Capitolo 5.

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"Anche tu." Mike era sempre stato l'unico con cui fossi mai riuscita a parlare, da piccola, ora ero cambiata. Totalmente cambiata. Con una finta faccia schifata e tappandosi il naso mi disse:
"Vai a fare una doccia che puzzi."
"Ma sentilo!!! Sta merdina!!! Comunque voglio veramente fare una doccia." Stavo uscendo dalla porta quando "Mike, dov'è il bagno?" Lui scoppiò a ridere.
"Vieni con me." Mi condusse fuori dalla sua camera e mi portò davanti all'ultima porta del corridoio. "Questo bagno non lo usiamo quasi mai perché sia io che mamma ne abbiamo uno in camera. Nel caso te lo stessi chiedendo, non ti faccio usare il mio bagno perché ti verrebbe lo schifo."
"Lo sospettavo. Grazie." Gli sorrisi. Lui ricambiò e mentre se ne stava andando " Ah anche io faccio la doccia quindi ti consiglio di entrare bendata in camera." Risi. Da piccoli ci facevamo anche la doccia insieme. Ma eravamo piccoli. Ora c'era qualche problemino.
Entrai nel bagno. Era spazioso e accogliente, proprio quello che mi serviva. Mi liberai dei miei indumenti e entrai nella doccia. Lasciai che l'acqua mi bagnasse i capelli. In quel momento sentii ogni nervo del mio corpo rilassarsi. Presi il sapone e incominciai a strofinare con forza, come se con più forza avessi strofinato tutto sarebbe passato più velocemente. Il dolore. I ricordi. Mi guardai i polsi, erano segnati dalle cicatrici. Quelle cicatrici che mi ricordavano che sono e sarò sempre debole. Con le dita sfiorai una più recente che feci prima di arrivare qui. Ricordo perfettamente il momento. Non riuscivo a piangere, non riuscivo a cacciare neanche una fottuta lacrima. Mia nonna non poteva essere morta. Non anche lei. Quando tutti furono andati via rimasi sola con lei. "Nonna, perché anche tu mi hai lasciata? Forse non sono mai stata la nipote perfetta, ma ti ho sempre aiutata a fare la tua famosa torta di mele" sorrisi e una lacrima mi solcò il viso, stavo incominciando a realizzare " ma forse non ero abbastanza per te come per mamma e papà. Io non sono mai abbastanza e non lo sarò mai." Ora era impossibile fermare le lacrime. Corsi via dalla chiesa. Il dolore era troppo, mi stava scavando dentro. Andai a casa. Mi fiondai in bagno e feci la cosa che mi ero promessa di non fare mai più. Mi tagliai. Appena il sangue inziò a sgorgare mi sentii più leggera, come se il dolore fisico riuscisse a colmare quello emotivo. Non andai oltre. Sapevo che se avessi continuato sarei andata peggiorando. Aprii il rubinetto e misi il polso sotto l'acqua ghiacciata. Non potevo continuare così. Uscii dalla doccia. Solo in quel momento mi resi conto che non avevo portato nessun ricambio. Misi un'asciugamano intorno al corpo e mi diressi correndo in camera di Mike ,che per un po sarebbe stata anche la mia camera. "Mike non uscire da quel fottuto bagno altrimenti ti strozzo." Lo sentii sghignazzare.
"Tranquilla ho portato i vestiti in bagno apposta perché sapevo che li avevi dimenticati."
"Potevi anche riscordarmelo eh!"
"Lalala l'acqua è troppo forte non ti sento lalala. "
Detto ciò si sentì la doccia aprirsi. Non sarebbe mai cambiato quel ragazzo. Incominciai a cercare la mia roba quando sentii la porta aprirsi.
"Ma che cazzo Mike ti avevo detto di non usci..."
Mi girai e mi trovai di fronte quattro ragazzi che mi squadravano dalla testa ai piedi. Che avevano da guardare?
"E voi chi cazzo siete?" Ero furiosa. Come si permettevano di entrare in una stanza senza neanche bussare?
"Tu chi sei? " prese la parola un ragazzo con gli occhi verdi e i capelli biondi ricci.
"Dato che voi siete in casa mia dovreste rispondere voi."
"Questa non è casa tua." Questa volta parlò un ragazzo dagli occhi e dai capelli neri che aveva dei tratti asiatici, ma secondo me era un kiwi.
"Sì invece."
"No questa è casa di Michael Clifford." Intervenì un ragazzo con i capelli biondo platino e gli occhi nocciola.
"Beh io sono la cugina di Michael." Dissi facendo uno dei sorrisi più finti del mondo. Solo in quel momento vidi che due ragazzi avevano un faccia familiare... uno era il ragazzo che mi aveva difeso, un certo Bieber,e l'altro era il ragazzo del parco.
"Se sei la cugina di Michael perché sei nuda?" Disse il biondo sghignazzando. Solo in quel momento realizzai di avere solo un asciugamano addosso. Non dovevo arrossire.
"Forse ho fatto la doccia e stavo per vestirmi?"
"Perché in camera di Michael ?" Parlò di nuovo il kiwi, ormai ne ero certa.
"Perché, perché, perché! Non devo darvi nessuna motivazione. E ora fuori che mi devo vestire." Detto ciò li cacciai fuori dalla camera. Come un'illuminazione trovai la mia valigia, ma purtroppo al suo interno trovai solo una mutanda e un reggiseno neri. Zia aveva preso tutto e l'aveva lavato. Era una maniaca del pulito. Aprii l'armadio di Mike e presi una felpa nera e dei boxer neri. Era novembre ma in quella casa sembrava fosse agosto. Sentii una porta aprirsi e comparve un Mike con i capelli umidi e senza maglietta.
"Sono i miei boxer quelli?"

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