2. Lisa

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Anche in una casa di Roma quel giorno la sveglia suonò alle 6:30. Lisa, ancora per metà nel mondo dei sogni, la spense e si riaccocolò sotto le calde coperte, finché sua madre, come praticamente ogni giorno, non andò dalla figlia, per scoprirla bruscamente e salutarla con un bacio sulla guancia.

Poco dopo comparve sulla porta della camera Daniele, il piccolino di casa, di soli otto anni, che tutto felice urlò:
- hai visto mamma, oggi mi sono alzato da solo!-
Quell'affermazione, oltre a una risata sonora della donna, fece scattare Lisa come una molla che, balzata giù dal letto, inizio a fare il solletico al fratellino.
Dopo pochi secondi però sentì il solito dolore al braccio, e capì che sarebbe stato meglio non muoverlo troppo per il momento.

A colazione c'erano i biscotti fatti in casa. Lisa li adorava. Le ricordavano quando era piccolina, e aiutava la mamma a prepararli da sopra una sedia, perché non era abbastanza alta per raggiungere il piano della cucina.
Quel periodo era prima che gli strani dolori iniziassero, e le piaceva ripensarci.

Fu destata dai suoi pensieri dal padre, che era pronto per accompagnare lei e Daniele a scuola.

Casa loro si trovava in un bel quartiere residenziale di Roma, non molto lontano dal centro, ma fortunatamente neanche trafficato.

Lisa adorava la sua città. Era nata e vissuta lì, nella capitale d'Italia, e solo a pensarci si sentiva importante.

Adorava passeggiare con le amiche in piazza San Pietro per il gusto di contare gli Stati da cui provenivano tutti quei turisti dai costumi e lingue così diversi dai suoi.

Beh, oramai aveva imparato ad apprezzare le usanze degli altri Paesi.

Daniele infatti era stato adottato dal Vietnam quando aveva poco meno di un anno. Lisa ne aveva appena compiuti 7 di anni quando con i genitori si era recata in quel luogo così lontano per andare a prendere il suo fratellino dagli occhi a mandorla e portarlo finalmente a casa.

Ormai lei aveva 15 anni e Daniele 8.
Si volevano un bene immenso.

Lei bionda e lui bruno, lei chiara e lui scuro, lei occhi grandi, azzuri, e lui piccoli occhietti neri vivacissimi.

Da quando si era ammalata, suo fratello, insieme ovviamente alle amiche, era stato il suo sostegno principale.

Quando aveva 9 anni aveva infatti cominciato ad avvertire strani dolori ai muscoli, ed era diventata sempre più debole. Per non parlare dei problemi di respirazione e abbassamento della vista.

Numerosi dottori di tutta Italia l'avevano visitata, ma nessuno era riuscito a capire di cosa soffrisse la bambina.
Fino al giorno in cui il padre, egli stesso medico, ma specializzato in cardiologia, non conobbe un collega esperto in patologie rare.

Egli diagnosticò a Lisa una malattia probabilmente autoimmune, di natura completamente sconosciuta, e così poco comune che neanche aveva un nome.
Così la vita della ragazza pian piano cambiò radicalmente.

Dovette smettere di praticare qualsiasi tipo di sport, tra i quali l'adorato karate, e cominciare invece a frequentare ospedali, sedute interminabili di agopuntura, iniezioni di cui ignorava il contentuto, fisioterapia per le gambe che a volte non la reggevano più e tante, tante analisi del sangue che le sembrava che un vampiro glielo stesse succhiando tutto via.

Forse le cure furono utili, e da due anni ormai la situazione di Lisa era stabile. Poteva andare a scuola, uscire per un giretto, fare quasi tutto ciò che fa una ragazza normale.

Quella mattina, quando arrivò davanti al suo liceo, le amiche la stavano già aspettando.

Formavano un gruppetto di quattro ragazze: Lisa, Debora, Valentina e Alessandra.
Nessuno era mai riuscito a separarle dalla prima media, Loro erano fatte per stare insieme... e basta.

Lisa era particolarmente legata a Valentina, che, quando si erano conosciute, venendo dall'Argentina, parlava solo spagnolo, e perché le aveva praticamente insegnato l'italiano.

Debora e Alessandra invece avevano gusti tutti loro. La prima era "la bella della classe", quella con più insufficienze del gruppetto ma il maggior numero di ragazzi che le correvano dietro, mentre Alessandra era... la più "dark", se così si può definire. Adorava i teschi, i tatuaggi (anche se non ne aveva), i capelli tinti di nero e la sua passione era la musica. Conosceva tutte le band rock, metal e ne era una fan convinta.
Non che a Lisa non piacesse la musica. I suoi gusti erano però diversi da quelli dell'amica.

Suonando il pianoforte da parecchi anni, adorava infatti la musica classica, le sinfonie di Beethoven, i minuetti di Bach... quelle note la aiutavano a rilassarsi quando era agitata o impaurita.

Daniele fu il primo a catapultarsi giù dall'auto per correre dai suoi compagni senza nemmeno salutare.

Lisa si mise a ridere, prese la cartella, salutò il genitore e con le altre si recò in classe.

Quella mattinata fu particolarmente noiosa: verifica di storia, interrogazione di scienze, test di matematica, sgridata da parte della professoressa d'inglese a quelli che non avevano fatto i compiti...

Il diario di Lisa si era riempito di un sacco di voti in in solo giorno, e ne era comunque soddisfatta in quanto il più basso era un 8,5.

Le piaceva molto studiare. Anche se alle elementari non era mai andata così bene a scuola, dopo aver dovuto lasciare lo sport si era buttata nello studio, l'unica cosa che ormai le riusciva bene.

Oh, Alessandra, Valentina e Debora ne approfittavano spesso, e praticamente tutti i pomeriggi andavano a casa dell'amica a "prendere ripetizioni".

Lisa ne era felice. Quando era con loro era sempre felice.

Finite le lezioni, si recarono tutte a da Valentina: sua mamma aveva preparato un pranzo argentino che era una favola.

Con la pancia piena, le ragazze se ne stettero poi sul divano a rilassarsi un po'.

Ognuna con il proprio cellulare in mano, Debora raccontò alle amiche che era nato un nuovo social network simile a facebook, ma molto più riservato.
Loro quattro facevano sempre a gara a chi ne aveva di più.

Quella stessa sera, detto fatto, Lisa, già nel morbido letto a riposare, accese il computer.
Stava pensando a che foto di profilo mettere, quando avvertì un dolore più forte del solito a una gamba.

Le venne da piangere.

Era stufa di avere una malattia senza nome.

Era stufa che essa non le lasciasse avere una vita normale.

Era stufa di non poter più praticare il suo amato karate.

Era stufa di essere ignorata dai ragazzi se non quando questi avevano bisogno di un aiuto in matematica.

Questa volta non si sarebbe creata il solito profilo che le avrebbe ricordato la sua vita.

Voleva una nuova personalità.

Voleva una nuova Lisa, una più trasgressiva e... libera.

Così comiciò a compilare i campi vuoti...

Nome: Lisa
Colore preferito: nero
Musica preferita: rock, metal
Letture preferite: horror, thriller, amore

Lisa si addormentò con il pc in mano.

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Ehiiii cosa ne pensate???? Per favore commentate e ditemi... se no non continuo neanche la storia, nonostante questi due fossero solo i capitoli introduttivi dei protagonisti.... prometto che la storia sarà romantica, comica e triste allo stesso tempo :)

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