A scuola scorre tutto veloce, senza che io riesca ad afferrare qualcosa. Sono come una spettatrice impotente di un treno in corsa attraverso terre anonime, che non posso mettere a fuoco.
All'arrivo in classe non parlo quasi mai, nemmeno con le mie amiche, che circondano il mio banco come i pali di un recinto. Mi sento in prigione, catturata da una volontà che non posso governare.
I pensieri, i sogni non sono più miei.
Io sono loro.
È molto strano quello che mi succede: nulla di ciò che mi circonda ha la minima importanza. L'unica forza che mi muove si trova dentro la mia testa e ci resta ancorata, incagliata sul fondale della mia memoria.
"Alma!".
È Naomi, l'unica persona abbastanza sicura di sé da non considerarmi una rivale o da venerarmi come una dea. Per un certo periodo della mia vita ho ricercato quel tipo di devozione, ma poi ho capito che non mi serviva a nulla. Voglio persone di cui posso fidarmi. Non fede, ma fiducia.
"Ciao".
Mi accorgo di essere distante anni luce.
"Va tutto bene? Non sembra tu abbia dormito molto".
"In effetti no".
"Pensi ad Erik?".
"Già".
Non dico una parola del giornale. Non dico una parola del racconto.
"Anch'io. E anche le ragazze continuano a pensarci".
Seline non ha il coraggio di guardarci. Ha il volto arrossato di chi non ha fatto altro che piangere.
"Avete notizie?".
"È venuto a scuola".
"Bene" rispondo.
Seline scuote il capo. "È coperto di bende".
La fisso.
"Abbiamo esagerato" singhiozza allora Seline. "Abbiamo davvero esagerato".
"Ssst! Scordatelo!".
"Seline ha ragione" continua Naomi. "Nemmeno io riesco a dimenticare..."
"Non dobbiamo dimenticare" interviene Agatha, con la sua voce bassa e cadenzata. Sembra che parli al ritmo di un vecchio metronomo. "Erik ha avuto quello che si meritava. Discorso chiuso".
Naomi mi osserva per capire se sono d'accordo. Avrei molte cose da dire. Ma oggi non sono in vena di polemiche.
"Discorso chiuso" rispondo.
Agatha tace. Si allontana in silenzio e va a sedersi al suo posto. Naomi mi lancia uno sguardo perplesso.
"È stata una cosa terribile" sussurra.
Mi stringo nelle spalle.
"Poteva accecarlo. È molto nervosa. Pare che sua zia non stia molto bene".
Sollevo lo sguardo. "Non mi ha detto niente".
"Nemmeno a me... sembra che farà alcune assenze, per badare a lei".
"È una cosa grave?".
"Non si capisce, ma probabilmente si".
A quanto ne sappiamo, la zia di Agatha soffre di un morbo che le abbassa drasticamente le difese immunitarie e la costringe a stare chiusa in casa per evitare contagi di qualunque tipo. Anche un banale raffreddore potrebbe costarle la vita.
"Mi dispiace".
"Anche a me. Sarebbe terribile, se...".
"Non dirlo nemmeno".
Tutte e due sappiamo che, se mancasse la zia, lei finirebbe dritta dritta in un istituto, almeno fino ai diciotto anni.
"Ma non c'è nessun altro che potrebbe assistere questa donna, quando Agatha è a scuola?".
Naomi fissa distrattamente gli ultimi nostri compagni che entrano in classe. "Mi ha parlato di un'infermiera che va da loro di tanto in tanto... ma non basta".
"Per questo si è sfogata in quel modo su Erik?"
"Non lo so, Alma. Davvero. Ma quando l'ha fatto, ho avuto paura".
Paura, penso.
Di cosa si deve avere davvero paura? Delle proprie azioni o, invece, di quello che non si riesce a controllare? Di accecare un ragazzo con uno spray urticante, o di perdere senza un motivo una zia ed essere rinchiusa in un orfanotrofio?
Non ho una risposta. La lezione, l'ennesima ora di letteratura, sta per iniziare.
So già che non ascolterò una parola.
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Buoio
Mystery / ThrillerDi Elena P. Melodia Buoio MY LAND Alma ha una normale vita, come ogni adolescente. Amiche, amori, problemi con i genitori. È bellissima e intelligente. Tutto è perfetto. Almeno crede. Finché non cominciano a succede fatti strani a lei e alle persone...