bury me.

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1.

Lana Del Rey - Children Of the Bad Revolution.

Sembra annoiata, io lo sono più di lei, francamente.
"Partiamo dal tuo tentativo di suicidio?" chiede dopo mezz'ora esatta di silenzio.
Lì mi decido, parlerò.
Non sono mai stato un tipo loquace, quindi discorrerò a lungo e una volta sola.
Così per far capire meglio il concetto.
Sorrido alla parola 'suicidio'.
"Partiamo dall'inizio" suggerisco semplicemente io.
Lei tace, non proferisce parola.
Ed è meglio così.
"Sono nato nel 1999, il nove aprile.
Mia madre mi ha detto che pioveva quel giorno, e non ne sono affatto sorpreso. Qui a Belleville il sole non spunta mai, ma nonostante tutto, nacqui io.
Pesavo 3,250 kg.
Ero grasso già dalla nascita, ma questi sono dettagli.
Non ricordo nulla dei miei primi anni di vita.
Quindi passerò alle cose che più mi hanno segnato, positivamente e negativamente.
Quando avevo tre anni mia madre diede alla luce mio fratello, morto.
Non ebbe neanche il tempo di dare aria ai polmoni per il suo primo pianto.
Il suo nome doveva essere Michael James Way.
Lo leggevo sui lenzuolini che mia madre cuciva per lui.
Delle tragiche circostanze ce l'hanno portato via e non c'è stato nulla da fare.
Mi è mancato avere un fratello?
Io dico di no.
La solitudine è così bella.
Ho imparato a sviluppare la mia fantasia direttamente dalla mia cameretta.
Fin da piccolo, non potevo uscire fuori a giocare con i miei vicini.
E mi sono appassionato ai fumetti, all'arte, alla musica.
Quest'ultima passione me l'ha inculcata mia nonna Elena.
Non che mi dispiacesse, ho imparato a suonare un po' il suo vecchio pianoforte e quasi per niente la chitarra classica.
Non ho continuato poiché sono troppo orgoglioso per prendere lezioni.
Dopo la morte di mia nonna Elena..." per un attimo mi fermo e rivolgo gli occhi al cielo, quasi in segno di rispetto per una persona defunta, ma vedo solo il soffitto biancastro, un po' ingiallito.
La mia nuova psicologa fuma nella stessa stanza dove colloquia con i suoi pazienti?
No, no, no, no.
Questo non va bene, poco professionale.
Bocciata.
Prendo un sospiro e continuo con la mia autobiografia improvvisata "...dopo la morte di mia nonna Elena, mi sono chiuso in me stesso, e giorno dopo giorno, smanettavo al computer in cerca di qualcosa, che arrivò presto.
Quel qualcosa era Frank Iero.
Persi letteralmente la ragione per lui.
Passavo le intere giornate senza studiare né uscire, per l'appunto, pur di sentirlo.
Chattavamo giorno e sera, perchè io la notte dormo, ovviamente..." e mi lascio sfuggire una risatina, e mostro i miei orrendi 32 piccoli denti.
"E poi?" Domanda lei sul filo del rasoio, ha una matita fra le dita e l'appoggia sulla bocca che forma una piccola O di sorpresa.
"E poi...?La nostra ora di chiacchierata è finita, ci vediamo" concludo io alzandomi e apro la porta, la lasciò lì, sbigottita.
Il freddo del corridoio illuminato dalle economiche luci a neon mi investe e mi stringo la giacca addosso.
Avverto lo sbalzo termico fin nelle ossa.
Sento un rumore di tacchi che calpestano il pavimento.
Non mi giro, so già quello vuole dirmi.
Non osa raggiungermi.
"Gerard, il prossimo appuntamento sarà alle diciassette, ad Halloween, ci sarai?" Urla lei col fiatone, da lontano.
Io, senza voltarmi alzo il braccio e il pollice verso l'alto.
La mia mano supera la mia testa.
Amo fare questi gesti teatrali e allo stesso tempo distaccati.
Continuo a camminare, sono arrivato alla porta d'uscita, la mia apparente salvezza.
Ci si rivede all'inferno, stronzi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 08, 2016 ⏰

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