"Il silenzio era una brutta cosa, le faceva paura. Era proprio nei momenti silenziosi che i pensieri le tartassavano la mente, facendola diventare matta. Ma in sua compagnia anche la cosa più brutta diventava piacevole. E lei non voleva abituarsi a quella tranquillità. Neanche lui avrebbe voluto farlo. Il problema è che più cerchi di combattere una cosa, più questa ti entra dentro, nella pelle. E loro se ne accorsero solo quando avevano già smesso di lottare."
***
C'era anche lui, ieri. E ha fatto più male che mai, perché non so mai cosa aspettarmi. E lo so che abbiamo parlato una mezza volta, ma è come se fosse un ossessione per me. È come se fosse droga. Prendi la prima pasticca, sarà solo per questa volta, ti dici; ma poi quella volta si trasforma in un'altra e vai avanti finché non ti ritrovi steso al suolo, per overdose. Lui è così, ma la sua presenza nella mia mente, ne sono sicura, non può essere dannosa.
Ma, come in biblioteca, ha evitato il mio sguardo, ha evitato di passare la serata con noi. Sto aspettando qualcuno, ha detto. Ma quel qualcuno non è arrivato. Lui era lì, da solo. Ed è rimasto lì per un bel po' con la testa tra le mani, l'espressione corrucciata, il piede che batteva freneticamente al suolo, come se qualcosa lo tormentasse. Rinchiuso in un labirinto, con la paura di fidarsi di qualcuno che potrebbe suggerirgli la via d'uscita, ma che potrebbe anche attirarlo verso il centro, verso il Minotauro che gli farà perdere la ragione. Così bello, così dannato, così adorabile. Ed io mi sono limitata a stare così, a fissarlo, imprimendo nella mia mente ogni suo piccolo dettaglio.
E poi, così, ho smesso di osservarlo, perché ho capito che guardarlo non mi avrebbe portata da nessuna parte. Ho passato una serata intera con lo sguardo nel mio piatto, spezzettando il mio hamburger, cercando il coraggio di andare al suo tavolo.
E poi, decisa a parlargli, ho alzato lo sguardo e lui... beh... lui non c'era più.
E Louis lo ha sempre saputo, che non sono una che si affeziona o che dimostra le cose, ma anche lui ieri sera si è sentito schiacciato dal peso dei miei pensieri. Io ci provo, ci provo davvero a non fargli del male, ad essere un'amica di cui fidarsi, un'amica da amare. Eppure sono sempre brava a deluderlo. Ma non volevo, non volevo partecipare passivamente alla serata di ieri, lasciando lui e Niall in disparte, ma proprio non ce la facevo. E lo so che merita di più, cazzo.
Stamattina non è venuto a svegliarmi, ha detto di aver fatto tardi. Ma lo so, so che è deluso.Bambina dallo sguardo corrucciato. Bambino dagli occhi azzurri e dal sorriso contagioso. Caramelle. Sorrisoni. Presenze che alleviano il peso delle mancanze, dell'abbandono. Bambina cresciuta. Bambino cresciuto col sorriso sul volto. Piccola donna che non sorride più. Vuoto. Spento. Buio. Triste. Ragazzo che non sa come rimettere ordine in quel caos. Vuoto. Spento. Buio. Triste.
- Sei sempre così pensierosa, sai?
E io alzo lo sguardo e osservo Zayn dal bancone, mentre lui si sistema meglio sulla poltroncina. E mi sorride, il sorriso amaro di chi ha conosciuto la sofferenza.
- Non lavori mai, tu?
È una domanda ironica, ma aiuta. Riesco a spostare l'attenzione da me a lui.
E mentre mi avvicino sedendomi accanto a lui, lui ride, una risata tranquilla, senza pensieri, il sorriso spettacolare di chi ce l'ha fatta.
E io rido con lui, anche se non so il motivo, anche se io ancora non ce l'ho fatta. Anche se sono ancora a terra. Ma rido, rido tanto, quasi una risata liberatoria.
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Young.
RomanceIo gli ho dato il mio cuore e lui lo ha preso e lo ha stretto crudelmente fino a ucciderlo. Cover by fabbricantedisogni