Capitolo 4

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Fin da piccoli immaginiamo il nostro futuro tutto rose e fiori, con tanta felicità e amore a decorare il tutto. Ci aspettiamo che le cose vadano per il verso giusto, che tutto ciò che abbiamo programmato all'età di 5 anni sia un sogno che arrivati ai 18 o 19 anni diventi realtà.
Per me è stato così; ho creduto nei miei sogni fino a poco più di due anni fa. Eravamo così felici, non perfetti, ma felici. Mio fratello che all'università prende il massimo dei voti, mio padre che ha un ottimo lavoro, io che vado bene a scuola portando le tante soddisfazioni che i miei genitori meritavano... e poi mia madre, lei era così bella e disponibile, sensibile ma con un carattere molto forte e combattivo. Era il sole e la tempesta. Aveva un lavoro che la rendeva felice; diceva anche che con i soldi che guadagnava avrebbe voluto comprarci tutto ciò che desideravamo ma poi non avrebbe fatto altro che farci crescere viziati, e questo suo pensiero l'ho capito, purtroppo, troppo tardi.
Quindi se a 5 anni pensavo di diventare una principessa con un grande castello in grado di ospitare tutti i poveri del mondo, oggi non avrei mai creduto di lasciare casa mia nel bel mezzo di un primo pomeriggio, all'insaputa di mio padre che tranquillamente se ne stava seduto sul divano a guardare chissà quale programma stupido in TV. No, decisamente questi non erano i miei, o meglio i nostri, piani.
Non so se sia la scelta giusta da prendere. Una parte di me, quella ribelle e stanca di stare qui, mi dice che infondo questa sarebbe la giusta occasione per tirare fuori il meglio di me, per dimostrare a mio padre che in tutto questo tempo non ha avuto a che fare con una bambina; l'altra parte di me, quella razionale, dice di restare qui con quell'uomo che per troppo tempo ci ha lasciato vivere la nostra adolescenza da soli, ma che oggi a quanto pare cerca di darci un futuro migliore, almeno questo è ciò che pensa lui.

"Sei sicuro?" chiedo a mio fratello guardandolo dal basso. Io seduta sul bordo del suo letto e lui che gironzola per la stanza in cerca dello stretto indispensabile per andare non so neanche dove.

"Andiamo, Chris... L'hai sempre detto anche tu di voler andare via da questa casa." mi dice guardandomi per un attimo. Lui nota la mia aria afflitta e viene a sedersi vicino a me. "Senti, se non vuoi venire lo capisco, sul serio. Ma vorrei solo che tu pensassi un attimo ai lati positivi." mi accarezza la schiena per farmi calmare un pò.

È vero, ho costantemente pensato di andare via da qui, ma mai, neanche per un nano secondo, ho creduto davvero di potercela fare.
I lati positivi? Ce ne sono molti e il primo che in questo momento mi balena nella mente è non avere più mio padre che mi tratta male, che mi dice cose orribili, che si ostina a scegliere sempre per me come se la mia vita non fosse davvero mia, ma un giocattolo nelle sue mani.
Non mi ha mai detto ti voglio bene, a farmelo capire neanche per sogno. Mio fratello e mia madre, finché ha potuto almeno, mi hanno colmato d'amore. E non ho bisogno di pensare ad altro, non c'è più niente a cui pensare per far sì che io mi alzi da questo letto per entrare in camera mia non prima di aver preso una borsa che mi desse mio fratello. Ma prima che io esca da camera sua ci sorridiamo come per dire lo stiamo facendo sul serio?! con l'eccitazione che probabilmente arriverebbe alle stelle.

Prendo anche io tutto ciò che potrebbe servirmi in questi giorni, anche perché non sapendo dove ci stiamo indirizzando non so quanta roba posso portarmi dietro. Prendo i jeans che ho nell'armadio, qualche felpa una o due taglie più grandi della mia normale L e infine tutto l'intimo che ho nel comodino. Vado in bagno prendendo spazzolino e dentifricio, poi mi guardo intorno per cercare di capire se prendere qualche altra cosa o no; credo che così vada più che bene.

"A che punto sei?" mio fratello piomba in camera mia con il borsone in spalla; è enorme.

"Pronta." sospiro e mi guardo intorno cercando di fotografare il tutto nella mia testa. Lo stiamo sul serio facendo? Stiamo lasciando una casa piena di ricordi, belli e brutti. Non devo farmi venire i sensi di colpa. È solo che se penso a mia madre mi vengono in mente quelle innumerevoli volte in cui ha detto, sia a me che a mio fratello, che tutto ciò che facevano loro due era solo ed esclusivamente per il nostro bene; ma come può pensare al bene un uomo che per tutto il tempo che è a casa non fa altro che dirti di essere una buona a nulla?! Questo non lo oserei chiamare bene.
Mio fratello pare accorgersi di me che mi sono totalmente persa nei miei pensieri e muove quindi una mano davanti al mio viso intimandomi di andare.

"Fai piano. Ho lasciato un biglietto sul mio comodino." mi avvisa prendendomi la mano e andando lui davanti per accertarsi che non ci sia nostro padre nei paraggi. Io lo seguo in silenzio, facendo esattamente ciò che fa lui passo per passo; lui guarda a sinistra, io a destra. Lui a destra e io a sinistra. Se non fosse una situazione estremamente seria scoppierei a ridere perché sembriamo essere in una di quelle serie TV poliziesche in cui i due poliziotti irrompono in una casa e devono stare attenti a ciò che potrebbero trovare dietro la porta.
Dopo poco riusciamo a raggiungere la parta d'ingresso e uscire senza che mio padre si accorga di niente; all'improvviso, proprio come il vento mi colpisce in faccia, mi sento investita da un'aria di libertà che non fa altro che crescere man mano che ci allontaniamo da quella casa d'inferno in cui abbiamo abitato anche per troppo tempo.

"Prima ho chiamato un mio amico, staremo da lui per un po, spero non ti dia fastidio ma è il meglio che ho potuto fare." dice guardandomi e cercando di capire cosa mi passi per la testa, forse pensa che mi stia pentendo; si sbaglia di grosso. "È un tipo a posto, davvero, possiamo fidarci di lui." continua, squadrando il mio viso in cerca di pensieri negativi.

"Va benissimo, ti ringrazio per tutto ciò che hai fatto e continui a fare per me tutt'oggi." gli sorrido nel modo più sincero che io conosca per fargli capire che davvero non posso che essere più felice ora come ora.

"Sei mia sorella, sai benissimo che farei questo ed altro per farti star bene." mi mette un braccio intorno alle spalle attirandomi al suo petto. Inalo il suo buon profumo e cerco di imprimerlo bene nella mia mente. Mi accarezza la schiena e disegna dei cerchi immaginari su di essa come per infondermi fiducia e io gli lascio un leggero e veloce bacio sulla guancia dovendomi però alzare sulle punte dei piedi.

"Dio, puzzi di uovo marcio!" detto ciò scoppiamo entrambi in una risata liberatoria e continuiamo a camminare verso l'abitazione di questo suddetto amico.

N.B.
Vi prego ditemi che la storia vi sta piacendo altrimenti non so proprio cosa fare :c
Sono aperta a suggerimenti, critiche e consigli se qualcosa non dovesse piacervi.

Illusion |H.S.|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora