Capitolo 4 - Fragile come una farfalla

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Gerard lanciò lo zaino sul divano con forza.
Salì le scale a due a due, con passi pesanti, gli occhi gonfi di lacrime, lacrime di rabbia, molta rabbia. Chiuse con forza la porta della sua stanza, sbattendola così forte che quasi gli sembro di barcollare. Forse stava barcollando, forse stava anche urlando o stava già piangendo, non se ne rendeva conto.
Chiuse anche la finestra e si guardò poi allo specchio: dovette trattenere un urlo, guardandosi. Odiava il la sua faccia e così si sentiva particolarmente orrendo, il volto rosso dalle lacrime o dalle urla oppure forse solo dalla rabbia, non lo sapeva. Era scosso da forti singhiozzi, o forse era proprio lui a tremare.
E alla fine era con se stesso, che era arrabbiato.
Infilò con forza le unghie sotto la pelle, fino a far sanguinare quel braccio che gli sembrava così dannatamente grande, un salsicciotto.
Una goccia di sangue cominciò a scorrere sul braccio e presto ne seguirono altre.
Era rosso, e caldo, bollente.
Era patetico.
Lui, era patetico.
Gli faceva male il braccio e la mano, così lasciò la presa e si accasciò sul letto.
Non ne poteva più di se stesso, era un vero codardo.
Poteva studiare quanto voleva, ma avrebbe sempre avuto quella maledetta ansia, quel panico che gli toglieva il respiro, che lo faceva sembrare così stupido e patetico.
Tutto grazie a quelle maledette risate e quegli insulti che loro gli tiravano così, senza un motivo.
I polmoni vuoti, gli occhi umidi, il volto rosso e la fronte sudata, la voce rotta, le guance rigate di lacrime.
Era stato la solita femminuccia.
E i suoi "compagni" ovviamente non avevano tardato a farglielo notare.
Concetto che era stato ribadito con dei cazzotti nel cortile.
Non poteva più resistere in quella scuola.
Sentì il portone chiudersi e poi una voce chiamarlo, insicura: "Gerard?..."
Era sicuramente Amy, doveva aver lasciato il portone socchiuso.
Rinconiosceva la voce un po' da bambina.
Riconobbe anche gli scricchiolii delle assi delle scale, stava salendo.
"Sei in camera?"
Non poteva credere che l'avesse seguito.
Infondo si conoscevano appena.
Gerard cercò di respirare il più silenziosamente possibile, per non farsi sentire, con scarsi risultati.
Vide la maniglia girare lentamente, ma la porta non si aprì.
Amy infatti aveva staccato la mano dalla piccola sfera: infondo chi era per invadere così lo spazio del ragazzo?
Si sedette a gambe incrociate di fronte alla porta.
"Mi dispiace..."
Gerard non sembrava reagire.
"Non pensavo che... cioè non sapevo che tu... insomma... l'ansia sai...E poi... tutte quelle botte..." Sicuramente quelle parole così sconnesse non lo stavano aiutando, si ripeteva Amy.
"Mi spiace veramente tanto... Loro non capiscono... godono della sofferenza dei deboli, sai... I ragazzi sono cattivi... non si fanno scrupoli... la violenza è appagante per loro..."
Una lacrima scese anche sul volto di Amy: diceva quello solo perché ci era passata prima di lui.
"Non dovremmo mai farci vedere deboli... noi siamo le gazzelle e loro i leoni... le gazzelle sono magnifiche, ma loro, loro sono predatori, hanno bisogno di noi per sentirsi potenti, per sentirsi e per essere leoni..."
"Noi siamo più sensibili di loro, siamo più fragili... ma non dovremmo mai farglielo capire... forse è l'arte a renderci deboli eppure ci rende anche così felici, spesso... vero, Gerard?..."
Sentì un sospiro provenire dall'interno della stanza.
"Fa male vero?"
Un singhiozzo.
