❁1❁ Brina.

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Brano consigliato durante la lettura: ‘It's OK’ - Tom Rosental.

Varcai il cancello ferreo che quel giorno era ricoperto da un leggero strato bianco di neve, strinsi tra le mani i fiori che avevo tagliato io stessa dal mio piccolo giardino di casa. Crisantemi bianchi, coltivavo solo crisantemi bianchi.
La mia pelle era ormai immune al freddo, venivo in questo posto da anni, sempre alla stessa ora: alle sei e mezza del mattino.
Richiusi dietro di me il cancello, cercando di essere più silenziosa possibile e svoltai in uno dei corridoi a destra. Sfregai le mani coperte dai guanti di lana per potermi procurare calore, l'aria norvegese era davvero tagliente.
La strada era la stessa, da ormai anni, e io la sapevo a memoria, da anni. Nonostante avessi quasi trentacinque anni e nonostante ne fossero passati dieci da quella mattina, niente era cambiato dalla prima volta che errai tra le lapidi di questo piccolo cimitero nel bel mezzo della Norvegia meridionale.
Il freddo pungente della notte precedente aveva cristallizzato l'erbetta che cresceva incolta sotto le pietre tombali e che si estendeva in tutto il cimitero.
Salutai Hannika e Groüte che giacevano in tombe adiacenti e poi rivolsi un lieve sorriso a Libhout che, invece, riposava in una tomba incassata nel muro. Avevo fatto amicizia con loro perchè le foto che gli appartenevano mi erano subito piaciute, i loro volti erano raffigurati ridenti e spensierati, m'ispiravano fiducia e così, un giorno, iniziai a parlargli stando beatamente seduta accanto ai lumini di ognuno, e loro ascoltavano senza protestare.
Il terzo corridoio orizzontale a sinistra era quello che cercavo. Nella seconda lapide a partire dal basso della fila centrale, Anita, era sepolta e vi riposava in pace da dieci lunghi anni. Mi chinai e mi appoggiai sulle caviglie, mi sporsi per cambiarle i fiori. Erano solamente di ieri ma per lei dovevano essere sempre freschi. Finii di sistemare i crisantemi rigorosamente bianchi nell'apposito portafiori nero e misi da parte i crisantemi precedenti.
Spolverai la scritta incisa del suo nome che, in quel momento, era velata da qualche fiocco di neve e osservai la lapide. Era la stessa da dieci anni. Anita era fortunata, non poteva più soffrire il freddo. Sorrisi per lei. Più in là su un albero, vidi una farfalla svolazzare fra le foglie. Le sue ali erano color bianco candido, bianco panna, con alcune venature nere e grigio scuro. Dischiuse ancora le ali delicate e venne a posarsi con leggerezza soave sull'angolo della lapide di Anita. Era molto bella, e da vicino ancor di più.
Congiunse ancora una volta le ali e poi cadde a terra, cinquanta centrimetri più giù, proprio ai miei piedi.
La presi in mano e la sgretolai con le dita, riducendo le ali in tanti piccoli pezzetti che, cadendo, si posarono sull'erba ricamata dalla brina.
Scavai una piccola buca nel terreno freddo, a dir poco congelato, e ne seppellii i resti.
Una voce pacata e debole mi distrasse, facendomi sussultare.
Il cimitero era sempre deserto, non ero per niente abituata ad un'altra presenza umana, una persona viva.
“La farfalla” — sussurrò — “Era una specie rara.”
Mi voltai a guardare: era un ragazzo all'incirca della mia età, aveva i capelli corvini e gli occhi color caffè, i lineamenti del viso erano tipici di un asiatico, o meglio di un arabo, e della barba incolta nera gli si spargeva sul viso stranamente abbronzato.
“Non meritava quella fine.”
Osservai il suo volto e lo squadrai, ne memorizzai i tratti, lo ridisegnai nella mia mente e impressi il modo in cui alzava l'angolo destro della bocca per ammiccare.
“Vieni qui spesso?” — chiese ma io stetti zitta, impassibile — “Io no,” — sorrise — “preferisco i posti più allegri ma oggi ho pensato di venire a trovare mio nonno.”
“Vengo qui ogni giorno” — apostrofai.
Per un momento sembrò quasi sorpreso della mia risposta, forse pensava che non gli avrei risposto, o forse non si aspettava che avessi una voce così roca. Beh, erano le sette di mattina dopo tutto.
“Io sono Zayn.”
“Ingrid” — risposi, mi alzai per andargli a stringere la mano.

Chrysanthemum:/kri'sanθim(e)m/
n. a plant of the daisy family wirh brightly coloured ornamental flowers, existing in many cultivated varietes. ORIGIN: mid 16th century: from Latin KHRUSANTHEMON, from Greek KHRUSOSgold’+ ANTHEMONflower’.

Chrysanthemum; zmDove le storie prendono vita. Scoprilo ora