Dopo quella sera ero nella fase " ok. È stupendo". Avevo incominciato ad uscire tutte le sere per vedere se c ' era e avevo capito che i due giorni in cui solitamente usciva erano la domenica e il martedì. Avevo cominciato a dire alle mie amiche dei nostri sguardi. Oh, Quelli sì che non li avrei più dimenticati, che mi sarebbero rimasti dentro come stampati anche quando chiudevo gli occhi. E anche se loro mi dicevano che probabilmente non mi guardava volontariamente e che non dovevo crearmi troppe aspettative, io lottavo contro di loro e anche contro il buonsenso. Perche io ci speravo, ecco perché fa più male. Speravo che si avicinasse di punto in bianco e che mi dicesse di volermi parlare. Speravo di poterlo conoscere un giorno. Speravo che mi dicesse che non ero così terribilie come pensavo e mi sorridesse. Speravo...in noi. E sbagliavo.
perche arrivata ad un certo punto ti stanchi anche di rimanerci male e allora fingi che non t' importa più. Ogni volta che sentivo il suo nome alzavo subito la testa, quasi fosse un richiamo, come se quel nome mi appartenesse. Le voci cominciarono a spargersi. I suoi amici mi prendevano in giro da lontano e c' era anche il Negretto Bulgaro
. I loro risolini mi rimbombavano nelle orecchie anche se erano a diversi metri di distanza da me. Volevo urlargli di smetterla. Volevo urlare quello che sentivo per il loro amico, ma sono rimasta zitta perché non mi avrebbero capita. Così nel tempo ho acquisito la capacità di restare calma, mentre dentro di me tutto cade a pezzi.