capitolo 2

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Mi trovavo in una foresta buia, ricca di alberi secolari che impedivano alla povera luce del sole di passare attraverso la folta vegetazione e di sdraiarsi al suolo. Stavo correndo, non so il motivo, ma non controllavo le mie gambe, correvo come fossi inseguita da qualcosa di terrificante. Una melodia tetra, cupa e potente rimbombava tra le pareti di vegetazione di quell'ambiguo luogo, coprendo il fruscio delle foglie causato dalla mia frenetica corsa. Improvvisamente la musica cessò lasciando posto ad un fastidioso trillo a me familiare, la sveglia. Aprii gli occhi, ero completamente sudata come se avessi davvero corso. Stamattina avevo lezione delle teorie dei musicologi, a parer mio molto interessante. Infatti non mi ero sbagliata, la lezione è stata davvero illuminante. Secondo un famoso musicologo, il cui nome è impossibile da pronunciare, ognuno di noi può essere paragonato ad una nota della scala cromatica. Ogni nota ha un significato. Le persone paragonate a una nota senza alterazioni sono più incentrate in una capacitá determinata dal significato della nota stessa. Molto raramente si trovano persone paragonate a note alterate e sono casi particolari. Due suoni omofoni hanno la stessa altezza ma nomi differenti, eppure la cosa cambia. Se una persona ha l'alterazione ascendente la sua personalitá è per il 75% uguale al nome della nota e il 25% uguale alla nota alterata innalzata di un semitono. Il contrario per le alterazioni discendenti. Al termine delle lezioni mi immersi nello studio interessata a scoprire di più riguardo alla nota che mi rispecchia. Dunque il do simboleggia serietá e semplicità
Il re bellezza e presunzione
Il mi amicizia e lealtá
Il fa allegria e vivacitá
Il sol ambizione e ottimo leader
Il la coraggio e sicurezza
E il si intelligente e individualista.
Molti mettevano in discussione queste teorie infatti l'ideatore di questo "oroscopo" non divenne mai famoso e venne più volte considerato cialtrone. Secondo me invece può essere una cosa grandiosa paragonare persone a note. Guardai l'orologio, si era fatto tardi. Chiusi il libro e lo appoggiai sul comodino, mi adagiai dentro le coperte e spensi la luce.

La Maledizione Del PianoforteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora