Gayle le fece strada dentro a quello che avrebbe dovuto essere il grande atrio del palazzo. Ma di grande aveva solo i buchi nelle pareti e i topi. Squittivano preoccupati mentre i due attraversavano la stanza a grandi falcate. Si fermarono in prossimità di una porta e Gayle bussò due volte, fece una pausa e diede un ultimo colpo al battente.
"Che tecnologia" lo canzonò la ragazza e lui sorrise.
"E' il metodo migliore, perché nessun hacker può bypassarlo" disse, facendole l'occhiolino. Un uomo, vestito come Gayle, aprì la porta e salutò il Gran Maestro con un bacio sulle mani poi, accorgendosi della ragazza, fece un passo indietro e la squadrò.
"E' lei?" domandò a Gayle.
"Si, io sono io" parlò Ruby, precedendo il Gran Maestro "E tu sei tu?" domandò avvicinandosi al volto dell'uomo incappucciato, in segno di sfida.
"Ruby" la voce di Gayle era calda ma decisa "Lascia stare" le disse e lei ubbidì.
Tutti e tre si diressero in un'altra stanza, dopo aver attraversato un lungo corridoio. L'arredamento era, se possibile, più bizzarro dell'abbigliamento dei suoi proprietari. Sembrava che tutto, lì dentro, fosse uscito da un libro di storia: la carta da parati -una cosa che non si vedeva nelle abitazioni da decenni prima della grande guerra- era floreale, sui toni caldi del rosso e del vermiglio, mentre la luce proveniva da applique in ottone. Ruby si ricordò di una volta nella quale aveva visto alcune fotografie che erano state scattate negli anni Quaranta del XX secolo e si chiese come avessero potuto trovare cose così antiquate nei quartieri.
Gayle la fece accomodare su una poltrona in velluto rosso, con grandi bottoni che ne fissavano la trama a rombi. Sembrava comoda a vista, ma non poté dire la stessa cosa una volta sedutasi sopra: i bottoni le premevano sui glutei in modo, decisamente, fastidioso facendola sobbalzare più volte, in cerca di una posizione comoda. L'altro uomo uscì dalla stanza, richiudendosi la porta alle spalle, così che rimasero, ancora una volta, da soli lei e Gayle.
Ruby attendeva delle risposte e l'uomo cercava le parole giuste per iniziare la conversazione.
"Gradisci qualcosa da bere?" chiese cordialmente Gayle, la ragazza fece cenno di no con la testa e l'uomo sorrise.
"Vorrei solo sapere chi sei e perché il mio covo è stato distrutto" disse freddamente Ruby. Era stanca, nervosa e non aveva la minima intenzione di perdersi in chiacchere inutili. L'uomo si prese qualche istante prima di parlare, misurando poi ogni parola.
"Bene, Ruby. Comincio col presentarmi: io sono Gayle, Gran Maestro dell'ordine Draeloran" disse e Ruby mostrò subito i primi segni di nervosismo.
"Questo me lo hai già detto, Gayle" lo rimproverò la ragazza.
"Hai ragione, perdona la mia cattiva memoria" si scusò l'uomo.
"Hai mai sentito parlare dell'ordine?" domandò Gayle e la ragazza scosse la testa.
"L'ordine Draeloran venne fondato nel XIII secolo da alcuni monaci che avevano doti particolari, a seguito di quella che è nota come l'Antica Profezia. L'intento era quello di creare un esercito che vegliasse sull'umanità e, soprattutto, sulle persone dotate, gli Uber, in attesa della Corona. Erano anni oscuri, durante i quali molte persone vennero uccise solo per il semplice fatto di essere particolari, tuttavia l'ordine riuscì a salvaguardare molte linee di sangue" l'uomo si prese una pausa, per permettere a Ruby di capire le sue parole.
"Gli anni si susseguirono e divennero secoli. Accanto al mio ordine ne nacque un altro con scopo simile: Fobetore". A quelle parole la ragazza ebbe un sussulto.
"Fobetore? Stai parlando dello stesso Fobetore di Icelus?" chiese, allarmata e incredula.
"Esatto, Ruby. Fobetore ha molti più anni di quelli che credi" disse sorridendo amareggiato.
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La Scelta
Science FictionBreve storia cyberpunk contaminata da una leggera corrente fantasy.