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"Quindi," trascino la parola, guardando James intensamente.

Ci siamo spostati in biblioteca quando il resto dei ragazzi ha iniziato a uscire e ha iniziato, come al solito, a piovere. Siamo andati nell'angolo più lontano dove nessuno può vederci né certamente sentirci. È caldo e piacevole. Prima che James arrivasse al college mettevo a malapena piede in questo posto, ora riesco davvero a vedere il suo fascino e mi piace davvero.

"Quindi," mi fa eco lui, un piccolo sorriso sulle sue labbra che mi fa sapere che è divertito.

È un cambiamento piacevolissimo. Sembra ieri quando neanche riconosceva la mia presenza e si limitava ad ignorare il mio costante parlare, ora non incontra esattamente i miei occhi poiché ha deciso di lavorare sul suo graphic novel, ma almeno reagisce alle mie parole e la sua espressione è più amichevole.

Lo sto guardando disegnare da tipo venti minuti. Lo trovo così affascinante, il modo in cui lui crei una storia dal nulla. E sì, l'ho guardato lavorare in silenzio – fino ad ora –, incantata da ogni tratto e perfino dalla storia, anche se non ha ancora molto senso per me. Voglio chiedergli se mi permetterebbe di leggerlo una volta completato ma penso che sia troppo presto.

"Quindi," ripeto e lui sogghigna. "Come hai intenzione di scoprire di più sulle voci che girano? Socializzerai e chiederai agli studenti?"

La sua mano smette di disegnare e la sua espressione si fa seria. Io continuo a poggiare la testa su una mano, ma la inclino un po' di più, guardandolo attentamente. Lui alza lo sguardo per incontrare i miei occhi, la mano che tiene ancora la penna. Ho accennato al fatto che sia mancino? No? Be', lo è.

"Um," borbotta e ora sono io quella che sogghigna. "Immagino di sì?" Suona più come una domanda veramente quindi scuoto la testa. "Non sono sicuro di come affronterò la cosa. Forse dovrei solo chiedere alle persone degli altri corsi. Cosa ne pensi?"

Ci penso seriamente, chiedendomi se sia l'opzione migliore per qualcuno come James ma poi mi ricordo di qualcosa che ha detto prima. "Hai detto che mantieni le distanze in modo che i fantasmi non ti possano importunare, ma se parli con qualcuno che sai per certo essere vivo, allora non dovresti correre rischi... anche se già il fatto di stare con me potrebbe costituire un alto rischio," comincio a sproloquiare, la mia mente leggermente addormentata. "Quindi immagino che tutti i tuoi sforzi siano inutili ma, di nuovo, possiamo nasconderci qui o qualcosa del genere in modo che nessun altro, nemmeno altri fantasmi, se ci sono altri fantasmi qui intorno, cosa di cui dubito perché non ne ho incontrato nessuno e se ci dovesse essere qualcun altro come me dev'essere abbastanza maleducato. Voglio dire, dovremmo essere amici, no? Ci siamo solo noi. Mannaggia a te, fantasma-che-non-sono-sicura-esista!"

"Paige," James chiama il mio nome e io mi fermo. "Stai parlando di nuovo a vanvera. Concentrati."

"Oh, scusa," mi scuso, imbarazzata. "Sono solo... così abituata a parlare e parlare. È solo un monologo con me stessa." Tiro fuori la lingua in un gesto di imbarazzo. Lui scuote la testa. "Dove stavo andando a finire?" Mi chiedo ma ciò nonostante James alza le spalle. "Ah giusto! Be', il fatto è che devi solo assicurarti di parlare con qualcuno che sia vivo."

"Be'," comincia e la sua voce sembra impacciata. "Non è che io sia il ragazzo più socievole qui intorno. Non sono mai stato, be', estroverso. Non sono sicuro se sia per la cosa vedo-i-fantasmi o perché sono solo socialmente difficile. Il fatto di ignorare tutti è partito a causa dei fantasmi, ma non sono mai stato bravo a parlare alle persone. Morte o vive," confessa e le mie labbra si dividono formando una O. "Era più facile semplicemente ignorare tutti."

"Quindi anche se tu sapessi che una persona è viva, sarebbe ancora difficile parlarci?" Lui annuisce alla mia domanda quindi io continuo a pensare. "Allora forse non è l'approccio giusto."

Unseen (traduzione italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora