Capitolo 1

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E' pieno agosto e ormai sono seduto a questa maledetta scrivania da ore. Tutto ciò che riesco a sentire è questo caldo soffocante che mi offusca persino la vista e mi rende quasi sordo. Non che abbia un determinato suono, ma proprio perché non fa rumore, sento i miei timpani scoppiare. Picchietto la matita sul mio quadernetto e qualche volta ne mangiucchio l'estremità come se in questo modo riuscissi a trarre qualche idea dalla mia testa che ora come ora sembra essere completamente vuota...e forse lo è davvero.

Tiro indietro i capelli con una mano e mi accorgo di quanto io stia dannatamente sudando per tutte quelle goccioline che raccolgo. Il condizionatore è rotto e se ci penso posso soltanto stare peggio. Agito nervosamente le gambe ed appoggio, o meglio, abbandono il gomito sinistro sul legno della scrivania che mi accoglie ormai da stamattina. Non ce la faccio più. Scarabocchio qualcosa sul quaderno, ma non riesco a scrivere alcuna parola; qualcuno mi ha del tutto svuotato la mente, penso che le mie idee non mi verranno più rese indietro. Alzo il viso di scatto e faccio cadere la matita senza darle troppa importanza. Mi devo alzare, ho capito che per oggi è abbastanza, come ogni giorno.

La mia maglietta rossa è impregnata di sudore e sento di puzzare come dopo una maratona - Il ché è molto esilarante, perchè con la mia rara voglia di correre e mettermi in gioco, io non parteciperei mai ad una maratona- e mi accorgo solo ora che per tutto questo tempo sono rimasto in mutande. Di aprire la finestra non se ne parla: sarebbe come alzare la temperatura di un fuoco già abbastanza caldo di per sè, così decido che devo assolutamente farmi una doccia fredda.

Mi spoglio di tutto lo schifo che indosso e mi infilo immediatamente nel box, girando al massimo la manopola dell'acqua fredda che in qualche millesimo di secondo mi colpisce in pieno petto, rubandomi un leggero gemito di immediato sollievo. Dopo una giornata di duro lavoro, ma di scarsi risultati per cui sudi tutta l'anima, una doccia gelata è ciò che amo di più; il brivido dell'acqua ghiacciata che mi avvolge su tutto il corpo e le soste in cui resto a riflettere sulle cose belle e brutte della vita. Sì, in effetti, questa parte della giornata si dovrebbe chiamare "Intensa riflessione" ed è vero, la doccia porta consiglio.

Dopo circa mezz'ora esco e sono come un ghiacciolo pronto a squagliarsi nuovamente dopo essere stato tolto dal freezer; mi infilo il pigiama. In realtà, il mio pigiama è solamente un paio di boxer pulito. E' sera, ma c'è un'afa tale che il mio appartamento è peggio di un bagno turco, per cui decido che anche stanotte andrò a dormire sul pavimento che rimane sempre più fresco delle lenzuola del mio letto. Torno in camera ed afferro al volo il mio telefono da sopra il comodino; perfetto, ha circa il 50% di carica e mi chiedo ancora il perché. Non ho voglia di metterlo a caricare, penso che mi addormenterò con il cellulare in mano come tutte le notti, quindi mi stendo a terra, spalanco le gambe per dare aria là in mezzo ed apro Twitter. Tante notifiche, troppe. Rispondo a qualcuno, nessun direct, solo qualche tweet che ha attirato la mia attenzione e quando i miei occhi decidono di chiudersi, cado in un sonno profondo.



I Hate MusicWhere stories live. Discover now