capitolo 3

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Jack pov's
Aprì gli occhi lentamente ero in una stanza dal soffitto bianco.
"Cosa...?" Mi guardai intorno e vidi mia madre che guardava distratta fuori dalla finestra, mi sforzai di mettermi sedutoero in ospedale ma...come ci ero arrivata.
"Sei sveglio eh?" Disse una voce familiare, mi girai e vidi Adam accanto a me sulla sedia, aveva il cellulare in mano.
"Jack! Ti sei svegliato!" Mia madre mi abbracciò con forza.
"Cos'è successo perché sono qui?" Dissi confuso.
"Ti ha portato un ragazzo, hai sbattuto la testa e sei svenuto, ti ha portato qui e ha detto che pagherà tutte le spese" disse dolcemente.
"Ho sbattuto la testa...." ripetei confuso "no...io...sono uscito da scuola con Jessica e poi c'era Daniel e.....poi....cos'è successo poi?"
"Jack amico, hai sbattuto la testa, forse hai fatto a botte con quel Daniel" disse Adam guardandomi.
"Forse..." dissi esitante.
Cos'è successo? Non ricordo cos'è accaduto dopo.
La testa cominciò a pulsare e le orecchie a fischiare.
Chiusi forte gli occhi e quando li riaprì il dolore era sparito.
"Il dottore ha detto che ti dimetteranno presto" disse mia madre gentilmente.
"Bene, devo parlare con Jessica lei saprà cos'è successo" dissi confuso "sai dove abita?"
"Si l'ho seguita qualche giorno fa" disse serio.
"Tu l'hai....perché?" Dissi scioccato e arrabbiato, ero....geloso?
"Perché è bella e misteriosa volevo sapere qualcosa in più su di lei, ha una villa enorme" disse divertito.
"È ricca!? E perché sta in quelli schifo di scuola!?"
"Per punizione lo ha detto lei"
Missione....
L'immagine di una donna bellissima mi riempì la testa.
Chi è?
"Scusate permesso" una voce familiare mi fece alzare lo sguardo, un ragazzo era appena entrato nella stanza e mi guardava preoccupato "ti sei svegliato, stai bene?"
"Si...ma...chi sei tu?" Dissi confuso.
"Oh si hai ragione, sono Ronald, un amico di-" si bloccò "ti ho portato qui"
"Oh...ehm...grazie, quindi tu sai cos'è successo?"
"Si bhe, sei scivolato e hai sbattuto la testa"
"C'era una ragazza con me..." dissi guardandolo.
"Oh si, sta bene, è a casa sua" disse annuendo, mise le mani in tasca sorridendomi "prima di andarmene volevo dirti....grazie per quello che hai fatto"
"Cosa?" Dissi sorpreso.
"Buona giornata!" Disse uscendo.
"No aspetta!" Urlai ma mi ignorò andandosene "ho fatto qualcosa?"
"Ah non chiederlo a me amico sei tu in ospedale io ero in classe" disse Adam divertito.
"Che strano...." dissi confuso.

Il dottore mi visitò e mi lasciarono tornare a casa la mattina dopo, restai bloccato a casa per colpa di mia madre, a guardare film e mangiare popcorn e schifezze varie.
La mattina dopo andai a scuola, Jessica non c'era.
"Ragazzi sapete qualcosa di Jessica? Manca da tre giorni ormai" disse Eleonor.
"Nada" disse Adam con la testa sul banco rivolta a quello di Jessica.
"Non guardare me, ero in ospedale" dissi guardandola, sospirò.
"Forse dovrei chiamarla" disse pensandoci.
Le ore passarono velocemente, nel pomeriggio io e Adam andammo a casa di Jessica.
Suonammo e la telecamera mise a fuoco.
"Chi siete?"
"Salve siamo dei compagni di Jessica vorremo vederla se possibile" disse Adam serio.
Il grande cancello si aprì e noi entrammo, la villa era enorme, il cortile che la circondava era perfettamente curato, al centro c'era una fontana rappresentante una donna seduta e un uomo con la testa sulle sue gambe, lei lo guardava dolcemente accarezzandogli i capelli.
Era meravigliosa completamente in marmo bianco, rimasi a guardarla per un attimo.
"Jack"mi chiamo Adam.
"Eccomi"gli andai vicino e mi bloccai vedendo un uomo dai capelli bianchi sulla porta, erano laccati e tirati indietro dal gel, ci guardava attento e posò un attimo lo sguardo su di me per poi distoglierlo, ci fece entrare portandoci in un piccolo salotto, il camino era acceso e il fuoco scoppiettava allegro.
Mi sentivo osservato ma ignorai quella sensazione.
"Andrò immediatamente a chiamare la signorina" disse inchinandosi, ci sedemmo ringraziandolo, aspettammo che uscisse.
"Questa casa è enorme" disse Adam sorridendo.
"Già...." aveva qualcosa di familiare.
"Jack Frain" urlò qualcuno dalla porta.
Mi girai di scatto e vidi il ragazzo che aveva afferrato il polso di Jessica tre giorni prima, si avvicinò a grandi falcate, mi diede un pugno in pieno viso.
"Ma che cavolo fai!?" Urlai furioso.
"Cosa le hai fatto!? Sei un bastardo, stai lontano da Jessica chiaro!? Tu non sei nessuno!" Urlò mentre Adam cercava di tenerlo fermo "ti giuro che se Jessica muore ti ucciderò con le mie mani!"
"Cosa?" Dissi sorpreso "cosa centro io!?"
"Sei stato tu-"
"Pablo!" La voce di Ronald tuonò furiosa.
"Ronald!" Urlò furioso "tu eri con lui!"
"Piantala Pablo, si sveglierà" disse serio.
"Chi cavolo vi ha fatto entrare?" Disse lui innervosito.
"Datti una calmata Pablo" la voce di Jessica mi fece battere forse il cuore, la guardai, era pallida e sembrava dimagrita ancora di più.
"Principessa! Ti sei svegliata!" Disse Pablo correndole accanto, la fece appoggiare alla sua spalla.
"Grazie" la fece sedere su una poltrona e Jessica sospirò, corrugò la fronte guardandoci "perché siete qui?"
"Eravamo tutti preoccupati, non sei venuta per tre giorni" disse Adam serio.
"Oh si ehm...non mi sentivo molto bene, ma credo che si noti" disse esitante.
"Sei pallida" dissi dolcemente, mi guardò esitante con gli occhi lucidi.
"Bene, grazie per essere venuti, se vi chiedono qualcosa dite loro che tornerò dopodomani" disse eebolmente, si alzò e subito Pablo era al suo fianco, eppure ero sicuro che non si chiamasse così....forse era un nomignolo "ragazzi...non tornate"
Rumasi di sasso a quella frase e dalla faccia di Adam capì che anche lui era confuso.
Jessica sparì accompagnata da Pablo.
"È solo un po nervosa, odia stare in casa ed essendo debole di salute spesso e costretta a farlo, non ce l'ha con voi quindi non preoccupatevi" disse gentilmente.
"Chi sei tu?" Disse Adam corrugando la fronte.
"Un amico di Jessica, tu devi essere Adam e tu sei Jack Frain" sospirò guardandomi "probabilmente Jessica soffrirà parecchio" disse sottovoce "in qualunque caso, vi va di prendere una birra?"
"Volentieri" disse Adam io annuì, andammo in un bar a bere.

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