Il tema

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Un tema sull'amore. Tra tutti gli argomenti che il prof poteva scegliere, ha deciso l'amore. Le mie compagne di classe hanno esultato nel leggere la consegna, io invece mi sono unita alla scontentezza dei maschi. Rileggo il foglio scritto al computer che tengo in mano:

"Articolo o saggio breve:
Scrivi le tue riflessioni e fai alcune considerazioni sui frammenti (presi da alcune opere studiate in classe) sotto riportati che trattano il tema dell'amore."

Tutto qui. Nessuna raccomandazione, nessun obbligo di rispettare regole di letteratura italiana se non quelle riguardanti l'articolo o il saggio breve e ovviamente fare meno errori possibili. Osservo il mio prof: ha esattamente l'età di mio padre, ovvero cinquant'anni. È un tipo atletico, coi capelli brizzolati e una barba tagliata molto corta. Nel complesso si può dire che è un bell'uomo, o meglio, sicuramente lo é stato da giovane. Gli voglio un bene dell'anima, lo considero quasi fosse un secondo padre e nelle gite scolastiche per me è un padre a tutti gli effetti. In seconda liceo ci siamo scambiati il numero di cellulare esclusivamente per sicurezza: avevo aderito ad un progetto scolastico chiamato "Il Daino nello zaino" assieme alla mia unica compagna di classe di allora; il problema fu che una settimana prima ebbi una forte influenza. Fortunatamente il sabato - giorno conclusivo del progetto - guarii quasi del tutto, presi un antidolorifico e mi recai a scuola. Mia mamma aveva parlato con lui il giorno prima dato che c'era stato il colloquio con i genitori e il prof le aveva promesso che mi avrebbe tenuta d'occhio. Ed infatti lo fece: mi diede il suo numero mentre eravamo in autobus e per tutto il giorno mi stette vicino o nei paraggi. Non accadde nulla di brutto però fu una giornata stupenda: faceva freddo (novembre era arrivato da un pezzo), però camminare tra gli alberi - con altri ragazzi e ragazze, in attesa che un daino od un cervo ci passasse accanto - era davvero emozionante. Il progetto consisteva nel partecipare a qualche lezione preparativa sui daini e cervi: imparare a distinguerli, saper identificare i maschio dalle femmina, giovane o anziano e riuscire a distinguere i cuccioli.
— Beth? — la sua voce mi risveglia dai ricordi. Il suo volto è poco distante dal mio e la sua espressione mi fa alquanto ridere. Mi trattengo perché per quanto io e lui abbiamo un ottimo rapporto, non posso certo ridergli in faccia davanti a tutti. E comunque non lo farei anche se fossimo soli: ho il massimo rispetto nei suoi confronti.
— Mi scusi, stavo pensando... —
— Mi basta che non perdi la cognizione del tempo, ti conosco Beth — mi fa l'occhiolino. Ricambio con un sorriso, ma poi mi torna in mente il tema e m'incupisco.
— Cosa c'è? — domanda perplesso.
— Doveva scegliere proprio l'amore come argomento? — borbotto per non farmi sentire da nessuno. Lui non riesce a trattenersi e alcuni compagni alzano la testa dal foglio: non gli ci vuole molto per capire il motivo della risata del prof e così si uniscono a lui. Mi conoscono bene ormai, forse meglio di quanto mi conosca io.
— Però prof, Beth ha ragione. Questo tema fa veramente schif... — cerca di dire Peter, qualche fila più indietro di me. Viene interrotto dal suo compagni di banco Nick che gli tira una gomitata. Vorrei fulminare con gli occhi Peter, però è nascosto dalla massa infinita di Robert, il "grassottello" della classe e l'unico che riesco a vedere è Nick.
— Forza ragazzi, scrivete quello che vi viene in mente. Non c'è nulla né di giusto né di sbagliato. C'è solo il vostro pensiero — conclude sedendosi dietro la cattedra.
L'amore. Ma cosa ne so io dell'amore? Caccio via alcuni pensieri che tentano di venire a galla. Ricordi più che pensieri. Questo tema andrà male, ma non m'importa. Per quanto voglia bene al mio prof, non posso raccontargli alcune ferite del mio passato. Ferite cicatrizzate solo in parte. Lancio un'occhiata all'orologio appeso al muro: cavoli! Sono già passati quaranta minuti e io non ho ancora scritto nulla. Tre ore di tempo per un tema del diavolo. Cosa posso scrivere se non ho mai avuto una ragazzo!? Decido di lasciar perdere: come ogni volta mi metterò a scrivere un'ora prima dello scadere del tempo. Senza farmi vedere da nessuno afferro il cellulare da sotto il banco e infilo le cuffie: abbasso lo sguardo e scelgo "Stillness of the mind", colonna sonora del film "A single man". Le note si suggeguono una dietro l'altra: chiudo gli occhi per assaporare meglio questa melodia malinconica, triste ma che mi imprime coraggio. In breve però capisco che non posso assolutamente continuare ad ascoltarla. I ricordi tornano e le lacrime spingono sul bordo degli occhi per uscire. Devo impedirlo. Non posso cedere nuovamente. Sfioro col dito lo schermo del cellulare e per mia fortuna la canzone che segue è "Demons" degli Imagine Dragons. La mia preferita. Una canzone che rispecchia ciò che voglio dagli altri: non essere guardata dritta negli occhi. Di nuovo senza farmi notare poso la fronte sul banco, cerco di nascondere il viso coi miei lunghi capelli neri. Maledizione! Forse neanche la mia canzone preferita mi aiuterà ad avere l'ispirazione per il compito.
Quando riapro gli occhi guardo l'orologio: é già passata un'ora e mezza e alcune idee cominciano a frullare per la mia mente. Non voglio dirgli la verità però neppure voglio mentirgli: parlerò dell'amore in maniera distaccata, sempre se riuscirò a scrivere cose sensate. Comincio a scrivere.

