•Capitolo 3•

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Tutto quello che riesco a vedere e c'è si trova all'altezza dei miei occhi è la lettera R in grassetto che risalta sullo sfondo rosso sangue della divisa. La loro divisa. Dei Redon.

I capelli biondi a spazzola, gli occhi di un azzurro limpido e le lentiggini spruzzate sulle guance sono tutte caratteristiche di Emmett, come la sua ridicola fissazione nel chiamarmi con il ridicolo nomignolo verginella. Lo fa dalla prima superiore. Nonostante io dovrei esserci ormai abituata, mi infastidisce da morire.

Solo perché ha una stazza da attaccante ed è pieno di muscoli, non significa che abbia il diritto di affibbiarmi nomignoli ridicoli e imbarazzanti. Del resto neanche Tobias ne ha il diritto, eppure sembra non importargliene.

"Non è per niente un buon giorno se ti ho davanti." Sottolineo e sto per passargli affianco. Lui me lo impedisce.

"Alt, nanerottola." Ghignando come soltanto lui saprebbe fare, mi afferra il braccio.

Sbuffo sonoramente questa volta."Senti, Emmett non è giornata. Tornatene dai tuoi amici e lasciami in pace."

Non ho per niente voglia di ascoltare anche oggi le sue battutine. Non a caso è il migliore amico di Tobias ed entrambi sostengono che io sia solo una bassotta, verginella, stupida, scassa scatole, acida e un mucchio di altre cose. In primis mi permetto di dire che arrivo ad un metro e sessantotto, quindi non è colpa mia se loro sono quasi due metri. Punto secondo: le ragazze piccole sono più simpatiche, è testato. Terzo: la mia non è acidità, ma solo dolcezza andata a male. Tumblr è d'accordo con me ed io sono d'accordo con lui.

"Ehi, sta calma volevo solo chiederti se eri libera questo venerdì sera." Alza un sopracciglio, ed io confusa faccio lo stesso.

"Cheee?" Esclamo, stizzita. Se è un modo contorto per chiedermi di uscire con lui, così che poi abbia una scusa in più per prendermi in giro, proprio casca male.

Scoppia a ridere, e mi strizza l'occhio. "Non farti illusioni, solo che Matt organizza un club per vergini e volevo chiedermi se..."

Stringo il pugno maledettamente irritata, e sto per colpirlo sullo stomaco, quando mi viene in mente che è fatto di pietra.

"Fanculo Sanders." Sbotto, facendomi da parte. Mi incammino verso l'isola che non c'è lasciandomi lui e le sue prese in giro alle spalle.

Lo sento ridere."Andiamo, pensavi davvero che volessi chiederti di uscire?"

Normalmente sarei tornata indietro e gliene avrei cantate, ricordandogli che avere dei muscoli non è equivalente ad avere un cervello, o un buon paio di palle, e che con lui non ci uscirei neanche se fossi in fin di vita e lui l'unica speranza di salvarmi, ma non ho nemmeno voglia di discutere oggi.

È da due settimane che voglio solo crogiolarmi nel dispiacere e nel rimpianto di avere creduto a quell'idiota. Io pensavo davvero mi amasse.

Mai e poi mai avrei pensato che lui con quel viso da angelo fosse un bastardo simile. Mai, altrimenti gli sarei stata alla larga sin da subito. Avrei sicuramente evitato di fare questa fine e trattenere a stento le lacrime ogni volta che si pronuncia la parola ragazzo, oppure sesso.

Quando non riesco a trovare una distrazione mi sento davvero uno schifo. Come mi ero sentita a dieci anni quando mamma mi aveva annunciato la morte del mio pesciolino rosso. L'avevo chiamato Jimmy e ci ero stata veramente molto male. Avevo pianto per giorni.

Ora la situazione è anche peggiore e non so come fare per allontanare la
morsa che ho sul petto e che a ogni minimo ricordo di me e lui insieme, si stringe un po' di più.

Una risata, mi distrae. È così stridula, che non potrei non riconoscerla. È la voce da pulcino strozzato di Miranda.

Mi volto e infatti la vedo. È appoggiata al muro, con una cicca in bocca. Ha la posa di uno struzzo, ma sembra un cammello. Si sta arrotolando i capelli.

Just a stupid kiss ( Ex "Il fratello della mia migliore amica")Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora