7. Segreti e bugie

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Venne allora la tempesta;
e fu tirannica e violenta:
ci colpì con le sue ali sorprendenti
e ci cacciò avanti, verso sud.

Samuel Taylor Coleridge, La ballata del vecchio marinaio


«E cosa vorrebbe dire?».

«Esattamente quello che ho detto».

«Non capisco... Perché questo comportamento diverso? Perché Alice Jackson non potrà essere rapita?».

«Basta domande, Xor. Alice Jackson dovrà unirsi a noi volontariamente. E poi dubito fortemente che si lascerà rapire». Accennò un sorriso.

«Lascia comunque che me ne occupi io».

«Perché è così importante per te?».

«Io voglio... voglio solo conoscerla. Hai detto che è una situazione particolare, che lei é speciale, diversa. Voglio scoprire perché. E voglio scoprirlo da me. Per favore».

Accavallò elegantemente le gambe, lanciandogli uno sguardo curioso. «Cos'hai in mente?».


La pioggia toccava terra con tale intensità da provocare un fastidioso e incalzante frastuono.

Alice fissava quegli occhi blu senza riuscire a trovarvi alcuna emozione, ma era sicura che quel ragazzo si stesse prendendo gioco di lei. Allie non aveva amici, non più almeno, e non aveva intenzione di farsene di nuovi. La vita era già abbastanza difficile senza pesi morti di cui doversi preoccupare.

«Non mi pare di averti mai visto, amico. Comunque davvero un curioso look, complimenti. A chi ti ispiri, Billy Idol? Oppure... No, aspetta, guarda che hai sbagliato luogo, il raduno dei fans di Buffy l'Ammazzavampiri è nella città accanto. E, se posso dirti la verità, non credo che Spike sarebbe particolarmente contento di questo tuo travestimento. Fossi in te, starei attenta a un'improvvisa resurrezione. Temo che non ci andrà leggero», gli disse alzando leggermente il tono di voce. Era difficile riuscire a farsi capire con quel baccano. Senza contare che era anche piuttosto complicato vedere forme nitide essendo costretta a sbattere continuamente le palpebre per liberarle dall'acqua.

«Resurrezione?», fece lui. «Non dirmi che Spike alla fine... Mi hai spoilerato la morte del mio personaggio preferito?». Ora era decisamente contrariato.

Alice lo trovò interessante, se non altro. «Hai tutta la mia attenzione. Ma ti avverto, sono team Bangel».

«Dicevo, mi chiamo Xor. Xor Krämer».

«Oh, è anche peggio!», esclamò con sarcasmo, ma la battuta non sembrò colpirlo più di tanto. Sul suo volto apparve un sorriso a dir poco inquietante.

«E so chi sei, Alice Jackson».

Allie era incredula e tremendamente irritata. «Hai letto anche tu il mio fascicolo? Cosa siete, in questa città, impiegati della CIA? Povero James Bond, sarà disoccupato, a quest'ora».

«Ti sei immedesimata un po' troppo nel personaggio, non credi?».

Allie alzò le mani in segno di finte scuse e roteò gli occhi, scocciata. Ma era fiera di sé. L'aveva fatto irritare, finalmente. Amava far irritare le persone. Era più facile allontanarle.

«Se hai finito col sarcasmo ascoltami, per favore».

«Be', se lo chiedi per favore...». Incrociò le braccia al petto, con fare sostenuto.

Sulla sua bocca si disegnò di nuovo il sorriso di pochi secondi prima. «So chi sei, Alice», ripeté. «Tu sei come me».

«Qualunque cosa tu stia insinuando, hai scelto la persona sbagliata». Allie fece per voltarsi e andarsene, ma in quel preciso istante l'ambiente attorno a lei subì un mutamento decisamente inconsueto. Il cielo, sopra di lei, si schiarì velocemente in modo surreale. La pioggia non cadeva più fitta come tanti piccoli, rumorosi missili, ma rarefatta. Era quasi piacevole.

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