Capitolo 1

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«DRIIIIIIIIINNNNNNN!!!!!». Mi svegliai di soprassalto. Odiosa sveglia. Ero nel mio letto matrimoniale d'albergo e al primo trillo della sveglia volai giù con la faccia sul pavimento. Ahia. Dopo aver spento la mia "sveglia killer", andai a prepararmi.
Mi trovavo a Monaco, in Germania, come ogni settimana. Essere una giornalista è faticoso, soprattutto se ogni sabato, o quasi, devi andare in un mega stadio di calcio con migliaia di persone a vedere una partita con gli stessi piccoli uomini.
Il mio lavoro consisteva nel dedicarmi (oltre alla Formula 1) alla Bundesliga. Ma non alla Bundesliga in generale. I grandi capi mi avevano assegnato una squadra in particolare: il Bayern Monaco. Sì, da come ho descritto il tutto sembra che odi il mio lavoro, ma non è così. Odio una persona in particolare.

Appena pronta uscii dall'albergo e mi diressi verso un bar. Ordinai un croissant ripieno di panna e Nutella ed un po' di latte. Ebbene sì, non mi piacciono i cibi salutari e, modestamente, sono bella in carne per vantarmene.
La partita sarebbe stata nel pomeriggio, alle 18 in punto, quindi io avrei avuto un po' di tempo tutto per me.
Decisi di fare una passeggiata per la città.
Tutto d'un tratto ecco una visione, un'immagine divina e spettacolare: una libreria!
«Federica, è un anno che lavori qui e non l'avevi
mai vista?» dissi a me stessa ad alta voce.
Sono un'accanita lettrice, quindi entrai subito alla ricerca di un libro nuovo talmente bello da finire in un giorno. Cercai immediatamente il reparto novità e mi ci diressi.
Uscii con un sacchetto contenente tre libri, rigorosamente in tedesco.
Passai il resto della mattinata a girovagare ed a rilassarmi.

Alle 17 uscii di nuovo dall'albergo ed andai nel parcheggio sotterraneo dove si trovava la mia piccola ma indistruttibile Volkswagen Polo usata, vecchia di tremila anni. L'avevo soprannominata Terminator, perché nonostante la sua età riusciva ancora a stare in piedi.
Dopo una decina di minuti arrivai allo stadio: l'Allianz Arena. La conoscevo più o meno a memoria, ogni suo angolo e piccolo spazio.
Mi diressi verso il gate che portava la scritta "PRESS", per la stampa e per i giornalisti. Appena varcata l'entrata un alone di rabbia mi ricoprii: avrei dovuto incontrare quell'odioso.
La stampa passava nello stesso tunnel che i giocatori dovevano attraversare per andare negli spogliatoi. Cercai di attraversare il tunnel il più velocemente possibile, ovvero la velocità massima che le gambine di una persona alta 1.65 potevano raggiungere, ma anche se stavo quasi correndo, era inevitabile: eccolo lì, quell'essere odioso, insulso, vomitevole e cinico di nome Manuel Neuer.

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