A mesi di distanza la situazione non era poi tanto cambiata. Ci amavamo esattamente come si amano due sorelle e per me lei questo era. Camminavamo lungo la Piazza D'uomo scherzando o raccontandoci i sogni tanto strani che avevamo fatto la notte. Neanche tanto tempo dopo scendevamo per la via Roma con una birra congelata tra le mani facendo a gara a chi riusciva a finirla prima. Era strano quando qualcuno la finiva prima di me. Di solito anche se non facevo a gara ero comunque la prima a finire, senza neanche accorgermene. Alla fine mi restava solo la bottiglia di vetro vuota in mano e la testa che non girava affatto, l'alcool, come avevo già testato, lo reggevo abbastanza bene. Sara non riuscì a battermi per un ultimo sorso rimasto nella bottiglia. Forse avevo bevuto troppo velocemente e la testa aveva cominciato a girare leggera senza impedirmi di riflettere ancora per bene, riuscivo a parlare normalmente esattamente come se avessi bevuto acqua ma ciò che faceva intuire che effettivamente un pó avevo bevuto era che parlavo quasi a macchinetta. Sara parlava con un tono di voce un pó più brillo ma dopo tutto faceva ancora discorsi sensati. Mi preoccupai solo quando vidi passare un vigile della polizia. Quando lo notò anche Sara l'unica cosa che disse fu: "Oh merda" ci alzammo, camminare non era comunque difficile, alla fine si trattava solo di una bottiglia di birra ed apparte il lieve girare della testa che ormai era finito da un pó non poteva davvero succedere nulla. Buttammo il vetro in un cestino là vicino per poi scendere ancora fino a Sant'Antonio. Ci sedemmo sempre sulla stessa panchina iniziando a tirare fuori argomenti sempre diversi. Con lei sapevo di poter parlare di qualsiasi cosa. Lei non m'avrebbe tradita. Dopo un'oretta circa, ci incamminammo verso casa mia. Arrivammo giusto venti minuti dopo. La serata non era ancora finita e entrammo nella pizzeria vicino al cortile di casa mia per prendere un'altra birra, sta volta grande ma da dividere. Ci sedemmo sugli scalini iniziando a bere a sorsi più piccoli. Mi accorsi presto che ero più io a prenderla, cercai di passarla di più anche a lei per non essere io a finirla, mi sentivo quasi egoista in momenti come quelli. Poi un discorso: "Cosa faresti se sapessi che fosse l'ultimo giorno della tua vita?" la guardai e riflettei un attimo sulla risposta da dare: "Come prima cosa verrei da te, vorrei trascorrerla con te la giornata. Cercherei di togliermi tutti i dubbi che ho ancora oggi e andrei a prendere anche a Mari per salutare anche lei e passare un pó di quella giornata in compagnia. Saluterei tutti i nostri amici e gli ricorderei di quanto gli ho voluto bene e andrei a stringere forte ogni componente della mia meravigliosa famiglia ricordandogli di essere stati la migliore famiglia che si potesse mai desiderare, la migliore in assoluto" che argomento deprimente era diventato quello... Lei rispose che sarebbe venuta da me e che sarebbe andato dal ragazzo che amava per stare anche con lui ma starebbe anche con la famiglia, si sarebbe preoccupata per suo fratello e sarebbe andata dalla suocera della sorella per dirle che era stata la nonna più buona e brava ma anche un pó il contrario di tutto il mondo e di questo la ringraziava. Avrebbe salutato i nostri amici e avrebbe ricordato a sua mamma quanto l'avesse voluta bene in tutto quel tempo. La bottiglia si svuotò. Alla fine l'ultimo quarto lo bevvi sola. Poi ci perdemmo in una gara a chi saliva prima tutti gli scalini con così tante risate da non riuscire neanche a respirare. Sì, erano quelli i momenti belli della vita.
Solo poco dopo mia mamma arrivò per poi accompagnare a casa la mia piccola e dolce Sara.