Promessa.

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I ragazzi venivano sempre meno spesso, ció stava a significare che tutti a poco a poco stavano migliorando e ció mi rassicurava. Ovvio, ero felice di avere qualche paziente, ma sapere che potevo stare tranquillo e non rischiare da un momento all'altro un intervento, mi stava bene. Venivano tutti di meno tranne Federico. Lui trovava sempre una scusa per venire da me, anche per una scheggia nel dito. O aveva voglia di rompermi il cazzo oppure era davvero imbranato e si faceva male con tutto. Lo sentivo spesso venir sgridato da Morgan, ma non ci davo molto peso. A quanto pare era uno di quei ragazzi menefreghisti della vita che si arruolavano solo per il gusto di provare il brivido della morte e che scappava dalla vita orrenda che faceva nella propria famiglia. Purtroppo queste cose le avevo solo sentite urlare, ma avevo voglia di sentirle uscire dalla sua bocca. Volevo conoscere a fondo questo ragazzo, ma diamine, non potevo. Sono un medico, non devo interessarmi ai miei pazienti. Un giorno mentre stavo fasciando una ferita ad un ragazzo abbastanza mingherlino-probabilmente quanto me, infatti mi chiedevo che diamine ci facesse-, Federico irruppe nella tenda e si sedette accanto al ragazzo, guardandolo con sfida. Io alzai un sopracciglio abbastanza confuso per la situazione e finii velocemente di fasciarlo per poi lasciarlo andare, rivolgendomi a Federico.
«Posso aiutarti?» chiesi io, sfoggiando uno dei miei più bei sorrisi, non so perché. Lui rimase un attimo a fissarmi per poi parlarmi.
«Mi serve che tu finga che io mi sia preso la febbre o qualsiasi altra malattia del cazzo, in modo che non possa andare alle esercitazioni.» disse lui, tutto d'un fiato. Io lo guardai alzando un sopracciglio, per poi scoppiargli a ridere in faccia, sentendomi anche in colpa data la maleducazione.
«Tu non puó chiedere me questo!» esclamai io, appena ebbi smesso di ridere.Lui chinó leggermente la testa per poi dire semplicemente "Perché?"
«Perché vuoi che faccia una cosa simile?» domandai allora io, cercando di far sembrare il mio tono più morbido e calmo. Lui si passó la lingua fra le labbra mentre mi guardava per poi spostare lo sguardo.
«Tra poco ci sarà una mia missione e non mi sento pronto.» sputó fuori lui, lasciandomi abbastanza sorpreso.«Appunto per questo tu dovere fare allenamenti! Così sarai pronto!» cercai di incitarlo io, ma invano.
«Non voglio essere pronto. Almeno, non adesso. Forse più tardi. Mi sono arruolato con l'intenzione di morire in guerra, venendo sparato da qualche cazzo di cosa così la finivo con sta merda di vita, ma non ora. Non sono pronto per andare a morire ora.» mormoró lui abbassando sempre di più il tono della voce, rilassando anche le mani che solo ora mi ero reso conto stesse stringendo a pugno. Io mi morsi il labbro incapace di dire qualcosa, sorpreso dal suo scoppio e dal suo ammettere di voler morire, nonostante abbia un intera vita davanti. Sospirai poco dopo e decisi di asseccondarlo. Dopotutto come potevo dargli torto? Non voleva morire ora e di certo con la poca preparazione che aveva, rischiava morte certa.
«Va bene. Fingeró che tu abbia febre. Ma devi promettermi che ti allenerai nel frattempo, okay?» gli proposi io, allungandogli infine la mano, porgendogli il mignolino,rendendo il tutto molto imbarazzante. Lui accennó una risata poco dopo ma afferró successivamente il suo mignolo al mio, facendomi così una promessa.

My Soldier||MidezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora