Capitolo 1

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Mi trovo beatamente tra le braccia di Morfeo quando all'improvviso una voce con non poca gentilezza mi intima di scendere dal letto per andare a cercare un lavoro. Questa volta però non è mio padre, ma mio fratello James.
La sera prima abbiamo parlato e siccome non ha nessun tipo di corso fino al pomeriggio mi aiuterà lui a girare la città, con la sua macchina ovviamente, alla ricerca di un lavoro che momentaneamente vada bene sia per i miei piccoli sfizi che per quanto riguarda l'acquisto di una macchina. Ovviamente dovrò prima conservarne parecchi per far diventare realtà questo mio desiderio, ma tempo al tempo.

Io e mio fratello non siamo come tutti gli altri; non ci odiamo e non discutiamo per cose futili. Ammetto che qualche anno fa forse non avrei potuto confermare tale cosa, ma da quando mia madre è venuta a mancare ci siamo avvicinati parecchio; abbiamo capito che l'uno ha bisogno dell'altro per stare bene e per mantenere l'equilibrio familiare che da troppo tempo si è spezzato. È una sorta di migliore amico per me, se ho bisogno di sfogarmi lui è pronto ad ascoltarmi, e consigliarmi se c'è n'è il bisogno. Qualche volta quando sbaglio sa sempre come farmi capire i miei errori assicurandosi che io non li faccia una seconda volta. Non saprei proprio come fare senza di lui, alla morte di mia madre mi è stato costantemente vicino, mi ascoltava e mi consolava quando crollavo, se la situazione era tragica faceva qualche faccia buffa anche solo per strapparmi un leggere sorriso. Quando volevo restare da sola in camera mia lui entrava, senza che io gli dessi alcun permesso, si sedeva accanto a me sul letto e senza che dicesse nulla inseriva le cuffie al cellulare e ne infilava una nel mio orecchio e l'altra nel suo.
Posso dire con certezza che mio fratello è la mia ancora.

"Chris, svegliati." dice togliendomi di colpo le coperte di dosso facendomi arrivare una folata di vento gelido sulle gambe scoperte.

"Andiamo James! Altri cinque minuti, va' al diavolo!" mi riprendo le coperte e questa volta non ho nessuna intenzione di lasciarle andare.

"Vado di sotto, prendo un secchio di acqua gelata e ti assicuro che il freddo sarà l'ultimo dei tuoi problemi." dice cominciando ad aprire la porta. "Se quando torno non ti trovo con il culo fuori dal letto dovrai cercarti un altro materasso, perché non voglio che la mia sorellina dorma su uno tutto fradicio, giusto?" aggiunge poi facendo un sorrisetto divertito che farei scomparire a suon di padellate.

"Vaffanculo!" e con questo mi alzo dal letto perché so che in effetti avrebbe sul serio svuotato quel secchio su di me.

"Ti voglio bene anche io, piccola." mi manda un bacio e detto questo va via dalla mia camera saltellando come non so chi. Un deficiente magari. Adoro quando mi chiama piccola, mi sento come protetta con lui e questo nomignolo non fa altro che farmi sorridere.

Corro in bagno per fare una veloce doccia calda, senza shampoo perché l'ho fatto la mattina prima, e mi maledico quando mi rendo conto di non aver portato l'intimo e i vestiti con me in bagno. Avvolgo quindi l'asciugamano intorno al corpo e facendo attenzione a non cadere a causa dei piedi bagnati raggiungo prima il mio comodino per indossare reggiseno e mutandine, e successivamente i vestiti; jeans, felpa e un paio di converse vecchie e stravecchie.
Mi pettino velocemente i capelli decidendo che una coda vada più che bene; non ho la pazienza di aggiustarli ora come ora.
Scendo al piano di sotto cercando di non fare nessuna figura di merda, anche se mio padre e mio fratello mettendole tutte insieme potrebbero scriverne un libro, e indosso il cappotto pronta per andare via. Mio fratello è già sull'uscio della porta ad aspettarmi chissà da quanto. Stupido babbano, avrà usato qualche stupido incantesimo per fare prima di me.

"Finalmente." dice alzando gli occhi al cielo e precedendomi nell'uscire di casa; scostumato, avrebbe dovuto far passare prima me.

***

Dopo circa 20 minuti infernali di traffico riusciamo finalmente ad arrivare in centro e non appena mio fratello trova un posto libero si fionda a parcheggiare prima che qualcuno possa rubargli il posto. Di solito è quello che succede.

"Dove vuoi andare prima?" mi guarda aspettando una risposta da parte mia.

Mi guardo intorno per cercare di capire da dove iniziare la nostra "ricerca"; la prima cosa che noto è una grande insegna bianca con su scritto "Red fire"; è un negozio di abbigliamento molto in voga da queste parti. Indico quindi ciò che ho visto a mio fratello e lui con una scrollata di spalle comincia a camminare al mio fianco.

"Sai già cosa dire?" chiede girandosi verso di me prima di mettere la mano sul pomello della porta d'entrata.

"James, cosa pensi che dirò? Esattamente che cerco lavoro e che sono diplomata. Non farmi venire l'ansia già adesso!" lo rimprovero roteando gli occhi al cielo nel momento in cui finge uno sbuffo.

"Buon giorno, posso esservi d'aiuto?" si avvicina una commessa, penso, con un sorriso in volto molto amichevole devo dire.

"Ehm.. Si, beh, vorrei parlare con il titolare del negozio se è disponibile." mi guardo in giro e poi mi volto verso James implorandolo con lo sguardo affinché mi affianchi e mi aiuti a parlare. Come previsto l'ansia comincia a crescere e non ho neanche già chiesto di lavorare qui.

"Sono io, mi dica pure." mi sorride di nuovo la ragazza. Dio, e io che pensavo fosse una commessa.

"Cercavo lavoro, volevo sapere se qui avevate bisogno di personale." stento un sorriso timido per paura che anche lei, come altri negozi a cui ho chiesto in passato, possa dirmi che sono al completo.

"Per il momento no, mi spiace. Ma se passi di qui un'altra volta lascia il curriculum e vedrò cosa posso fare. Ora non ti posso assicurare nulla perché come già ti ho detto non cerchiamo altre persone ma magari potresti esserci d'aiuto durante i saldi o cose così." mi sorride e fa avanti e indietro con lo sguardo tra me e mio fratello come per scusarsi anche con lui. Sono io quella delusa qui, non lui, porca paletta!

"La ringrazio comunque, vedrò di passare oggi pomer.."vengo interrotta da una voce maschile alle mie spalle.

"Cher scusa il ritardo, ho avuto un problema con l'auto." il ragazzo si avvicina alla titolare con mani unite come per pregare e va subito in quello che penso sia il magazzino per indossare la maglietta con il logo del negozio, almeno suppongo.

"Scusalo, è sempre così sbadato." fa una piccola risata la ragazza che ho scoperto si chiama Cher.

"Nulla. Le stavo dicendo: passo oggi pomeriggio per lasciare il curriculum." comincio a fare qualche passo indietro sempre sorridendo e agitando la mano a mò di saluto.

"Perfetto, a oggi allora." mi saluta allo stesso modo.

Illusion |H.S.|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora