Mi divertivo a passare tra un muro e l'altro, quasi quasi era più divertente di giocare a calcio. Ma il fatto che nessuno ancora mi notava era alquanto strano e fastidioso, pensavo e soprattutto speravo che mi stessero prendendo in giro e che stessi sognando. Ma purtroppo dopo qualche attimo capii che ciò che stavo affrontando era terribilmente vero.
Casa mia era sempre la stessa, nella mia stanza riuscivo ancora a sentire l'odore dei miei maglioni, ed a percepire il calore trasmesso dai termosifoni, che, durante le freddissime giornate invernali mi facevano compagnia insieme alla cioccolata calda. Tantissime emozioni si accavallavano una sopra l'altra, distruggendomi ancor di più.
Erano passati alcuni mesi dalla mia morte, riuscii a capirlo grazie al calendario vicino la mia scrivania che, aveva segnato il giorno 20 gennaio con una scritta in neretto illeggibile, di sicuro sarà stata mia sorella a scriverlo. Sta di fatto che tutto attorno a me era piuttosto silenzioso, l'aria festosa della mia Casa non c'era più.
Mi avvicinai alla stanza adiacente alla mia camera con passo felpato, ancora non riuscivo a realizzare che comunque nessuno mi avrebbe notato, ma continuai con questa andatura finché qualcuno uscii dalla stanza lasciandomi interdetto. Quell'uomo non era mio padre, nè il vicino di casa che ogni tanto, forse per curiosità veniva a trovarci con la scusa di chiedere un mazzetto di prezzemolo. Quello era un volto sconosciuto.
Dietro si trascinò un bassotto che, sembrava essere la sua ombra. Questo bassotto era particolarmente curato, portava pure una giacca stile scozzese con un gonnellino alquanto ridicolo.
Ma la cosa che mi terrorizzò di più non fu cosa avevo visto, ma cosa non avevo visto.. Dov'era finita la mia famiglia?