Suona la campanella e contemplo il mio foglio completamente scritto: anche questa volta due facciate non mi sono bastate e ho sforato con una terza. Poco importa. Durante il compito avevo messo la canzone "Demons" a ripetizione e adesso mollo cuffie e cellulare sotto il banco. Tutti i miei compagni si alzano e consegnano il compito, impazienti di andare a fare merenda. Ma io e il mio migliore amico Matt no. Siamo gli unici rimasti in classe a scrivere come pazzi per cercare di terminare.
— Com'è che voi due siete sempre gli ultimi e finite sempre assieme? — chiede il prof con un'espressione divertita. Conosco quello sguardo: provocatorio, intrigante e - lo devo ammette - alquanto buffa. So a cosa sta pensando: che io e Matt siamo talmente legati che non riusciamo a fare una cosa senza avere il supporto dell'altro, che io e lui dovremmo stare assieme perché stiamo bene e che lui è cotto di me dalla prima liceo. Tutte scemenze. Lui mi vuole bene come una sorella e io come un fratello, non l'ho mai visto in modo diverso.
— Ho...ho quasi terminato prof — rivela andando a toccarsi la zazzera di capelli che si ritrova. Amo i suoi capelli: gli arrivano poco sopra le spalle e i moti ondulati che formano mi ipnotizzano continuamente. Devo ammettere che sono veramente belli e che ho avuto più volte il piacere di infilare le mie dita in quella chioma morbida. Mi riconcentro sul compito e scrivo le mie ultime cavolate, dopo di che io e Matt ci alziamo contemporaneamente e consegnamo il compito.
— Ti aspetto fuori — mi dice chiudendo la porta dell'aula. Caro il mio Matt! Ha già capito che avevo bisogno di parlare col prof senza che io gli dicessi nulla. Gli è bastato guardarmi un secondo, ma d'altronde non dovrei stupirmi: lui mi legge come se fossi un libro aperto. Ma non è sempre stato così e non sempre gli riesce...Aspetta, cosa devo fare? Ah sì! Dirne quattro al mio prof preferito!
— Ora mi può spiegare il perché? — chiedo, cercando di nascondere la mia curiosità e irritazione.
— Perché cosa? — ribatte senza alzare lo sguardo dai fogli.
— Ma insomma prof...perché si diverte a stuzzicarmi così? Lo sa perfettamente a cosa mi riferisco! — esclamo alzando le braccia al cielo. Posso permettermi di avere un atteggiamento simile con lui perché sa che io qualunque cosa faccia o dica non gli mancherei mai di rispetto. E poi siamo soli. Finalmente mi guarda, non dritto negli occhi perché sa che mi dà fastidio, e l'espressione che leggo non solo è divertita ma anche piena di affetto. Non riesco a trattenere un sorriso che lui ricambia.
— Siete in quinta, so bene come scrivete e i punti in cui vi perdete con la grammatica. So quasi con certezza quale sarà la tipologia di tema che sceglierete all'esame di maturità perché vi conosco bene — si ferma e i suoi occhi diventano nostalgici — L'anno prossimo non vi vedrò più però prima che questo accada volevo conoscere il vostro parere sul sentimento più importante delle nostre vite. —
Sono belle le sue parole e si vede che sono sentite. Mi trattengo: non voglio piangere di fronte a lui.
— Non mi piace l'amore e non lo voglio — dico serrando la mascella.
— È appunto per questo che ho proposto il tema — continua. Non capisco, sono confusa.
— Lo ha fatto per me? — domano un po' onorata ma anche stizzita. Cosa gliene frega a lui di ciò che penso su questo argomento. Dentro di me però so che gliene importa eccome.
— Anche, ma non solo. Appena leggerò il tuo tema vedrò se ho raggiunto il mio obiettivo — conclude alzandosi e sistemandosi la borsa. Mi fa segno di precederlo e usciamo dall'aula. Percorriamo il corridoio assieme, ognuno immerso nel proprio silenzio e nei propri pensieri. È davvero questo l'ultimo anno? Com'è possibile che siano già passati cinque anni. Non può essere, non voglio. Il prof mi sorpassa e poco prima di sparire tra la folla di ragazzi si gira e mi guarda.
— Lo so che cambierai idea. Ti aiuterò in questo — detto ciò, sparisce.
Mi sento bruciare dentro, un turbinio di emozioni mi percorrono il corpo e per quanto tenti di fermarle non ci riesco. Fisso il vuoto. Poi un tocco sulla spalla mi fa ritornare nel mondo scolastico. È Matt.
— Allora? — mi domanda curioso.
— Allora che? — ribatto acida, più di quanto non volessi.
— Com'è andata la tua chiacchierata col prof? —
Non so che dire. Lo guardo dritto negli occhi ma subito dopo abbasso lo sguardo perché non voglio che anche lui faccia il mio stesso passo falso. Cercando di non guardarlo eccessivamente cerco una risposta. Matt sembra in imbarazzo o è una mia impressione? O forse no, forse è a disagio? Non importa, perché la risposta che cercavo l'ho trovata.
— Io lo uccido quello! —
Matt scoppia in una risata assordante. Ride di gusto mentre ci avviciniamo alle macchinette del caffè.


La ragazza dagli occhi bagnatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora