introduzione

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-la leggenda narra che chiunque abbia mai posseduto questo strumento a corde percosse senza esserne degno fará una fine degna della sua presunzione- recitò ad alta voce una ragazza di media statura. Retto dalle sue braccia vi era un felino domestico, comunemente denominato gatto. Un flebile miagolio ruppe l'armonia inquietante di suoni inesistenti che regnava in quella stanza dell'accademia di perfezionamento dei giovani musicisti, quest'ultima illuminata da una luce soffusa e incerta. Anche la ragazza faceva parte di quella piccola comunitá creatasi all'interno di quelle mura secolari. I rumori dei passi echeggiavano della stanza dall'acustica perfetta. Violante cessò di compiere alcun movimento e alzò gli occhi. Conosceva ogni singolo dettaglio di quel teatro, ogni singola decorazione dorata sui muri, ogni singolo drappeggio rosso, e ogni singolo arazzo che decorava finemente quel posto. Ma tutto ciò non aveva troppa importanza e lo stupore per aver visto una sala del genere passò dopo la seconda volta che si recava in quel luogo. La sua attenzione veniva costantemente catturata da un pianoforte nero, non quello situato al centro della stanza utilizzato dagli studenti, ma quello in disuso da tempo, posizionato in un angolo. Non di certo perchè era nuovo, perchè era lucido oppure perchè aveva degli intagli scolpiti a regola d'arte, al contrario era parecchio vissuto. La attirava perchè aveva dei tasti mancanti; quattro per la precisione, come le persone cui triste destino attende. Ma Violante non è ancora a conoscenza di tutto ciò...

La Maledizione Del PianoforteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora