Capitolo 5 - Odi et Amo

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1 ottobre 1994

Quando Hermione varcò la soglia della biblioteca quella sera, la trovò logicamente deserta: era sabato, i suoi compagni erano in sala comune a svagarsi, mentre lei era lì per recuperare i compiti del lunedì seguente. 'Tanto meglio' pensò, mentre si dirigeva al suo posto. Un po' di silenzio e solitudine era quello di cui aveva bisogno.

Lasciò cadere la borsa dei libri accanto alla sedia e prese penna e pergamena per finire l'analisi che doveva consegnare per Aritmanzia: doveva interpretare il significato del suo nome attraverso i numeri.

A differenza di Divinazione, quella sì che era una materia seria: da quando aveva lasciato quella, aveva trovato infinitamente più interessante lo studio della Numerologia.

«Signorina Granger, che ci fa qui a quest'ora? E di sabato per giunta?» le chiese Madama Pince calando come un avvoltoio su di lei.

Solo in quel momento notò quanto le voci degli studenti fossero veritiere: era magrissima, con un volto pungente e col nero del suo vestito che rendeva ancora più pallida la sua pelle; tuttavia, sotto le luci fievoli della biblioteca appariva leggermente giallastra.

«Oh, buonasera! Sa mi piace stare qui... e poi devo concludere dei compiti che ci hanno assegnato, così domani potrò rilassarmi» le spiegò la ragazza con un sorriso gentile.

Madama Pince fece una smorfia divertita. «So quanto le piacciono i libri e tutto questo studiare. La capisco, anch'io li adoro! Non dimentichi, però, di sfruttare in modi più piacevoli il suo tempo libero. A volte, una pausa è più che necessaria. Solo Merlino sa quanto io abbia sprecato il mio! L'ho detto anche a quell'altro ragazzo, ma voi giovani non ascoltate mai!» sproloquiò la donna con tono severo ma, allo stesso tempo, concitato.

Hermione aggrottò la fronte. «Quale ragazzo, scusi?»

Madama Pince indicò un punto alle sue spalle con il suo naso appuntito. «Quel ragazzo Malfoy. Sempre con il naso in un libro di Pozioni. Siete molto simili, voi due... Comunque, io torno al mio posto: per qualunque cosa chiedi pure» concluse accennando disastrosamente un sorriso.

Hermione non le rispose nemmeno: si era bloccata sul posto non appena aveva pronunciato quel nome. Provava l'istinto di voltarsi e vedere quanto fosse lontano da dove si trovava lei, o magari fuggire via prima di fare una stupidaggine, ma non ce n'è fu bisogno.

«La definizione di topo da biblioteca ti si addice alla perfezione, Granger» disse quella voce a un soffio da lei. Era vicino. Troppo vicino.

Hermione arricciò il naso a quella strana sensazione di familiarità che sembrava aver fuso il suo corpo. «Questi complimenti potrebbero essere malintesi, Malfoy. Perché non provi a ignorarmi una volta tanto? Non c'è bisogno di rivolgersi la parola ogni volta che ci troviamo nella stessa stanza!» sbottò stizzita.

«Si può sapere che ti prende? Va bene che si tratta di me, però non credo di meritare il tuo comportamento odioso in questo momento!» ribatté Draco lasciandosi andare sulla sedia accanto a lei.

La ragazza si voltò a fissarlo, rossa fino alla punta dei capelli dalla rabbia. D'accordo, non solo rabbia... era imbarazzata: dalla sua vicinanza, da quelle sensazioni sconosciute che le invadevano il corpo e la mente, e da tutto ciò che era successo nei giorni precedenti.

«Davvero? Non lo meriti? Oh, povero piccolo Malfoy. Come mi dispiace per te! Sai, non sei il centro del mondo» disse a fatica.

Gli occhi grigi di Draco si erano improvvisamente oscurati e ora la guardava con uno sguardo di fuoco.
Ed era proprio così che si sentiva Hermione: avviluppata dalle fiamme di uno strano fuoco che la incendiava dalla testa ai piedi.

«E poi sono io quello scortese e antipatico! Tu mi superi alla grande, Granger!» disse lui chiaramente arrabbiato e, sorprendentemente, deluso.

Hermione rimase interdetta davanti a quella reazione. Non sapeva cosa dire o fare.
«Ehm... va bene, piantiamola qui, vado... a prendere un libro» disse alzandosi repentinamente per avere un attimo di respiro da quella situazione.

Draco la seguì con lo sguardo finché non sparì dalla sua visuale. Sbuffò maledicendo se stesso mentalmente, quando notò un volume elegantemente rilegato fuoriuscire dalla borsa di Hermione.

Controllò che lei non lo stesse guardando e lo prese per leggerne il titolo: Cime Tempestose di Emily Brontë. Alzò un sopracciglio perché non aveva la minima idea di chi si trattasse.

Prese a sfogliarlo, cercando di capire perché a Hermione piacesse tanto quel libro da portarselo dietro, quando fu attratto da un particolare passaggio che la ragazza aveva sottolineato:
"Quest'uomo deve amare e odiare di nascosto; e deve considerare come una specie di impertinenza che il suo amore o il suo odio gli siano resi."

Draco rimase interdetto nel leggere quella frase che, stranamente, lo scombussolava in un modo che non credeva possibile. 'Ma perché?' si chiedeva. Poi, sfogliando ancora le pagine s'imbatté in qualcosa di altrettanto sconvolgente: il fiore di Asfodelo che aveva regalato a Hermione il giorno del suo compleanno. Lo aveva fatto istintivamente, pensando che tanto lei se ne sarebbe liberata alla prima occasione.

E, invece, era lì tra le pagine di un libro un po' sgualcito ma tenuto come un oggetto di grande valore. Non sapeva cosa pensare. Non sapeva come reagire. Lo rigirò tra le dita pallide mentre il dubbio s'insinuava prepotentemente nella sua testa, e allora, per paura di essere scoperto, lo rimise di nuovo al suo posto chiudendo il volume e facendolo cadere nella borsa ai piedi della sedia.

Appena in tempo per vedere Hermione tornare al tavolo. «Sei ancora qui?» domandò lei scocciata.

Draco si alzò di scatto, facendo spaventare Hermione che stava per inciampare quando lui l'afferrò attirandola a sé. I loro respiri si fusero improvvisamente, provocando ad entrambi il batticuore.

Gli occhi grigi di lui affondarono nel dolce marrone cioccolato di lei, cercando una risposta a quella confusione che lo scuoteva e domandandosi se anche lei si sentisse così.

«Ehm... grazie, ma adesso puoi lasciarmi, Malfoy» disse Hermione in un sussurro.

«Oh sì, certo» rispose lui lasciando la presa sul corpo di lei.

Abbassarono entrambi lo sguardo perché non sopportavano di guardarsi ancora negli occhi e, senza dire una parola, Hermione tornò al suo posto mentre Draco si affrettava per uscire dalla biblioteca.

Hermione si arrischiò a guardarlo sperando che non si voltasse cogliendola in fragrante e, allo stesso tempo, sperando che si voltasse verso di lei ancora un volta.

Vuoi ballare con me? (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora