L'addio

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Circa un'ora dopo, sua madre lo chiamò. Stava strillando il suo nome dalle scale, chiamandolo diverse volte con un tono di rabbia. Né Jack né Isaac dissero una sola parola, quando lui uscì dalla sua stanza da solo e scese le scale a passo trascinato. Jack non aveva potuto capire molto dalle urla che udiva provenire dal piano di sotto. Circa trenta minuti dopo, Isaac tornò nella sua stanza, in lacrime.

«Allora?» gli domandò nervosamente Jack. Isaac stava fissando il pavimento, quando gli rispose, «Io... ho provato a dirle che eri stato tu a far del male al gatto... lei non mi ha creduto... ha detto che tu non eri reale...». Jack aggrottò la fronte, consapevole del fatto che la colpa era tutta sua. Isaac usò la manica per asciugarsi le lacrime, «Mi hanno mandato in un collegio scolastico... partirò stanotte... e tu non puoi venire con me...».

Laughing Jack rimase scioccato, «Cosa!? I-io non posso venire? Dove andrò?». Isaac non disse nulla, semplicemente gli indicò la scatola colorata da cui il suo amico era sbucato fuori.

«Dovrei tornare lì dentro? Ma non sarò più in grado di uscire finché...». Jack fece una pausa. Isaac alzò lo sguardo verso il suo amico, con le lacrime che gli rigavano il volto, «Jack... ti prometto che tornerò il più presto possibile!». Jack guardò la scatola, poi si voltò di nuovo verso Isaac. «E io sarò sempre qui ad aspettarti, ragazzino». Jack stava sorridendo, quando una singola lacrima gli scivolò lungo la guancia. Si incamminò verso la scatola e con uno sbuffo di fumo, fu risucchiato al suo interno, e non sarebbe più stato capace di uscirne, fino a quando qualcuno non l'avesse riaperta.

Quella notte, Isaac, fu mandato in un collegio. Per la prima volta, Laughing Jack si sentì solo. Anche se era intrappolato nella sua scatola, Jack era capace di vedere quello che succedeva attorno a lui, e ogni giorno aspettava il ritorno del suo amico, e ogni giorno la sua stanza diventava sempre più vecchia e polverosa. L'unico scopo di Laughing Jack era di essere l'amico per la vita di Isaac, e ora aspettava giorno dopo giorno, mese dopo mese, di riunirsi finalmente al suo amico speciale. I genitori di Isaac vivevano ancora in quella casa, ma non andavano mai nella sua stanza al piano di sopra. Le uniche volte che Jack poteva sentire la loro presenza in casa, era quando li sentiva lottare. La vita di Jack diventò piena di desolazione, solitudine e frustrazione. Col passare degli anni, i brillanti e accesi colori del suo vestito iniziarono a sbiadire, in una scala monocromatica di un bianco vuoto e un nero pece. Intrappolato, tutto solo... per l'eternità e senza più speranze.  





Creepypasta||Laughing JackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora