Finita la partita, raggiunsi il Tunnel degli Orrori, pronta a svolgere le mie solite interviste. Presi il registratore, il mio taccuino con le domande e mi misi alla ricerca di un calciatore da intervistare.
Oh, ma guarda un po', l'unico libero era proprio lui, Mr. Neuer in persona. Non avevo altra scelta. Mi diressi cautamente verso di lui, sperando che non mi vedesse e che un altro calciatore si liberasse, ma questo non accade mai, giusto? e lui mi vide. Con sguardo fermo mi osservò, mi squadrò.
Indossava una tuta rossa del Bayern, con calzoncini corti ed infradito. Portava uno di quei capellini New Era, quelli con la visiera dritta che da sempre odiavo. Pensavo stessero male a chiunque, ma lui stava bene. Lo ammisi a me stessa, deglutendo.
Osservai le sue infradito. Di solito gli uomini con le infradito sono vergognosamente brutti. Ma lui no. Notai che aveva un piccolo tatuaggio sul piede destro, vicino al tallone, scritto in cinese o in giapponese. Come avevo fatto a non notare così tante cose.
Si accorse che stavo osservando il suo tatuaggio e tutto d'un tratto disse:
«Significa "Amicizia"».
Mi sentii divampare. Cosa cappero mi stava succedendo.
«È un b-bel s-significato» balbettai. Mi odiavo.
«Anche se stento a crederci, talvolta. Ma non sono qui per parlare di me» aggiunsi, cercando di contenermi dal balbettare.
«Volevo farle qualche domanda, a meno che non abbia voglia di mandarmi a quel paese un'altra volta» aggiunsi, sicura di me, anche se mi accorsi che non lo avevo lasciato parlare neanche per un secondo.
«Non ti manderò a quel paese, Federica, non ce n'è più bisogno». In quel momento capii. Capii perché ella non c'era oggi alla partita. Mi assalii una voglia irresistibile di chiedergli spiegazioni. D'altronde non ero in diretta, non c'era alcuna telecamera pronta a registrarmi. Solo io, lui e il mio taccuino.
Non feci in tempo a mettere insieme le parole per formare la frase che egli cominciò a parlare:
«So a cosa stai pensando. È successo una settimana fa. Mi ha lasciato lei. Diceva che l'avevo stancata, che non le piacevano le mie carinerie e dolcezze perché a lei importavano solo i miei soldi e la mia fama. Le importava che le comprassi vestiti nuovi, che portassi il suo cane dal veterinario e che gli comprassi il cibo, le importava che la portassi a feste, in vacanza e dappertutto, ma non le importavo io. Ero solo un grosso portafoglio a sua disposizione. Non le interessava della mia fondazione, di cosa pensassi io o di cosa avrei preferito fare».
Ero immobile, impietrita, come se i miei piedi fossero incollati al pavimento. Stavo scoprendo troppe verità in una sola giornata.
Ad un certo punto mi accorsi di una cosa: aveva detto il tutto con una tale foga e senza fermarsi un attimo che il suo corpo tremava come una foglia ed era pallido in viso.
Era quasi impressionante vedere un uomo così forte e vigoroso, essere così fragile per cotanta sofferenza.
«È tutto» disse con voce rotta.
Ed io rimasi immobile, nel mezzo del Tunnel degli Orrori, con la bocca semiaperta, mentre ripensavo se tutto quello a cui avevo appena assistito fosse un sogno e valutando la veridicità della parola Orrore che descriveva quel tunnel.
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Tutti i Brezel di Monaco
FanfictionFederica ha venticinque anni, è una giornalista, lavora a Monaco di Baviera e si occupa del Bayern Monaco, famosa squadra di calcio. Manuel Neuer è la persona che odia di più al mondo e, ovviamente, lui ricambia l'antipatia. Però, in seguito a sfort...