Prigioniero

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Nella mia mente, in questo sogno, tutto è possibile.
È così ogni notte, sono l'onironauta di me stesso.
Viaggio nei meandri più marci della mia mente , perso e senza orientamento.
Come me credo sia l'uomo dagli occhi verdi, anche lui viaggia senza meta.
In preda alla corrente dell'oscurità. Non so però cosa ci faccia nella mie mente.
Tutto nero.
Come un fiume, o meglio, una cascata , iniziano a piovere dal nulla, gocce.
Gocce bianche.
Mi bruciano di nuovo gli occhi.
Ma non per modo di dire, sento davvero una fiamma sul mio iride.
Involontariamente iniziano a lacrimarmi , in modo sproporzionato, mentre le gocce cadono  e si distruggono nel buio.
Ogni lacrima che gronda, si riunisce ai miei piedi e presto sento che si sta formando una pozzanghera.
Ho una nausea terribile, un ammutinamento generale del mio organismo.
Cerco con le mani di tapparmi gli occhi, che ora grondano acqua a dismisura.
È dolorosissimo e sento di essere prossimo a perdere i sensi, tutti i miei arti tremano e ogni mio capillare è in fiamme.
Forse questa è la risposta immunitaria, forse per questo motivo dai miei occhi cola una cascata interminabile e lacerante di lacrime.
Piango per la sofferenza o soffro per il pianto.
Intanto  la pozzanghera diventa più grande e mi arriva alle ginocchia.
Se continua così occuperà tutta l'oscurità.
Annegherò, lo so, Dio.
Lo so.
Non va bene, non va bene niente.
Tutto ciò mi fa contorcere dal dolore e per un attimo, mi viene voglia di strapparmi gli occhi.
Potrebbe essere l'unico modo.
Non tocco più terra.
Cristo, sto impazzendo.
Ormai le lacrime sono quasi al mio collo e sento lo spazio chiudersi.
Claustrofobia e oscurità soffocante.
Appena inizio a galleggiare nel mio pianto, sento con le mani, che sopra di me, nell'oscurità, c'è una botola.
La distinguo chiaramente.
Senza pensarci nemmeno un secondo, inizio a dare convulsamente e con foga dei colpi per sfondarla, tra grida e lamenti di dolore.
Cede dopo poco, più facilmente di quanto pensassi e ancor più facilmente riesco a salirvi.
Arrivato su, immediatamente mi sdraio , dolce sollievo, mi sento meglio.
I miei occhi si rilassano di colpo.
Sono tutto bagnato.
Prendo un respiro profondo.
Non piango più, sono stanchissimo.
Mi sento morto.
In una stanza.
Con quattro pareti solide.
Una vera stanza, adesso.
Ovunque mi giri ci sono solo delle pareti.
Il mio stupore curioso si tramuta presto in un terrore più angosciato del precedente.       
Ora che mi trovo in questa stanza sembra quasi che tutte le mie riflessioni  siano state compresse fino a implodermi nella testa.                   
Che mi gira , o forse sono proprio le pareti?
In continuo movimento , vedo scorrere visi e grida.
Non c'è aria.
Non c'era spazio per tutto l'assordante silenzio rumoroso nella mia piccola stupida testa che non riesce a ricordare niente.
Mi giro intorno con fare angosciato , quasi piangendo.
Affianco a me  giace un cadavere ingrumato sul quale banchettano due ratti.
L'odore è  nauseante e non riesco a trattenere un conato.
Dio, che schifo.
Gira tutto ancora più veloce e mi sto vomitando addosso.
Gli occhi si sono seccati e gli sono caduti dentro il cranio.
La bocca  è arsa e tumefatta, mutilata.
Ma non serve, per riconoscerlo. Lo so benissimo chi è.
È lui, l'uomo nero.
È rimasto vittima dei miei sogni.
Le sue dita sono mangiate e graffiate fino all'osso.
Vorrei pensare che abbia fatto quel macello cercando di trovare un uscita, ma son sicuro che stesse per morire di fame e abbia iniziato a mangiarsi le mani.
La sua carne non è ancora decomposta.
Sto continuando a vomitarmi addosso.
Vorrei gridare, ma nei sogni non  sento la mia voce.
Ogni parola è silenzio.
Credo sia questa l'unica cosa che mi permette di distinguere i miei sogni dalla realtà.
È tutto muto.
E stretto.
Non va bene, non va bene no, cazzo.
Dovrei già essere sveglio da molto, non capisco.
Sono in trappola.
Cristo.
Si, ne sono certo, è così. 
Sono prigioniero del mio subconscio.
Minotauro dei labirinti onirici.
Senza via d'uscita.
Non va bene, non va bene no.
Dov'è la mia mente, dove sono le sue chiavi?
Non ci voglio nemmeno pensare ormai.
Sono esausto e distrutto.

" Beh, almeno non dovrò partire anch'io dalle mie mani."

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