"Vuoi... vuoi entrare?" Biascicò il ragazzo, tra le lacrime.
Amy prese fiato, come se stesse per immergersi, immergersi in un mare di dolore probabilmente, e poi girò la maniglia.
Gerard era sul letto
Era in uno stato pietoso.
Aveva del sangue sulla maglione e l'eyeliner, che il moro era solito portare, era colato anche sul colletto della camicia.
Le ginocchia al petto, la schiena tremante.
Sembrava un bambino, un orfanello.
Fragile come una farfalla.
"Tutto questo... Cambierà sai..."
"Quando?" Sussurrò Gerard.
"Quando diventeremo noi i leoni, quando noi saremo qualcuno e loro nessuno... ma non saremo leoni violenti... insegneremo ai ragazzi come essere semplicemente se stessi, come essere liberi..."
"Come noi non possiamo fare..." Concluse il moro.
"Già..." Amy si sedette accanto al letto, e cadde tra i due un lungo silenzio di riflessione.
Gerard guardò dopo un po' l'orologio che aveva al polso: mancavano dieci minuti alle 18, e alle 18 sarebbe tornato suo padre, il che fu come una doccia fredda, che gli fece riacquistare un po' di freddezza
Non voleva far assistere Amy ad una delle solite maratone di botte del padre.
Disse con voce tremante: "Tra dieci minuti tornerà mio padre..."
Amy non si mosse.
"Tu non dovrai essere qui..."
"Che ti dirà?" Chiese la rossa.
"Le solite cose, non preoccuparti." Si mise a sedere sul letto: gli faceva male tutto, soprattutto lo stomaco, dove la maggior parte dei pugni erano stati diretti.
"Se restasse avrebbe comunque il coraggio di prenderti a cazzotti?" Fu colpito dalla frase e dal tono con cui la ragazza la pronunciò. Non credeva fosse così palese, il comportamento del padre. E non credeva nemmeno che lei stesse cercando di proteggerlo: nessuno cercava mai di farlo, se non Mikey.
Ma Mikey era il suo fratellino, non l'avrebbe mai fatto assistere a quello spettacolo orrendo.
"Vai a casa." Le disse. "Ti prego..."
Dopo questa frase voleva meno che mai lasciarlo solo.
Non sapeva cosa fare.
"Ti prego..." Ripeté.
Amy si alzò dal pavimento e gli mise una mano sulla spalla.
Avrebbe dovuto dire qualcosa di incoraggiante, che lo avrebbe aiutato.
Ma ciò che disse fu solo: "Stai attento."
Per poi dirigersi verso le scale.
Vide il fratello del moro, che le passò lo zaino e le chiese solo: "Come sta?"
Amy semplicemente scosse la testa e disse: "Non è giusto..."
Mikey sospirò, per poi salutarla.
Gerard nel frattempo si preparava ad affrontare il padre, che sicuramente sapeva già tutto.
Si risestemò almeno i vestiti.
E quando senti il portone sbattere, si preparò alla seconda carica di schiaffi e insulti della giornata.
L'unico pensiero sensato che aveva in testa era una sola parola, amara e dolce allo stesso tempo: vendetta.

Hello
It's me u.u
Okay.
Comunque il capitolo è un po' più short perché *inserire ragione sensata*
E niente :I
Gee mi fa troppa tenerezza in sto capitolo, e ho paura di scrivere cazzate perché ora c'è anche la mia friendah @Wendy_DJ che mi prenderà cortesemente per il culo se scriverò scemenze :c
Non so quando aggiornerò (se a qualcuno importa lel) perché penso che starò fuori per un po' durante le feste e perché mi piace avere una vita sociale relativamente attiva, quindi visto che manca poco ormai, ❤MERRY CHRISTMAS❤ ai quattro gatti che leggono sta cosa ^^
Se vi va lasciate qualche stellina o qualche commentino piccino picciò (?) e mi renderete una persona molto happy *-*
Hope you enjoyed :)

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 23, 2015 ⏰

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