6. panico

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...In quel momento non sapevo proprio cosa pensare e nella mia testa si creò un caos incredibile accompagnato da un insieme di emozioni contrastanti tra loro. Dopo un minuto buono di smarrimento guardai il mio tramite ( che se non sbaglio si chiamava Diego) e iniziai a ridere non sapendo come interpretare quello che mi aveva detto. Insomma dai, era impossibile che Rio sapesse chi ero, ma soprattutto che volesse conoscermi... no. Non ci credevo. Tra una risata e l' altra biascicai tre parole ancora stordita " stai scherzando , vero?! ...ahahah". Diego mi guardò corrugando le sopracciglia e , alzando le spalle come se fosse la cosa più normale del mondo, disse" no, sono serissimo. Ha detto che ti vuole conoscere.". A quel punto mi si gelò il sangue nelle vene, sgranai gli occhi e cominciai ad ansimare come se avessi corso per tutto il paese. Preoccupata per la mia reazione, Lali mi prese per mano, mi fece sedere sulla panchina di pietra di fronte al laghetto della Villa, e mi disse di prendere respiri profondi e calmarmi. Diego mi guardava incuriosito, con le mani sui fianchi spostando il peso sul piede destro e facendomi segno con la mano di andare con lui...da Rio. Con la bocca aperta in cerca di aria, scossi con fermezza la testa e, prima che Lali potesse fermarmi, mi catapultai al baretto della Villa chiudendomi a chiave dentro il bagno, senza badare allo sguardo preoccupato della donna dietro al bancone che mi ero lasciata alle spalle.
Dopo una mezz'ora buona mi convinsi ad uscire da quel bagno, qualunque cosa ci fosse fuori. Presi un bel respiro e spalancai la porta. Ignorando ancora la donna dietro al bancone , mi affacciai solo con la testa dalla porta del bar. Decisi che se fuori ad aspettarmi ci fosse stato Rio sarei tornata dentro il bagno e non sarei uscita finche non se ne sarebbe andato.
Ma per fortuna lui non c' era.
Infatti vidi solo lali che, con lo sguardo preoccupato, spostando il peso da un piede all' altro, controllava l' orologio decidendo se venire a chiamarmi o se aspettare che uscissi da sola; e poi c' era Diego che , con una mano vicino alla bocca per sostenere la sigaretta , stava squadrando dalla testa ai piedi la ragazza che stava che stava passando. Si chiamava maria ed io con le mie amiche la definivamo puttana. È di un paesino vicino al nostro ed è più piccola di me e delle mie amiche di un anno. Con i suoi capelli ossigenati e il suo vestitino (che a me sembrava più una canottiera intima), stava andando a sedersi su una panchina, scostandosi i capelli dietro la schiena con un gesto vanitoso e mantenendo a stento l' equilibrio sui suoi orribili sandali bianchi con la zeppa. Guardai lali che, come me , guardava maria con disprezzo e sorrisi. La pensavamo allo stesso modo. Dopo essermi ripresa, uscii dal bar prima di cambiare idea e ,vedendo che stavo bene, lali mi sorrise. Ricambiai il sorriso, consapevole che ormai il guaio era fatto: Rio sapeva che ero interessata a lui ed era arrivato il momento di affrontarlo...

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 23, 2015 ⏰

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