Capitolo 4.

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"Il coraggio di una guerriera stanca di combattere. Il coraggio, che non l'aveva mai abbandonata, adesso veniva meno, lei non aveva più le forze o, almeno, credeva così. Squarci del passato che le impedivano di respirare, di pensare lucidamente. Le impedivano di essere coraggiosa. O, almeno, lei pensava così."

***

Ennesimo incubo, stanotte.
Ennesimo infernale inizio di giornata.
Ennesimo tentativo di mascherare la tristezza a Louis.
Ennesimo fallimento nel riuscirci.
Ennesima bugia, ennesima giornata no.
Ennesima merda.

- Che hai?

Sorrido. Mi guarda con disappunto, mentre io continuo a sorridere. Perché, se sorridi, saranno in pochi quelli a notare che hai paura. Se sorridi, la vita appare meno di merda, anche se, obiettivamente, la vita è tutta di merda.

- Ho dormito meno del solito, sono solo stanca.

Ed in parte è vero. Sono così stanca di continuare a vivere così, come se fossi solo un burattino, come se dovessi continuare a vivere, a respirare, a sorridere, a parlare regolarmente con mia mamma, con Alice, solo per abitudine. Come se ci fosse un meccanismo, dentro di me, che non mi permette di uscire dalla sfera in cui mi sono rinchiusa per scappare da tutto. Come se dovessi davvero continuare ad essere qualcosa che non volevo essere, ma che sono stata costretta a diventare.

Una ragazzina con un sogno dalle ali spezzate, con tante lacrime amare, trattenute a causa di due occhi, neri come la pece, che le chiedevano, le ordinavano quasi, di non versare nemmeno una piccola, inutile, stupidissima e insignificante lacrima.

E lui annuisce, sorridendo appena. Un sorriso di comprensione. Un giorno crollerò, lo so io, lo sa Louis, lo sa Liam, lo sa Niall, lo saprebbe Harry, se solo fosse qui, a volermi conoscere; ma il suo in effetti volteggia ancora tra di noi, nessun'altra parola, solo il suo sguardo indifferente, ancora e ancora su di me.
La mamma non lo sa, che potrei crollare, troppo impegnata a cercare di tenere uniti i suoi pezzi, troppo impegnata a badare alla piccola Alice, che, per i suoi cinque anni, non si fa troppe domande, non si chiede dov'è la sua sorellina che giocava sempre con lei, che le faceva fare vola-vola, quella che adesso non va più a prenderla a scuola; non si chiede dov'è il suo papà, non si chiede perché lei è un pianeta con un solo satellite, che è la mamma. Non si chiede perché è tutto così sbagliato. Non si chiede perché suo padre è assente, perché non le dà quegli abbracci speciali di cui parlano tutti. Quegli abbracci che solo i padri sanno dare. Quegli abbracci che lei non avrà mai. Quegli abbracci che, a me, ricordarli, fa solo male, come tanti piccoli pugnali che si conficcano nella pelle, fin dentro le ossa, spezzando anche il più piccolo dei nervi. Perché mi aveva promesso protezione e mi ha lasciata nelle braccia di un mostro. Aveva promesso presenza e ha lasciato solo il sapore della sua assenza, il rumore del vuoto che si creava tra noi. Alice non si fa domande o, ponendosele, cerca di dare una risposta semplice, quella che le faccia meno male. E fa bene. Anche io spesso faccio così. Le risposte più semplici ci permettono di andare avanti, ignorando il dolore. E Alice fa così.
Lei continua a vivere e a dare vita alla mamma.

- Stasera usciamo e non accetto un no come risposta, piccola merda.

Sorrido, mentre lui mi lascia una pacca amichevole sul sedere e mi attira in un abbraccio che sa di salvezza.
Anche Louis è un satellite: il mio satellite. Ruota attorno a me, si preoccupa di farmi mangiare, di farmi ridere, si preoccupa di non farmi cadere e rompermi in mille pezzi. Ma io sono già rotta, spaccata in pezzettini minuscoli. Solo che riesco a tenerli uniti e fare finta di niente. Usando il mio sorriso come scudo. E Louis lo sa, sa che c'è molto più di un ho dormito male, dietro le mie giustificazioni. Lo sa, ma non indaga. Sa quanto sia difficile parlare del mio passato e sa anche che mi fa male tenere tutto dentro. Ma lui è qui e aspetta. Aspetta il momento in cui io crollerò per rimettere insieme i miei pezzi e riportarmi alla vita, lentamente. Lui è Louis, il migliore amico che non si lascia spaventare da una risposta sgarbata, o una giornata no. Lui resta, sempre. Non torna mai, semplicemente perché è una persona che non se ne va.

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