì e una brutta senzazione mi invase formandomi un nodo in gola.
Dovevo smettere di pensare troppo. Lui era in un'altro paese lontano da me, oppure chissà forse era già morto.
Andai a prepararmi con questi pensieri in testa sperando che erano veri, ma la paura però rimase.

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