Capitolo 3 - Fuori dal comune, un po' come noi!

232 21 11
                                    

Un paio di mesi di scuola erano bastati a farle capire che non sarebbe servito a molto quel "cambio d'aria", semplicemente la faceva soffrire non poter stare con le sue migliori amiche: Katy, Ariana e Alex. Si ricordava benissimo di come le erano state vicine nei periodi più duri, di come in quel maledetto Agosto le avessero strappato sempre un sorriso, di come erano sempre particolarmente dolci con lei. Amy non se ne sentiva quasi degna, di tutte quelle loro attenzioni. Erano praticamente sorelle per lei. E non averle accanto nelle giornate di scuola era veramente difficile. La certezza di girarsi e trovare un sorriso amico o una battuta un po' sporca magari, ma sempre divertente. Beh, ora non l'aveva più e un po' la faceva soffrire. Anche se ovviamente si sentivano ancora, eccome se si sentivano. Ma averle vicine, sarebbe stato decisamente meglio. Mentre ora si doveva accontentare di un vicino leggermente emo e qualche ochetta pateticamente falsa.
Beh, se non altro il moro, anche parlando poco, diceva cose sensate.
Le ridicole ragazze no.
Eppure era raro che potesse godere della compagnia del ragazzo durante le lezioni: di solito era da qualche parte a fare casino, a mettersi in mezzo ai guai, e ad Amy dispiaceva, perché infondo era pure simpatico. E quelle volte che veniva beccato, tornava sempre con qualche livido il giorno dopo.
"Non fare domande..." Si diceva sempre.
Eppure l'occhio nero sul volto pallido del ragazzo, era impossibile da non notare. Si sentiva in colpa, per la sua finta noncuranza. Ma parlare di un padre violento o di qualche bullo (oppure entrambi) non era proprio ciò che desiderava. Sapeva che era soprattutto il primo la causa dei lividi: chiunque nella classe sembrava sapere che al padre non andava molto a genio il rendimento di Gerard, eppure nessuno (lei inclusa) muoveva un dito per aiutare il moro.
Gerard cercava di non far caso ai suoi sguardi insistenti.
Un po' era divertito dal fatto che tutti vedessero quei segni, ma quasi nessuno gli chiedeva a cosa fossero dovuti. La causa era palese, d'altra parte.
Gli avevano però affidato la ragazza come tutor, visto che era l'unica a parlargli (o forse a dover parlargli), nella speranza che il suo rendimento scolastico migliorare, e con esso il rapporto con il padre.
Quando glielo dissero, rise in faccia ai professori, credendo in uno scherzo; ma quando vide i due volti seri, capì che veramente la stramaledetta scuola l'avrebbe tormentato madandogli persino a casa una specie di professoressa sua coetanea. Fantastico.
A quanto pare nessuno riusciva a capire che più l'avrebbero oppresso, più lui si sarebbe ribellato.
Presto avrebbe fatto una piccola rivolta, si diceva, avrebbe fatto capire a tutti che la sua vocazione era la musica.
Ma forse non ne aveva veramente il coraggio.

La ragazza da parte sua, accettò "l'incarico": facendolo si sarebbe messa almeno in buona luce rispetto ai professori, sperava.
Era un modo come un altro per passare qualche il pomeriggio, e pure se il ragazzo non apprendesse, si diceva, lei si sarebbe sentita meno in debito con lui, riguardo i "misteriosi" lividi.
I due si misero d'accordo per un pomeriggio a casa del moro, dove Gerard avrebbe assistito ad una noiosissimo lezione di letteratura. "Proprio il mio sogno..." Si disse Gerard.

La mattina passò come al solito: qualche minaccia e qualche risatina rivolta al "piccolo depresso". Gerard ormai ci aveva fatto l'abitudine, gli dispiaceva solo un po' notare che stavano assumendo lo stesso atteggiamento con la rossa, che per quanto si sforzare di farsi accettare, era comunque tra gli "sfigati" della classe, probabilmente per colpa del moro.
Ma infondo che importava a lui? Era solo una ragazza come le altre. Ma è anche vero che in tre anni era stata l'unica persona della classe a parlargli, che non fosse suo fratello o qualche suo amico.

