My soldier.

584 36 19
                                    

Era passata circa una settimana da quando io e Federico, diciamo c'eravamo messi assieme e nel frattempo al campo erano arrivati altri due dottori in modo da potermi aiutare in futuro. Probabilmente saró stato anche molto maleducato dato che li avevo lasciati da soli a cavarsela mentre io trascorrevo le giornate assieme a Fede. Tra poco sarebbe tornato Morgan e me lo avrebbe portato via in missione perció dovevo godermi i momenti con lui.
Le giornate consistevano in lui che si allenava, io lo guardavo, gli medicavo qualche ferita in caso ce ne fossero, bevevamo un the nella capanna, riprendeva ad allenarsi, si lavava e poi facevamo l'amore. E tutto ció mi piaceva. Da impazzire.
Sfortunatamente la squadra tornó e il tempo di riprendersi un giorno, che ripartirono, portandosi via il mio Federico, la quale non ebbi nemmeno il tempo di salutare poichè partirono molto presto ed io dormivo.

Le giornate passavano molto lentamente. Al campo c'eravamo solo io e gli altri due medici, col quale avevo fatto fortunatamente amicizia perché se no mi sarei annoiato a morte. Ci consultavamo sulle varie medicine, cure, metodi e varie cose. Poi loro iniziarono a parlarmi delle loro mogli e mi trovai abbastanza a disagio a dover parlare loro di Federico.
Il mio Federico.
Mi mancava da impazzire. Non so quanto tempo fosse passato dalla sua partenza, forse tanto oppure poco; dopotutto le giornate non finivano più.
Avevo bisogno di sentirlo vicino a me e potergli accarezzare i capelli in modo da farlo rilassare come sempre. Volevo sentire le sue braccia, molto più muscolose delle mie, che mi avvolgevano in un caldo abbraccio e non mi lasciavano più.
Non avevo neanche il modo di sentirlo, inviargli una lettera, anche perché Morgan avrebbe scoperto la nostra relazione e mi avrebbe cacciato, visto che non é bene che un medico si fidanzi con un suo paziente. Tutto ció mi distruggeva. Avevo bisogno di sapere che stava bene, che era tutto okay, che sarebbero tornati vincitori.

Passó un mese e finalmente qualcuno inizió a tornare. O meglio, tornavano i feriti gravi che avevano bisogno di cure immediate. Perció ci fu molto movimento per me e i miei colleghi e almeno così potevo distrarmi dal mio pensiero fisso.
Almeno fino a quando, in una di quelle barelle non ci trovai proprio lui, Federico.
In un primo momento pensai di essermelo immaginato, ma poi quei tatuaggi, i capelli scompigliati e la pelle che sbiancava ogni minuti che passava. Gli occhi iniziarono a pizzicarmi violentemente e iniziai a correre verso di lui ma venni bloccato da Alessandro, uno dei medici.
«Michael, non sei nelle condizioni di poterlo operare. Stai tremando, rischieresti di peggiorare la situazione. Aspettami qua fuori, verró io da te.» mi disse con voce ferma mentre mi bloccó con una mano, portandomi poi fuori dalla sala.
Il mio respiro era accellerato, non capivo più niente, la mente era offuscata e cercai di riprendermi.
Lui ce l'avrebbe fatta.
Era il mio piccolo soldato. Era forte.

Passarono i minuti, le ore, o forse no, era solo la mia immaginazione. Forse la mia preoccupazione stava prendendo il sopravvento.
Appena vidi Alessandro uscire dalla sala, dirigendosi verso di me con un sorriso pensai di aver riaquistato almeno 10 anni di vita.
«Come sta lui? Tutto okay? Posso vederlo? Ale dimmi che sta bene!» iniziai a parlare a raffica e fortunatamente venni bloccato dalla risata leggera di Alessandro e le sue mani posate sulle mie spalle.
«Michael, tranquillo. Sta bene, ora sta dormendo. Se vuoi puoi andare a vederlo. Fortunatamente non era nulla di molto grave, aveva un proiettile sul petto, molto vicino al cuore. Se avessero centrato il bersaglio sarebbe già morto. Ma non voglio farti preoccupare, vai da lui» mi disse infine, lasciandomi passare. Lo ringraziai velocemente abbracciandolo e lo superai poco dopo correndo verso la sala, cercando Federico.
Lo trovai sdraiato sul letto, senza maglia e con una benda che gli ricopriva il petto, con tutti i capelli spettinati e il colorito che a poco a poco riprendeva. Mi avviccinai cautamente a lui e appena lo vidi iniziai a piangere, quasi senza accorgermene. O almeno, lui se ne accorse, visto che aprì lentamente gli occhi e mi accennó un timido sorriso.
«Hei riccio mio» sussurró con voce debole mentre provava a mettersi seduto e lo aiutai a sistemarlo. Poggiai una mano sulla sua guancia accarezzandogliela lentamente, scendendo poi verso il suo petto, poggiando la mano sopra al suo cuore.
«P-pensavo.. di non vedere più te. Your skin was so white..» mormorai cercando di trattenere qualche singhiozzo. Poco dopo sussultai sentendo la mano di Fede sulla mia, dandogli una stretta rassicurante.
«Avevo te a proteggermi» disse lui sorridendomi ampiamente, indicandomi poi la sua giacca. «Guarda nel taschino dalla parte sinistra»
Presi la giacca e frugai nel taschino, fino a sentire al tatto qualcosa simile a della carta. Lo tirai fuori ed era una polaroid che mi raffigurava mentre ridevo.
Arrossii violentemente e gliela mostrai subito.
«E questa quando me l'avere fatta??» dissi io cercando di non ridere per l'imbarazzo.
«In un momento molto intimo» rispose semplicemente lui, muovendo poi le sopracciglia facendomi intendere cosa stava a dire. Io alzai gli occhi al cielo e lui inizió una risata.
Che bello era sentirlo ridere. Mi era mancato davvero tanto. Mi chinai poco dopo su di lui, vicino al suo viso, premendo dolcemente le labbra sulle sue.
«I missed you..» sussurrai contro le sue labbra prima di lasciargli un altro bacio sulla fronte. Lui sorrise dolcemente e rimasi con lui a fargli compania fino a che non si addormentó.

My Soldier||MidezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora