Presentazioni.

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Erano passati pochi giorni, i ragazzi continuavano ad esercitarsi, ad eccezione di uno. Si, esatto, lui. Me lo ritrovavo spesso nella mia tenda, fumando una sigaretta mentre cercava di svignarsela dal generale Morgan. Cercavo di ignorarlo il più possibile mentre le poche volte che veniva qualcuno da me, dovevo mettergli una benda o semplicemente cicatrizzarli una ferita causata dall'esercitamento e sentivo la sua fottuta presenza dietro di me. Mi domandavo ancora il motivo per cui si fosse arruolato se non aveva nemmeno la voglia di unirsi ai suoi compagni e allenarsi per una possibile missione.
Fino a che un giorno, finalmente, non si presentò da me. Ciò voleva dire che era andato a seguire gli allenamenti con altri, grazie al cielo. Almeno non si sarebbe fatto uccidere alla prima missione. Il giorno passò abbastanza velocemente, fortunatamente in pochi vennero a farsi medicare ed io ebbi tutto il tempo di riposare.
La sera mentre rimettevo tutto a posto per tornare nel mio piccolo rifugio, sentii dei passi dentro la tenda. In un primo momento pensai che fosse Morgan, magari voleva parlarmi dell'andamento dei suoi soldati o del mio come loro medico; invece no, era sempre lui. Questa volta almeno, era venuto per farsi curare. Si teneva una mano premuta sulla spalla, probabilmente si era fatto qualche taglio profondo dato che notavo del sangue sulle sue dita. Lo vidi mente si sedeva sulla brandina ed io fui costretto a togliere gli arnesi necessari per controllarlo. Appena tolse la mano notai che non era un taglio, ma bensì un proiettile. Sussultai leggermente alla vista di esso perché dannazione, tutti gli altri mi portavano dei semplici graffi e poi ne arriva lui con un proiettile.
«Come diamine ha fatto tu?» dissi io, facendogli finalmente sentire la mia voce, con la mia scarsa pronuncia italiana mente prendevo dell'alcool, delle bende e il necessario. Lui alzò un sopracciglio fissandomi, probabilmente per come avevo parlato. Si tesoro, non sono italiano. Poco dopo, iniziai a pulire via con delicatezza il sangue dalla sua pelle, dopo aver sussultato leggermente iniziò a parlarmi.
«Un mio amico ha sbagliato mira e mi ha colpito.» disse infine mentre non spostava lo sguardo da me. Sentivo la pelle bruciare sotto il suo sguardo e dovetti cercare di essere il più professionale possibile.
«Ora potrebbe fare male» avvertii mentre mi apprestavo a toglierli il proiettile dalla spalla.Cercai di fare il più piano possibile mente lo sentivo stringere il sottile lenzuolo dove era seduto. Poco dopo finii di medicarlo e gli avvolsi una benda sopra la ferita, coprendo i suoi tatuaggi. Si, aveva i tatuaggi su entrambe le braccia. Almeno, per ora avevo notato solo questi.
Stavo pulendo i vari attrezzi appena utilizzati e li stavo rimettendo nella valigia quando lo sentii chiamarmi con un colpo di tosse. Mi guardai e lo vidi porgermi la mano, tutta sporca di terra e leggermene screpolata. Gliela strinsi in una stretta sicura e lo sentii poi pronunciare le cosiddette parole:
«Comunque piacere, sono Federico.»
«Felice di sapere tuo nome, finalmente. My name's Michael»

My Soldier||MidezDove le storie prendono vita. Scoprilo ora