Capitolo II

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Quando la Margarita aprì la lettera il sarto già le aveva preso le misure per il vestito da sposa per cui la madre spese tutti i suoi risparmi.

"Non sei felice, figlia?" Chiese lei abbracciandola. Non rispose.
"Madre, io non lo amo" disse alla fine;
"Io amavo tuo padre, Margarita, ma l'amore non conta nulla se non ci sono i soldi".

Goffredo i soldi li aveva ma le regole attuali della chiesa non gli permettevano sbocco alcuno per il divorzio. Se nonché la moglie fosse morta... ma Margarita era una creatura troppo pura e buona per pensare ad una cosa simile.
Allora non le rimase altro da fare: pianse di nascosto.
Il dolce Goffredo veniva spesso a far visita all'amata, si intrufolava dalla finestra e facevano l'amore.

Quando Margarita incontrò il promesso sposo non provò altro che tanta tristezza. Aveva poco più dei venticinque anni(come Goffredo, dopo tutto), corporatura media, non aveva nulla di particolare se non un profonda cicatrice nella guancia. La salutò con occhi brillanti e con il baciamano.

Si sposarono nella stessa chiesa dove lei aveva incontrato per la prima volta lo sguardo di Goffredo.
L'abito bianco le stringeva il corpo pieno e i seni, mentre un velo copriva il suo dolce volto. Era vestita del colore puro ma era solo apparenza, la purezza l'aveva persa ormai da tempo.
Passò tutta la messa con lo sguardo spento e assente, cercando di immaginarsi insieme al suo amante.

Quando si trovarono in camera da letto finse dolore per mostrare la sua castità e poi pianse lacrime vere: non perse la verginità ma perse se stessa.

Si scrissero per mesi lunghe lettere d'amore, amandosi in silenzio, coi pensieri, di nascosto dal mondo, senza vedersi...

"Oh mia dolce Margarita..."

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