Faceva freddo quella mattina, alla fermata. La nuvoletta di vapore che usciva dalla mia bocca sembrava fumo, e si disperdeva in sottili volute nell'aria pungente del mattino. Aspettavo l'autobus, come al solito. Mi sfregai le mani intorpidite sul naso, che era rosso per il freddo: l'alba illuminava appena i tetti delle case, e alcune cornacchie gracchiavano spaventate, rincorrendosi tra i camini. Finalmente il vecchio pullman cigolante arrivò, dopo un'eternità. Mi avviai verso le porte scorrevoli, e salii su con agilità. Mi diressi verso i posti in fondo, ma erano tutti occupati, tranne uno: quello a fianco a una ragazza che era intenta a osservare il mondo fuori da quello sporco finestrino.
"Posso?" chiesi con voce neutra. Lei annuì, e si voltò verso di me, mentre ero stravaccato sul sedile. Fu allora che il mio cuore perse un colpo.
Era bellissima, davvero stupenda. I capelli ricci e marrone lucido le arrivavano alle spalle, come un'aureola. Aveva un berretto che le cadeva sulle sopracciglia, e una sciarpona che sembrava morbidissima. Ma i suoi occhi... erano color liquirizia, contornati da due fila di ciglia lunghe e arcuate. Mai visti occhi così, due pozzi in cui perdersi. Si accorse che la fissavo come un baccalà, perché sorrise appena e poi tornò a posare lo sguardo in grembo, dove studiava. Mi sporsi per vedere: greco antico, andava al Classico.
Cercavo come uno scemo di non posare lo sguardo su di lei, ma continuavo a fissarla, il suo naso piccolino, le sue mani sottili e piene di anelli, i polsi tintinnanti di braccialetti. Ad un certo punto alzò lo sguardo dal libro, e lo chiuse con delicatezza. Capii che doveva scendere, e scesi a mia volta per non intralciarla. Il pullman si fermò con uno scossone, e lei quasi cadde insieme alla sua borsa, ma riuscì a scendere imbarazzata. La seguii con lo sguardo nella fiumana di studenti che si avviavano a scuola. Non sapevo perché, ma non riuscivo a togliermi il suo sorriso dalla testa.
Passai le successive cinque ore a tormentare il mio vicino di banco, Davide. "No, Dade, non capisci niente! Era stupenda, i suoi occhi, il suo sorriso!"
Davide annuì, come per dire Certo, certo, è solo la venticinquesima volta che me lo ripeti. Invece disse "Almeno, aveva due belle tette?" Lo fulminai con lo sguardo. "Ma pensi solo a quello, santi dei? Maniaco!" Lui alzò le spalle con un sorrisetto. "Sono un adolescente, non un vecchio carampano. Ovvio che davanti a due belle tette son contento." Alzai lo sguardo al soffitto disperato, mentre la prof continuava a spiegare chimica imperterrita. Andò avanti così per altre due ore, in cui supplicai a Davide di ammazzarmi una cinquantina di volte per non sentire più la voce di quella racchia, ma lui se la rideva tranquillo mentre rileggeva l'Iliade. Da quel che ricordo avevamo sempre amato epica, una delle poche cose su cui eravamo sempre d'accordo. Uscimmo da scuola trascinandoci come zombie di The Walking Dead, lo zaino che pesava come un macigno sulle spalle, e una voglia matta di prendere l'autobus. Il suddetto bus arrivò in ritardo di cinque minuti, mentre ormai avevo ascoltato già metà della playlist. Salii velocemente, e la cercai con lo sguardo. Eccola, là in fondo. Mi sedetti dietro di lei, mentre la sua musica ad alto volume si sentiva fin sopra la mia. Il suo profumo mi colpì come un pugno di calore allo stomaco: sapeva di menta e muschio bianco, come quello shampoo che usava mia sorella a volte. Ed era tremendamente bella. Ogni tanto si mordeva il labbro, o giocherellava con l'orlo del berretto, facendo danzare le pupille sulle case che scorrevano fuori dal finestrino. Non riuscivo a pensare ad altro che a lei, era una cosa quasi pazzesca. Il suo profumo, il suo respiro lieve che appannava il vetro, era perfetta qualunque movimento facesse. Quando schiacciò il bottone per prenotare la fermata il mio cuore si strinse per un attimo. Era solo a una fermata da casa mia... non ci pensai due volte. Scesi assieme a lei, e rimasi sotto una pensilina sconosciuta di poche vie distante dalla mia, osservandola mentre camminava per andare a casa, finché l'angolo di una casa non la inghiottì, come se non fosse mai esistita.Note autore:
Ciao a tutti questa nuova storia non è del tutto una mia idea, ma è venuta in mente a una mia amica e abbiamo deciso di scriverla. La mia compagna di scrittura è: Annie_Di_Angelo, speriamo che la storia vi piaccia mettete tante stelline e commentate diteci cosa ne pensate. Scriveremo un capitolo per uno, lei quelli dispari e io quelli pari.
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I'll just follow your scent. You can just follow my smile
RomanceUna fermata come tante. Una mattina come tante. Ma lei non è come tanti, Adam lo ha capito subito. Due scuole diverse, due ragazzi diversi, un solo autobus, e un solo tragitto da percorrere assieme. Come la vita.