Erano circa le quattro, e Gerard era solo a casa: stava suonando la sua adorata chitarra, avrebbe passato quel pomeriggio con lei, si diceva, nessuna interruzione: solo lui e la sua passione per la musica. Ma il suono stridulo del campanello gli ricordò a malincuore dell'appuntamento che aveva con quella ragazza, Amy.
Si passò la mano sul volto scoraggiato: sul serio avrebbe dovuto passare la giornata ad ascoltare una povera tizia parlare?
Infilò un paio di scarpe e scese lentamente le scale.
Si affrettò a far sparire alcuni suoi vestiti sparsi in bagno ed infine aprì la porta.
La ragazza era davanti a lui, e si sorprese di non essersi accorto prima di quanto fosse tremendamente bassa.
"Ciao..." Salutò lei.
"Entra..." Rispose il moro decisamente scocciato. Amy restò un po' dispiaciuta per la risposta secca, ed entrò senza proferire parola.
"Scusa il disordine." Disse il moro. "Vieni su, ti faccio strada!"
Amy appoggiò una mano sul corrimano della scala e appese l'altra alla tracolla della borsa, si sentiva intimorita ogni volta che entrava in una casa per lei nuova, aveva paura di sbagliare qualcosa, come spesso le capitava in realtà.
Arrivati al piano superiore, aprì una porta logora, vi erano molti segni come si vi avessero sbattuto ripetutamente qualcosa, o qualcuno pensò Amy, ricordando i lividi del ragazzo.
Entrò in quella che doveva essere la stanza del ragazzo, che era piuttosto grande: un grande letto azzurro al centro, una grossa libreria (ricolma poco di libri, ma più di dischi), uno specchio e qualche scaffale sparso, un grosso armadio con un poster di una band che non conosceva, una cassettiera ed infine una grande scrivania con un PC ed una luce da tavolo, il tutto illuminato da un'ampia finestra. Tutto era molto candido, pallido, come il ragazzo, ad eccezione del letto, su cui poi notò esserci una stupenda chitarra classica, la cui vista le illuminò gli occhi. Avrebbe quasi voluto toccarla, ma poi si ritrasse, ricordandosi che lei non avrebbe dovuto avere più alcun rapporto con la musica: era troppo doloroso.
"Tu siediti lì" Disse Gerard, indicando la sedia riposta sotto la scrivania "Io vado a prendermi un'altra sedia..."
Amy nel frattempo si sistemò: le sarebbe piaciuto aiutare sul serio il ragazzo, avrebbe tentato di spiegare al ragazzo la lezione con quanto più ardore possibile, per tentare, se non altro di farlo, interessare agli argomenti.
Gerard tornò con la sedia e un vassoio qualche lattina di Cola e alcuni bicchieri, che posò accanto ai libri e ai quaderni della ragazza, maniacalmente ordinata.
"Possiamo cominciare!" Esclamò svogliato aprendo la sua bibita. La rossa le fece qualche domanda su quali argomenti avesse studiato, cosa ricordasse e simili, e la sua risposta fu quasi sempre un esaustivo quanto scoraggiante "nulla". Amy avrebbe voluto infilarsi le mani nei capelli: doveva spiegargli praticamente l'intero programma di ben due mesi in un pomeriggio, poiché il giorno dopo il ragazzo sarebbe stato interrogato. Iniziò a spiegare gli argomenti in modo da non farli sembrare troppo noiosi, tentando di rendere interessanti gli argomenti con qualche lettura particolare. A Gerard forse non importava molto, ma per rispetto stette a sentire, tentando anche di memorizzare le sue parole. Le espressioni concitate della ragazza quando leggeva o parlava di un argomento che le stava a cuore, lo facevano sorridere, erano decisamente buffe per una ragazza seria come lei. Ogni tanto gli chiedeva se stesse capendo, e lui annuiva, perché era vero, finalmente stava capendo, finalmente qualcuno dedicava del tempo a lui per tentare di fargli capire qualcosa.
La sera la ragazza era decisamente stanca, quando finì di parlare, ma vedere l'espressione interessata di Gerard la rese soddisfatta del suo lavoro. Era un bravo ragazzo, si disse, aveva solo dei bisogni un po' particolari, rispetto agli altri.
"Di chi è quel racconto sullo scarabeo?" Chiese il ragazzo
"Oh, Edgar Allan Poe, si intitola "Lo scarabeo d'oro", penso che i suoi racconti ti piaceranno..." Si fermò un attimo. "Trattano di argomenti di fantasia, fuori dal comune... un po' come noi!" Disse cercando di ridere un po' sulla loro ristretta situazione e sociale, riuscendo almeno a far sorridere Gerard.
"Tu suoni la chitarra quindi?" Chiese Amy, mentre Gerard appuntava il nome.
"Eccome, la musica, è la mia vera passione!" Rispose Gerard sorridendo. "Mi piacerebbe da morire farne il mio lavoro: studiare, mettere su una band e farmi finalmente ascoltare da qualcuno! Sarebbe il mio sogno!" Esclamò. Amy lo vide veramente felice, a quel pensiero.
"Già... la musica dà delle sensazioni che nessun'altra altra cosa è in grado di darti, secondo me!" Rispose.
"Allora perché non suoni più?" Le chiese il moro.
Amy cambiò espressione.
"È una storia difficile da spiegare... Raccontarla, è difficile..."
"Viverla ancor di più" Avrebbe voluto terminare.
"Okay... scusa se ho toccato un tasto dolente..."
"Tranquillo... Senti ti ho fatto una copia dei miei schemi comunque, così puoi ripassare, se ti va..." Disse, cambiando argomento.
"Oh, ehm, grazie! Dopo cena li guarderò..."
"Okay... credo si sia fatto tardi, mi conviene andare se non voglio perdere il bus!" Esclamò. Gerard la accompagnò fino alla porta, dove prima di salutarla le disse: "Comunque erano interessanti, tutte quelle cose..." La rossa sorrise, soddisfatta di essere riuscita nel suo intento, almeno a metà finora.
"Ci vediamo domani!" Concluse il ragazzo.
"A domani!"

Ehm ciao
Sì, è un po' di tempo che non scrivo ma avevo un po' di impegni che non sto a dirvi perché non ho voglia, eppoy ero indecisa su come andare avanti.
Soprattutto, il classico uccide le personcine che vogliono avere hobby, vita sociale e voti umanente accettabili come me *sad moment*
Eh va be'.
In questo ciapter volevo far avvicinare un po' i due, senza fare una cosa troppo da bimbaminchia dove tipo sono bff dopo un giorno.
Spero di esserci riuscita bæs!
Eniuei, vado a studiare greco
Hope you enjoyed :)

A Broken Girl And A Lonely Boy - My Chemical RomanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora