Mark si precipitò nel soggiorno, dove aveva lasciato la televisione accesa e dove gli era sembrato di sentire quella gelida risata. Sapeva che non era stata la sua immaginazione questa volta, la risata era stata reale. Chiuse lo sportello e corse nella stanza; abbastanza sicuro di trovarci il mostro.
Infatti, quello si trovava seduto sul divano e stava sorseggiando un bicchiere di vino, guardando la televisione che era rimasta accesa. Il mostro si fermò e guardò Mark, sorridendo. In una mano stringeva il collo della bottiglia di vino aperta e scuotendola leggermente verso di lui, disse:
«Uin?» (Vino?) «Hehehehehehe!»
Mark si fermò a fissare il mostro. Poi, rapidamente schizzò fuori dal soggiorno e tornò in cucina più veloce che poté: il mostro era reale. Si aspettò che si sarebbe alzato da un momento all'altro e lo avrebbe raggiunto per ucciderlo e mangiarlo; perché è quello che fanno i mostri, in fondo. Ma quell'essere era rimasto là, e poteva ancora sentirlo ridacchiare dietro di lui.
Mark aveva paura; sentiva che doveva cacciarlo via da suo appartamento e dalla sua vita. Si guardò intorno nella cucina per cercare qualcosa da usare. Preso dal panico, afferrò il coltello più vicino che riuscì a trovare e tornò in soggiorno, pronto ad affrontarlo.
L'essere era di nuovo sparito nel nulla, senza lasciare traccia. Le uniche prova che aveva, erano la bottiglia di vino e il bicchiere che gli aveva rubato. Mark si irrigidì, forse, stava impazzendo a causa del sogno che aveva fatto.
«No... no, no, no, io non sono pazzo, questo non può succedere. Non succederà. Non voglio lasciarlo andare via come se niente fosse!». Tornò sui suoi passi, in cucina, dove lasciò il coltello. Se ne tornò in soggiorno e si sedette sul divano, raccolse il telecomando e spense la televisione. Poi, si mise riflettere.
«Forse ho le allucinazioni. Forse sto impazzendo perché sono depresso, perché Beatrice è arrabbiata con me! Quello strano sogno che ho fatto, deve aver solo peggiorato le cose.». Mark si alzò in piedi e afferrò il telefono per chiamarla. Compose il numero e aspettò che lei gli rispondesse. Era così preso dall'idea di risentirla e di fare subito pace con lei, che non si era accorto della oscura presenza alla finestra che lo stava guardando.
«Ciao! Beatrice? Sono io! Mi dispiace per la discussione che abbiamo avuto e io... no, mi dispiace davvero! Prometto che io...». Mise giù il telefono, lei aveva riattaccato. Solo in quel momento gli sembrò di aver visto qualcosa alla finestra con la coda dell'occhio, ma quando si voltò, quella cosa era sparita.
«Ho intenzione di rimettere le cose a posto con lei.». Si disse, afferrando la giacca per indossarla. «Le chiederò scusa di persona.». Mark fece un giro dell'appartamento, cercando qualcosa da offrirle come pegno per le sue scuse. Aprì di nuovo il mini-frigo, per prendere la bottiglia di champagne, ma notò che non c'era più. Allora pensò che le sue scuse sarebbero state più che sufficienti. Uscì dalla porta e andò da Beatrice.
Mark stava camminando in fretta, ripassando nella sua testa il discorso che le avrebbe fatto. Per tutto il tempo in cui aveva camminato, aveva come avvertito la presenza di qualcuno alle sue spalle, che lo stava pedinando. Ma pensò che probabilmente era solo lui ad essere nervoso. Mark raggiunse la sua casa e si fermò sui gradini. Aveva paura. Paura che lei non lo avrebbe perdonato e avrebbe deciso di rompere con lui. Allungò un pugno per bussare alla porta, ma quasi subito ritrasse la sua mano. Aveva paura. Forse, era troppo presto.
Mark sospirò e imprecò sottovoce, dicendo a sé stesso che era un codardo. Girò i tacchi e se ne andò, senza accorgersi della fragorosa risata rivolta a lui e il suono di una finestra che si stava aprendo.
«Hehehehehe!»
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Creepypasta||KageKao
FanfictionMark sospirò e guardò il cielo notturno. Era in piedi sul tetto del suo condominio a quattro piani. A volte, a Mark piaceva star lì a riflettere, perché era un posto silenzioso e tranquillo....