capitolo 6

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Ma si sa come vanno a finire queste cose e così anche qui in questo caso come da copione finiva tutto in un pianto prima di coricarsi.
Sono passati dieci giorni ormai dalla scomparsa e Riccardo insieme alla sua famiglia deve purtroppo tornare a Roma perché i genitori devono andare a lavoro e non possono più prendere giorni. Il ragazzo era molto frustrato e aveva molta paura, non voleva lasciare le cugine, iniziò a farsi 1000 paranoie su cosa le sarebbe successo, su chi si sarebbe preso cura di loro, si chi le avrebbe consolate quando piangevano e su chi le avrebbe fatte ridere!
Sabrina, la più grande, si accorse dello stato d'animo del cugino e si avvicinò a lui facendolo andare un cameretta;
li gli disse: "cuginetto mio grazie davvero di esistere TI AMO" senza esitare troppo rispose Riccardo: "tu prima di essere mia cugina sei come una sorella e non posso permettere a niente e nessuno che tu soffri; è un brutto momento per tutti ma sappi che come io ho te e Anna voi avete me, ti amo anche io cugi".
Dopo aver salutato anche gli altri zii, i nonni e i cugini sali in macchina e insieme ai fratelli e ai genitori riparti verso Roma.
La sua vita da quel momento sarebbe cambiata per sempre: ormai doveva crescere per forza visto che i nonni dovevano rimanere al paese dalla zia; e lui con i genitori a lavoro doveva diventare un ometto accudendo i fratelli e bruciando senza che nessuno lo volesse alcune tappe della sua vita in maniera precoce.

Uno strano percorso della vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora