La pioggia cadeva fitta mentre aspettavo l'autobus maledicendo quel Dio di cui non ero completamente sicura.
Dopo 9 minuti (lo sapevo perché avevo controllato -ah, la mia mania!) l'autobus si fermò davanti a me, ma era stracolmo e per ogni persona che usciva, altri due mi spintonavano e entravano.
Così decisi infine di dirigermi a piedi, perché di aspettare ancora non ne avevo voglia.
La pioggia aumentò, così mi misi a correre.
Arrivata a casa era tardi, ero bagnata e arrabbiata: avevo litigato con il mio ragazzo.
Un cretino, maschilista e pieno di pregiudizi.
Ci eravamo incontrati per stare un pò insieme, ma aveva preteso che gli donassi la mia verginità.
Avevo 15 anni, cosa pensava?
Non avrei mai donato la parte più intima di me ad un simile idiota.
Gli avevo dato un sonoro cazzotto (amavo la parte aggressiva di me) e me ne ero andata, lasciandolo stordito e col naso sanguinante.
A casa misi la musica al massimo dalle casse nella mia stanza e iniziai a ballare senza un perché, ridendo senza un perché.
Amavo la parte folle di me.
Mi fermai solo quando, un'ora dopo, mia madre entrò urlando che era pronta la cena.
Ci sedemmo a tavola.
Mi sembrava così vuota da quando...
Non volevo pensarci.
Tom entrò nella cucina "hey sorellina, dov'eri finita oggi?"
Mi scompigliò i capelli e si sedette al posto di Trent.
Divenne rosso dall'imbarazzo e forse anche dalla tristezza, e si affrettò a cambiare posto.
Tom era un ragazzone di 18 anni, alto e slanciato, con un bel fisico allenato.
Era un campione di snowboard, ma aveva smesso in seguito ad una brutta esperienza...
Gli occhi verdi, i capelli praticamente bianchi e la pelle perfetta erano sempre state caratteristiche che contrastinguevano i gemelli Nox.
Oggettivamente era davvero un bel ragazzo, ma rimaneva quello scemo del mio fratello maggiore, il che sottraeva punti al suo aspetto.
Io non ero mai stata associata a loro: bassa, con gli occhi grigi, i capelli neri e la pelle bianca, guardandomi non ti sarebbero mai venuti in mente i gemelli Nox.
Però ero una Nox anche io, e spesso le persone rimanevano stupite quando glielo rivelavo.
Mamma richiamò la mia attenzione battendo le mani con un sorriso stampato sulla faccia.
Ci porse le mani per pregare.
Si era molto avvicinata alla Chiesa, non so per quale motivo.
Io me ne ero allontanata. Mi ero cominciata a chiedere se davvero lì su ci fosse qualcuno tanto crudele.
Mamma era davvero una donna straordinaria: dopo quello che ci era successo, non si era lasciata andare, ma, anzi, si era rimboccata le maniche.
Aveva iniziato a fare due lavori per mantenere stabile la nostra condizione economica comunque buona, e si era data da fare per colmare almeno metà del vuoto che avevamo dentro.
Era così impegnata a fare tutto, che spesso pensavo lo facesse per non fermarsi a pensare.
Mangiammo chiaccherando del più e del meno, raccontando la nostra giornata.
Una volta a letto decisi di leggere un buon libro, così mi diressi alla libreria per afferrare il libro che avevo letto ormai una quindicina di volte: "La Solitudine Dei Numeri Primi."
Lessi finché non mi si appannò la vista, e decisi di mettermi a dormire.
Dormire era diventato un incubo, ne ero spaventata.
Facevo incubi da cui non sapevo svegliarmi, e spesso mi svegliavo nella notte sudata mentre piangevo.
Nel mezzo della notte fui svegliata da delle urla.
Corsi in camera di mio fratello e spalancai la porta.
Corsi sul suo letto e tentai di calmarlo.
Urlava, era sudato. Le vene del collo e della fronte gli pulsavano violentemente mentre si dimenava in preda ad un incubo.
Lo abbracciai cercando di circondarlo con le braccia "shh..è tutto okay, sono io..dai dormi, così.. va tutto bene"
Si rimise a letto, dormendo.
Ero abituata ai suoi incubi.
Nel primo periodo erano davvero spaventosi, urlava così forte che avevo paura ad andare da lui, ma quando mi facevo coraggio ed entravo, mi obbligava a uscire perché se ne vergognava.
Dopo qualche mese eravamo arrivati al tacito patto di soccorrerci a vicenda, perché avevo incubi anche io molto spesso, e la mamma faceva già molto.
Però, da quando era arrivata Beth nella vita di Tom, gli incubi erano molto meno frequenti.
Non ne aveva, quando dormiva con lei. Era diventata una di famiglia, ormai.
Era come un angelo venuto per salvarlo.
Aveva conosciuto le bestie di Tom e aveva scelto di amarle come fossero sue.
Le eravamo molto grati per questo.
Alla fine mi addormentai anche io, abbracciata al mio grande protettore, che per primo doveva essere protetto.
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Ti Aspettavo E Non Tornavi
RomanceJake e Lexie sono innamorati, innamorati persi. Ma di chi? L'amore fa male, ferisce e distrugge. Ma loro sanno curarsi.